Visualizzazione post con etichetta Opinionisti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Opinionisti. Mostra tutti i post

mercoledì 31 ottobre 2012

Guai a chiamarla fortuna – di Demis Cavina


Ho letto l’incredibile statistica riguardante le vittorie in volata nelle ultime due stagioni della Sassari capolista. La squadra di Meo ha un filotto di dieci su dieci nei finali punto a punto e manco a dirlo il bottino è pieno anche nei quattro supplementari disputati.
Ancora lontana da questi exploit ma comunque sulla buona strada anche la Biancoblù Bologna, capolista della Legadue: i ragazzi allenati da Salieri hanno vinto quattro partite su quattro e tutte risolte negli ultimi secondi o sulla sirena. Le ragioni di tutti questi numeri sono molteplici, ma scarterei innanzi tutto il fattore “fortuna”, troppo usato per commentare le vittorie altrui o per giustificare eventuali errori propri. Chi crede che sia questione di buona sorte, gradirebbe probabilmente la presenza di uno sciamano nello staff tecnico o addirittura al posto dello stesso coach. Ma essendo poco scaramantico, penso che alla base dei successi ci siano delle qualità individuali e di gruppo.
Generalmente una squadra che riesce a vincere le partite in volata, ha innanzi tutto lavorato bene nella costruzione del roster avendo certamente a disposizione uno o più giocatori “freddi” capaci di fare la cosa giusta (un canestro, un passaggio, prendere fallo ma anche una giocata difensiva) nel momento cruciale del match. Inoltre il coach avrà indubbiamente fissato quelle che sono le gerarchie tecnico/tattiche in modo che chi calca il parquet sappia con certezza cosa deve fare, non ci saranno dubbi ne interpretazioni fuori tema e tutte le energie verranno incanalate nella ferocia con cui si vorrà azzannare la vittoria. Queste situazioni si possono allenare settimanalmente attraverso la ricostruzione dei finali di partita giocando nelle partitelle con il cronometro che corre (compreso il ventiquattro secondi), i falli singoli e di squadra ed ovviamente il punteggio.

Quali sono le rimesse da usare per un tiro rapido? Quali sono gli schemi da chiamare negli ultimi due minuti? Sopra di tre a pochi secondi facciamo fallo? Tutti questi e tanti altri ancora, sono i quesiti che non devono avere risposte dubbie, anche se la casistica è ampia e sono altrettanto imprevedibili le scelte degli avversari; ma il coach deve allenare la propria squadra. Spesso la gestione dei finali di partita viene affidata al leader che con un isolamento o, più spesso, attraverso un pick and roll cerca la giocata vincente. Dalle sue mani passano le “fortune” (intese come vittorie) di coaches e compagni.
Quando si parla di giocatori e giocate vincenti, rievoco con grande emozione (per averla vista in diretta ricordando il commento di Flavio Tranquillo) quello che un certo Michael Jordan fece in gara 6 della finale del 1998 contro Utah. MJ, ad una ventina di secondi dalla fine con Chicago sotto di uno, scippa la palla dalle mani di Karl Malone e vola a giocarsi l’ultimo possesso. Tutti sanno che se la giocherà lui. A sette secondi, dopo un cross over memorabile, si arresta e segna gli ultimi due dei suoi quarantacinque punti finali. Quelli della vittoria del suo sesto anello. Fortuna? Non scherziamo.
Statemi benone

DEMIS CAVINA

martedì 30 ottobre 2012

Fuori Zona – di Aldo Oberto. Tributo a Howie Landa


.
Stagione 74-75: in quel di Cagliari arriva Howie Landa, coach Usa proveniente dal Mercer County Community College, Trenton, New Jersey. Nei ruggenti anni settanta si trova in compagnia di nuovi colleghi quali Nikolic, Zorzi, Taurisano, Bianchini, Gamba, Guerrieri e il suo connazionale Peterson. Sull’onda di due titoli nazionali della NJCAA conquistati nelle stagioni 72-73 e 73-74 porta il Brill di De Rossi, Ferello, Lucarelli, Nizza e Sutter alla salvezza. Landa rimane però nell’isola solo un anno e ritorna al college di provenienza non senza rimpianti.
A poco meno di 40 anni dal suo anno italiano e dopo 25 anni a Mercer ha ora ricevuto un prestigioso riconoscimento: il parquet del college porta da questa stagione il suo nome, è l’Howie Landa Court.

Arrivato a Trenton nel 1962, nei 25 anni alla guida di Mercer ha compilato un record di 555 vittorie e 152 sconfitte, ha portato i Vikings al torneo nazionale per la prima volta nel 1964, ritornandovi nel 1968 prima di vincere i due titoli citati e tornare ancora alle finali nazionali nel 1976 e 1979.
Ha guidato Mercer a 10 campionati regionali e a 15 distrettuali e il suo miglior record stagionale è stato 34-3, stagione 72-73. E’ stato nominato allenatore dell’anno tre volte a livello nazionale e diciannove a livello regionale.
Chiusa l’esperienza a Mercer, si è trasferito a Henderson, Nevada (a poche miglia da Las Vegas) ed è stato assistente di Jerry Tarkanian (UNLV) per una stagione, assistente della formazione femminile di UNLV dal ’90 al ’94 e ha concluso la sua attività professionale nello stesso ’94 come coach ad interim della formazione maschile per sette partite (record 5-2).
Conclusa la carriera, ha messo la sua esperienza al servizio dei molti giovani che annualmente hanno partecipato, e partecipano tuttora, ai suoi camp estivi (è tornato anche in Italia) e degli allenatori che hanno seguito e seguono i suoi clinic.

A riconoscimento dei risultati conseguiti il suo nome è inserito in 12 Hall of Fame ma, come ha dichiarato durante la cerimonia dell’intitolazione del campo, “leggere il mio nome sul campo è per me l’onore più grande.”

ALDO OBERTO

Fonte : http://www.dailybasket.it/

giovedì 25 ottobre 2012

L'effetto raccogliticcio



Geri De RosaSarà capitato a molti di giocare in squadrette senza soldi, tra Promozione, Prima Divisione, UISP o CSI che sia. Sto parlando di quelle squadre in cui le divise si tramandano di generazione in generazione, sulle quali campeggiano vecchi sponsor irriconoscibili sia perché sono aziende che non esistono più sia perché la canottiera è talmente lisa che si legge a malapena il numero.

Normalmente queste squadre giocano in palestre piccole, con i canestri attaccati al muro, con i lati così stretti che le linee da tre punti si interrompono prima di arrivare in angolo, con le panchine rubate al parco e così via. Queste sono le squadre che godono del cosiddetto “effetto raccogliticcio”, uno strano fenomeno che si manifesta soprattutto durante il riscaldamento: lì, all’ingresso in campo, l’altra squadra si ferma a guardare questa accozzaglia di giocatori tutti vestiti in modo diverso, alcuni con i numeri sulla maglia fatti con il cerotto adesivo, altri con la maglia al contrario perché hanno lo stesso numero di un compagno, altri ancora con una serie di ginocchiere, gomitiere, maglie della salute d’altri tempi. Ebbene, questo fenomeno, il cosiddetto “effetto raccogliticcio”, può regalare anche dieci punti di vantaggio, ancora prima della palla a due, ad una squadra apparentemente dimessa e per questo sottovalutata. E non solo: regala a questa squadra anche una dose naturale di simpatia e stima che normalmente i ricchi si possono guadagnare solo con il tempo, se giocano bene e soprattutto se vincono.
E poi “l’effetto raccogliticcio”, oltre a quanto detto, porta in dote anche qualcosa di più importante: regala spirito di sacrificio, voglia di lottare, compattezza di squadra, tutte caratteristiche che non si possono comprare e che emergono splendenti solo in mezzo alle difficoltà.
Ecco, guardando Milano-Roma, quarta giornata di campionato, subito mi è venuta in mente quella scena vista tante volte nelle palestrine di periferia, sin dal riscaldamento: in campo c’era da una parte una squadra ricca, bella, con uno staff infinito, con dodici giocatori tutti teoricamente da quintetto; dall’altra una nobile, decaduta solo in teoria, con pochi soldi, una panchina cortissima ma con tanti giocatori pronti a sputare sangue. Insomma c’era Roma che godeva dell’”effetto raccogliticcio” e Milano che ha pensato più volte, sin dall’inizio, di aver già vinto, specchiandosi in una bellezza ancora lontana. E’ finita come era logico che fosse ma Roma è stata lì fino all’ultimo a mettere paura alla elegante banda di Armani, lottando su ogni pallone e combattendo al massimo contro un avversario chiaramente più forte: del resto l’”effetto raccogliticcio” da solo non ti fa vincere però, a volte, il vero basket comincia da lì.

GERI DE ROSA

mercoledì 10 ottobre 2012

Effetto crisi sul basket Italiano. Spazio “vero” ai giovani? (di Demis Cavina)


                  
                                                                                 Demis Cavina               

Terminato il mese delle amichevoli e dei pronostici, fatti per diletto ed ovviamente per essere smentiti, con ottobre iniziano le partite che contano ad ogni livello e ci si dimentica della torrida estate appena passata, caratterizzata purtroppo dalle sempre maggiori problematiche societarie che hanno avuto la “vicenda Treviso” come punta dell’iceberg.
C’è crisi, ripetiamo quasi come un mantra ad ogni cosa che non ci piace, e questa inevitabilmente ha colpito lo sport e la pallacanestro nello specifico che, almeno cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno, ha risposto con una ventata di novità a livello di roster.
Si dice di necessità virtù, così mai come quest’anno si è puntato su giocatori giovani ed alle prime esperienze professionistiche. Sono sbarcati tanti rookie d’oltreoceano, ma sono stati promossi anche numerosi connazionali che probabilmente staranno benedicendo questa crisi. Ad onor del vero sono ancora troppo pochi in Serie A in cui i 5 USA o il 4 + 3 chiudono la porta ai nostri gioielli che, salvo qualche eccezione che tra l’altro sta ripagando la fiducia di chi ha avuto coraggio, riempiono i roster per dover di regolamento.
Regolamento protezionistico che non protegge (al contrario di quello russo che ne vuole due sempre in campo) che andrebbe modificato e semplificato. Va meglio nella collaudata Legadue dove, avendo al massimo tre stranieri, due extra più un comunitario, di spazio per mettersi in mostra c’è n’è da vendere (deve costare poco però, c’è crisi…) ed il termine Lega di sviluppo calza quindi a pennello. Giovane fa spesso rima con “scommessa” e “pazienza”. Quest’ultimo termine, alla pari di “progetto”, viene purtroppo dimenticato dalla prima palla a due ufficiale. E così, anche solo dopo poche giornate, partiranno una serie di processi su quelle che sono state le scelte cosiddette azzardate, ma almeno stavolta la discolpa del rispetto del budget avrà un fondamento più credibile.
I giovani hanno bisogno di tempo, specialmente quando sono catapultati in nuove realtà che a loro volta si rinnovano anno per anno. Era molto più facile quando le squadre avevano lo zoccolo duro che si prendeva cura dei (pochi) nuovi arrivati. I giovani hanno bisogno di sbagliare, si dice sbagliando s’impara, per cui sforziamoci di rimandare le dure sentenze spostandole di qualche settimana. Dopotutto ci dicono che la crisi deve essere vissuta come un’opportunità di crescita e di miglioramento…

DEMIS CAVINA

mercoledì 3 ottobre 2012

L’invisibile tv: il caso Sottocanestro



Al contrario di vecchi e nuovi soloni del basket, che ciabattano di basket senza vedere partite né in televisione né tanto meno dal vivo e, se presenti in un palazzetto, pensano a sé stessi piuttosto che all’evento, noi Sottocanestro (La7, sabato 29 settembre ore 01:15) l’abbiamo visto. Ma non in quell’ora antelucana in cui si dorme il sonno del giusto o ci si prepara a rientrare da una discoteca. Più facilmente comodamente seduti davanti al computer approfittando dello streaming (ww.la7.tv), il giorno dopo. Presentazione delle squadre, flashes dagli allenatori, novità del campionato. Una bella trasmissione, con un taglio veloce (ben diverso da NBA Action, naturalmente, che è solo spettacolo) che unisce alla comprensione tecnica highlights di indubbio interesse. Il tutto sarà passato inosservato come successo lo scorso anno, perché le cattive abitudini della televisione non sono cambiate. L’anno scorso le magistrali lezioni tecniche di Valerio Bianchini sono passate sotto silenzio: i primi destinatari, a quell’ora, giovani atleti in formazione, erano sicuramente tra le braccia di Morfeo! Ma per La7 avere tra le mani un ottimo prodotto capace di uno share da 400.000 spettatori subito dopo lo show di Crozza evidentemente non è sufficiente.
Quello che è peggio è che tanto ben di Dio televisivo si sia praticamente perduto, quando poteva essere rilanciato dal circuito delle tv locali, per esempio, o nello stesso sito della Fip. Quanto sia importante per le società, sempre alla ricerca di sponsorizzazioni che vogliono visibilità, un traino dei media non c’è bisogno di ricordarlo a ogni piè sospinto. Sembra che manchi proprio al vertice dell’organizzazione (la Fip) un interesse concreto a coordinarela creazione e gestione corrette di eventi di cui beneficerebbe tutto il movimento cestistico nazionale. Invece siamo di fronte a un network televisivo che trascina stancamente un prodotto di cui avrebbe fatto volentieri a meno: forse ci sono pressioni politiche dietro, ma i risultati languono. La politica può supportare un movimento vivace e attivo, non lo potrà mai sostituire. C’è spazio per un intervento dei dirigenti nazionali della pallacanestro per avere orari migliori? Intanto nel palinsesto di La7 Sottocanestro avrà la seconda puntata alle ore 01:20 di sabato 6 ottobre. Chi fosse interessato metta la sveglia a quell’ora (nemmeno dovesse vedere una partita di NBA in diretta) o si prepari a una notte insonne. Noi ce al godremo comodamente durante la giornata del sabato (durata 30 minuti). Anche se non farà share.

Scritto da:       http://www.dailybasket.it/

martedì 2 ottobre 2012

Serie A: 50 anni, e non sentirli


Franco Casalini      I have a dream

Quando arrivai per la prima volta nell’ufficio di Rubini, settembre 1972, al colloquio per andare ad allenare le giovanili del Simmenthal, la prima cosa che mi disse, ancor prima di sedermi quasi, fu: “a noi non interessa un cazzo vincere le partite, noi vogliamo fare dei giocatori, sei d’accordo?” Secondo voi cosa ho risposto? O meglio, secondo voi camperei ancora di basket, quarant’anni dopo, se avessi detto: “no, io voglio vincere!”??? Ma questo è un altro discorso…
Alla vigilia del 17° campionato dell’era Bosman (91° in totale), parafrasando l’indimenticato, e indimenticabile Principe, “a noi non interessa un cazzo sapere chi vince, a noi interessa divertirci a una partita di basket“.
Calma: non sono impazzito…lasciatemi spiegare, se riesco.
Proviamo a fare un conto dei tiri di una partita: mettiamo 80, in media.
Bene:
1. Una ventina da tre (quando sono pochi…): scarico e tiro; qualche 1 contro 1 da schema con step back; qualche altra volta palleggio, palleggio, palleggio e tiro da 8 metri fuori da ogni schema, per un uzzolo folle del giocatore in possesso di palla, o dopo schema rotto; nell’ambito di un pick and roll, sia del palleggiatore che del bloccante (a proposito, fermatemi se pensate che sia troppo tecnico); in transizione, anche qui talvolta per frenesia, fretta o follia; più le inevitabili sparacchiate alle sirene (24 secondi o fine tempo)
2. Una quarantina da due (e sono ottimista): entrata dei piccoli, rigorosamente in terzo tempo, salvo poi entusiasmarci per la prevista stoppata; pochi low post, tutti di forza, raramente di tecnica; schiacciata dopo scarico; ma anche qualcuna da restare a bocca aperta per bellezza o atletismo, sia chiaro; qualche sporadico contropiede, più da palla rubata che da rimbalzo; qualche tiro in sospensione.
3. Il resto dei punti viene dai tiri liberi, dei quali almeno la metà a causa del bonus speso…
Ebbene, di tutti questi tiri, quanti ne ricordate un po’ diversi dal solito (a parte qualche clownesco tiratore di liberi), tali da stupire, o quanto meno da venire ricordati, fatto salvo il numero di tiri alla sirena o decisivi?
In compenso, vediamo una miriade di opzioni difensive, tutte interessanti, tutte intelligenti, tutte tempestive a ben studiate.
E dunque, la mia domanda è: attiriamo nuovo pubblico, con questa deriva? Ok, ci sono ben altri problemi, ben più pregnanti, per questo problema, lo so. Ma, nel suo piccolo, la gente si diverte di più con un 98-96 o un 68-66?
Ogni tanto sento dire, da persone certamente qualificate: quello lì non è giocatore da pick and roll, oppure che quell’altro è un tiratore da scarico, o da isolamento… Ci rendiamo conto di cosa sottintende tutto ciò? Giocatori come pedine immutabili? Dover adattare, e dunque limitare, il gioco ai giocatori? Sarà senz’altro una filosofia più pragmatica, forse anche vincente, non lo nego. Ma tutto ciò sottintende una cosa ben più grave: la morte della fantasia, come Never Ending Story.
Io, coach, so già cosa farà quel tale giocatore, e passi. Peggio: io, appassionato, so già cosa vedrò stasera, a parte qualche incertezza sul risultato (per altro neanche quella, negli ultimi anni…). Senza fantasia nel gioco, senza imprevedibilità delle soluzioni, senza incertezze sugli esiti, tanto vale giocare a volley (senza offesa), sport tanto bello, per coloro a cui piace, ma innegabilmente ripetitivo nelle giocate.
Ecco perché ho parafrasato Rubini in quel modo. Non certo, dunque, perché vedere chi vince sia meno importante, no davvero: è il sale dello sport, anzi, la pagnotta. Il sale, invero, è proprio ciò di cui ho parlato, l’ingrediente che dà più sapore ad una pietanza già nutriente, la differenza fra sfamarsi e godere dei piaceri della tavola.
Sento già i vostri commenti: ecco il nonno e i suoi “ai miei tempi”! Che palle!
Non lo nego: ecco il motivo per cui I have a dream…
I have a dream… che si ricominci a vedere con continuità qualche giocata un po’ diversa dalle solite, qualcosa che valga la pena di essere ricordato.
Vi faccio due nomi, due trait d’union fra passato e presente: uno ha smesso, da poco, Dejan Bodiroga, l’altro ancora gioca, Manu Ginobili. Uno, Dejan, ha fatto una carriera, e che carriera!, come l’uomo lento più veloce del mondo, andando a canestro sempre e comunque a suo modo, con sospensione, finta passo e tiro, uso del tabellone (dimenticato quasi), uso del corpo, etc. L’altro, Manu, a parte tutto il resto, lo voglio citare perché tempo fa girava un video di un suo canestro, in cui, dall’angolo, marcato, si è liberato per tirare solo facendo due o tre finte col piede.
I have a dream… che si ricominci a vedere un lungo passare la palla NON sempre e solo consegnata mano a mano al piccolo che accorre in suo aiuto perché se ne liberi.
Non pretendo che tutti diventino di colpo Cosic, Meneghin o Sabonis, ma che almeno i giovani lunghi comincino a imparare come passare a qualche metro, per cominciare, e poi a rischiare di farlo, godendo della fiducia dei piccoli, che magari ti piazzano un back door (troppo tecnico? Pardon!). L’anno scorso, nell’INTERO anno scorso, ne ricordo solo uno, da un lungo, sia pure sui generis, a un piccolo: Stonerook, che ha smesso, mannaggia!, per McCalebb, che se n’è andato altrove, ri-mannaggia! I have a dream…di ammirare una moltitudine di loro epigoni.
I have a dream… che si ricominci a vedere le squadre tendere ad avvicinarsi a canestro, anziché allontanarsene, riducendo il gioco, per la sua maggior parte, a chi tira meglio da lontano, anziché chi conosce di più e meglio il gioco nella sua essenza. Che si tenda, anche nei quarti successivi al primo, ad andare al post non perché ci pensi lui, quelle rare volte, ma perché sia parte di un tutto, sia per i suoi tiri, magari variati (il gancio, questo dimenticato, Mason Rocca a parte), sia perché sia il tramite di un’idea, di una forzatura della difesa atta ad aprire il gioco. Lo so, facile da dire, poi bisogna andare in palestra e farlo: non crediate che sottovaluti le difficoltà dei miei ex-colleghi.
I have a dream… che giovani, futuri campioni ci mostrino qualcosa di nuovo, in termini di repertorio individuale. Per esempio, più entrate sotto controllo come quelle di Hackett sono una particolarità, così come più uscite dal blocco con varietà di opzioni, come fa sempre più spesso Aradori, o ancora: più giocater a doppia, tripla dimensione come cominciamo ad abituarci vedendo Gentile (entrata, tiro da fuori, idem con passaggio). O magari una nuova, non solo prorompente ma anche abile ala piccola come Frank Vitucci sta tentando di impostare in Polonara. E potrei continuare: ci sono tanti buoni presupposti per il futuro prossimo.
I have a dream… che si mettano le basi, se il futuro prossimo presenta buoni auspici, affinchè quello più lontano (mica tanto, eh? Diciamo per il centenario del campionato) sia addirittura luminoso. Parlo dei ragazzi ancora più giovani: ragazzi, dateci un segno di cambio di tendenza. In altre parole, con l’aiuto imprescindibile dei vostri coaches, fateci vedere che ampliate le vostre conoscenze tecniche, e non solo che potenziate la vostra esuberanza fisica.
I have a dream… che si ricominci a vedere, dopo un rimbalzo, uno o due giocatori correre, sicuri di ricevere un passaggio di lunghezza superiore ai 14 metri, o dal rimbalzista (ancora Stonerook…), o dal playmaker (e qui, fortunatamente, posso citare un giocatore ancora dei nostri, Omar Cook).
I have a dream… che il maggior numero di squadre finiscano il campionato con quasi tutti i giocatori (e allenatori…) che lo stanno per cominciare. Prorpio allo scopo di vedere realizzati molti dei dreams di cui sopra. Ma questo, ho paura, resterà un dream…
I have a dream… che fino all’ultima partita non si possa prevedere chi vincerà, non solo lo scudetto, ma anche la stessa regular season, così come chi andrà, e come, ai playoff, e chi retrocederà, etc. E qui, amici, ho molta fiducia che non resti un dream.
P.S.
With your permission, Mr. King. I apologyze, with all my respect

FRANCO CASALINI   http://www.dailybasket.it/

Il basket italiano in via di estinzione?




Il mostro chiamato NAS (sistema di parametrazione dei nuovi atleti svincolati) è stato servito, fa acqua da tutte le parti e sta distruggendo una generazione di giovani giocatori di basket. E’ inutile girarci intorno, le classi 1987-1991 sono un esercito di atleti disoccupati, lasciati a piedi da un pessimo sistema e da una crisi economica che non lasciano scampo alle società che riescono a sopravvivere, anche rinunciando a categorie più prestigiose dei campionati a cui si sono iscritte.
Un giocatore di Lega A costa 11.500 euro, per la LegAdue ce ne vogliono 9.750. Ma i dolori vengono ai piani inferiori: Dna, che costa 9.200 euro, DNB 7.450, DNC 4.000. Tragedia poi nelle serie successive, quelle regionali, dove molte squadre si possono schierare al via solo perché i giocatori hanno rinunciato a qualsiasi compenso: i più oggi giocano solo per passione, sapendo di non poter contare sulla pallacanestro come fonte di reddito. Queste società non possono reclutare giovani formati perché non possono permettersi il lusso di pagare i diritti di formazione e presentano in campo, per rispettare le norme, i propri under 1994-1995.
Senza un efficiente minibasket che generi introiti, molte società fanno fatica a mettere insieme i soldi per l’iscrizione, per pagare la palestra e le trasferte. Il palliativo estivo della Fip che ha abbassato di un sesto i valori di parametro non è servito a nulla. Così un lustro di ragazzi che hanno dedicato la loro gioventù al basket, qualche volta illusi di poter ottenere risultati eccezionali, sono di fatto espulsi dall’agonismo. Chissà se a Fip, Legabasket e Giba stanno fischiando le orecchie! Di questo passo tutti i ragazzi tesserati per le società di punta della serie A, da cui ben difficilmente esce fuori un protagonista assoluto per i parquet più importanti (un Gentile o un Polonara, ad esempio), sono destinati ad abbandonare lo sport, visto che nessuno avrà la capienza di pagare i soldi dei parametri che sono automatici alle società per definizione più ricche (o con un budget migliore, se preferite) del basket italiano. Bei tempi quando ci si interrogava come supportare gli under 19, che non avevano un campionato di sviluppo garantito fino ai 21 anni e rimanevano troppo giovani per ottenere un ruolo importante nelle squadre delle serie dilettanti!



Cosa succede a Basket City



Dan Peterson durante gli ‘Ottanta’
Premessa necessaria, speriamo non noiosa. Correvano gli anni Ottanta. Il basket italiano viveva in piena ‘golden age’. Nel 1983 la Nazionale di Sandro Gamba trionfa agli Europei di Francia. Nello stesso anno, Milano e Cantù si giocano la Coppa dei Campioni suggellando l’epopea trionfale di Cantucky, che diventa la più piccola città del Vecchio Continente a vincere il trofeo. Roma impazzisce per il folletto Larry Wright, che riempie il PalaEur e ottiene le dirette Rai in prima serata (altro che La7D, il sabato pomeriggio…). Nella seconda metà degli Ottanta, Milano rinverdisce i fasti delle Scarpette Rosse e con la guida di Dan Peterson e Franco Casalini vince tutto, in Italia e in Europa.Sui parquet italiani sfilano Joe Barry Carroll, Bob McAdoo, un certo Joe Bryant con al seguito un figlioccio di
talento che muove i prima passi nei palazzetti di provincia, giocando negli intervalli. La leggenda del Black Mamba nasce tra Rieti, Pistoia e i palazzetti dell’Italia centrale.Cos’aveva di così tanto speciale, quella pallacanestro che ha fatto innamorare migliaia di ragazzi e ragazze nati tra gli anni Sessanta e Settanta?No, non solo i (tanti) soldi in più. C’era anche la capacità, oggi quasi per intero smarrita, di raccontare le vicende del basket con ironia, sagacia, intelligenza ma soprattutto classe e stile. C’era Superbasket, c’era il grande Aldo Giordani con la sua nidiata di giovani talenti. A farci innamorare del gioco più bello del mondo c’erano Aldo Oberto, Stefano Giubertoni, l’epico Sergio Tavcar, i giovani Claudio Limardi e Flavio Tranquillo. Ma soprattutto c’erano quelli che il sottoscritto, oggi, chiama I Senatori: Werther Pedrazzi, Oscar Eleni, Claudio Pea, Enrico Campana, Luca Chiabotti, e scusate per l’elenco sicuramente incompleto. Li si può ammirare spesso, tutti in fila, alla tribuna stampa del Forum in occasione dei match dell’Armani.Il lunedì sera, su Telelombardia (emittente milanese), andava in onda una trasmissione condotta dal bravo e compianto Tullio Lauro, dove venivano invitati i maggiorenti del basket di allora: Toni Cappellari, Toto Bulgheroni, Valerio Bianchini. Oscar Eleni conduceva una rubrica intitolata ‘Cosa succede in città’, con sottofondo dell’omonima canzone del Blasco di Zocca, in piena epoca Steve Rogers Band (Massimo Riva e Maurizio Solieri, Mimmo Camporeale, Claudio Golinelli, Alberto Rocchetti. Un po’ come dire Earvin Magic Johnson, Byron Scott, James Worthy, Ac Green, K.A. Jabbar, Kurt Rambis, Michael Cooper in campo e Pat Riley in panca, Jack Nicholson in prima fila…). Era un grande Eleni: polemico, corrosivo, tagliente come un coltello da sushi. Ma soprattutto intelligente, mai banale e mai scontato. Ecco, noi ‘hungry and foolish’ di DailyBasket- che viviamo nell’epoca del 2.0 e dell’impero del Web- abbiamo la folle idea, la presunzione e forse l’insana pazzia di voler ricreare quel clima. Perché, tra i tanti mali che l’affliggono, il basket non può morire di inedia, indifferenza e banalità. Che sono più mortali e deleteri persino del più risicato e magro dei budget. Speriamo di riuscirci, e speriamo di piacervi. Con una preghiera agli Dei del basket, perché dall’alto ci guardino e ci assistano. Perché corriamo il rischio del paragone con degli autentici fuoriclasse del giornalismo, sapendo di avere ancora lande sterminate da percorrere prima di arrivare a quei livelli.

IL RISVEGLIO DELLA BELLA ADDORMENTATA
Che bello veder giocare Antonis Fotsis, specie quando il greco decide di entrare nella partita e nelle trame del match. I punti segnati domenica contro Caserta, i due assist a Chiotti e il basket totale sciorinati nel match d’esordio di Milano sembrano dirci che quest’anno, a differenza di quello scorso, nei momenti decisivi Fotsis sarà della partita, mettendo al servizio di Scariolo il suo grande talento. Evitando così di eclissarsi e di prendersi lunghe pause, in pieno stile Don Abbondio.

L’URLO DELLA PROVINCIA
Bellissimo il colpo d’occhio del palazzetto di Reggio Emilia, stracolmo e ribollente di passione. Solo posti in piedi, nell’esordio contro Siena. Un ottimo antidoto al mal di basket che affligge molte città, ma che dimostra come in provincia si vivano ancora passioni vere, passioni forti. Anche se poi si perde. Consiglio agli amici reggiani: coccolatevi Greg ‘Taglialegna’ Brunner. Vi regalerà più soddisfazioni del previsto.

DATOME, NON DI SOLI SOLDI..
Questa estate Gigi Datome è rimasto a Roma rinunciando ad ingaggi ben più cospicui, che avrebbe potuto ottenere altrove. Un bel gesto, davvero. Ripagato dalla vittoria della Virtus, corsara in quel di Pesaro. Con tanto di prestazione ‘urlo’ del bravo Lorenzo D’Ercole. Un plauso a Datome.

L’INVIDIA DEI NO LOGO ANTI ARMANI
Se lo dice un canturino oltranzista, fidatevi. Perché tante critiche, spesso ingenerose, ai tentativi di innovare l’offerta del prodotto basket della dirigenza milanese? Giorgio Armani è una risorsa enorme per il basket, potenzialmente utile a tutti, e non solo alla sua squadra. Tutto è criticabile (ci mancherebbe), ma non se sistematicamente e a priori. Milano sarà anche tanto Fashion e poco Devotion, ma diffondere l’amore del basket in una metropoli è molto difficile, quindi lasciamo lavorare chi di dovere. Poi, casomai, rispondiamo anche agli interrogativi di Matteo Refini

SALVATE IL SOLDATO JOHNSON DALL’IRA DELL’ARTIGLIO
In pre campionato, la coriacea Vanoli Cremona aveva steso il Cska e combattuto sino all’ultimo secondo contro Cantù. Nella prima giornata, in casa, viene stesa dalla Virtus anche in virtù della negativa prestazione del play tascabile Aaron Johnson, che chiude con -19 di plus minus e che immaginiamo si sia beccato le ire del suo bravo coach Artiglio Caja. Sarà il caso di correggere la rotta, Aaron. Cremona è pur sempre Lombardia, terra di panettone, e Natale non è così lontano…

QUELLI CHE ESULTANO PER L’EUROLEGA SENZA SKY
Pienamente legittimo chiedere la trasmissione del basket in chiaro, ma se Sky avesse ottenuto le partite di Eurolega del venerdì sera di Mps, Armani e Cantucky- lasciando ampi spazi a Sportitalia, Rai, La7 ed altri competitor- il movimento basket ci avrebbe guadagnato, e non poco. Poi, però, non lamentiamoci delle telecronache con riprese video di qualità inferiore al filmino della comunione di nostro cugino..

QUELLI CHE SBEFFEGGIANO CHEBOLLETTA
Nella vita ci occupiamo di comunicazione, perciò comprendiamo appieno le ironie sul nome del nuovo sponsor canturino. Ma i soloni dalla critica facile sanno forse elencare la sterminata serie di aziende disposte a investire nel basket? Attendiamo sereni, tanto siamo certi che non arriveranno tanto in fretta.

IL PAGELLONE DI BASKET CITY
9  ad Andrea Trinchieri. C’è ancora qualcuno che pensa di sminuire i risultati del Gregg Popovich brianzolo? If you don’t play defense, we don’t play you. Casomai, visti i servigi resi in passato dal coach degli Spurs alla Cia, per Trinchieri si prospetta una collaborazione col Sisde, o di quel che resta.
Basile alla prima di campionato in biancorosso (foto S. Paolella 2012)

8  a Gianluca Basile. Il canestro a fil di sirena, e tutto il resto, sono la prova inconfutabile della grandezza del giocatore di Milano. Delizioso..

2  ai detrattori milanesi di Basile. Che hanno spesso affollato il web, dimenticando che l’asso da Ruvo di Puglia non ha solo doti agonistiche, ma anche umane. I cori dell’aprile scorso del Forum gridano ancora vendetta. Basile uomo di M? Ma per favore, nascondetevi.

8  a Valter Scavolini e al suo amore per il basket. Il più amato da chi ama il basket, non solo a Pesaro. Premettiamo che di cucine e mobili non capiamo un’acca…

7.5  a Matteo Refini del blog www.ioelolimpia.com, perché ha sfoderato un paio di inchieste da premio Pulitzer del cesto. Complimenti

7  a Daniel Hackett. Capace di mettere al servizio della squadra,
anche se la palla non entra, tante assistenze e tanta generosità in difesa. Sempre più man of the team.

5  alle paure e ai fantasmi di Siena. Tanti, troppi in questo avvio di stagione. Sono quelli che raffreddano la mano di Janning, che annebbiano le prestazioni di Kasun, che agevolano le individualità troppo esasperate del pur bravo Bobby Brown. Due indizi fanno una prova. Urge una scossa, siamo certi che a Siena si aspettino di più, anche nell’anno post rivoluzione.

(Foto di Savino Paolella 2012)4  a chi ha programmato- lo stesso giorno e la stessa ora- i due match d’esordio in Eurolega di Milano e Cantù. Siamo disponibili a rivedere il voto, in quanto CERTI che dalle parti dell’Eurolega rimedieranno all’errore. Peraltro già commesso, in altra occasione, lo scorso anno..
Alla prossima puntata, arrivederci dal pianeta di Basket City!

Scritto da : Fabrizio Provera   http://www.dailybasket.it/ 

giovedì 27 settembre 2012

La Federazione che verrà ...secondo coach Venuto



La Federazione Italiana Pallacanestro è un'Associazione con personalità giuridica di diritto privato che NON persegue FINI di LUCRO. E' riconosciuta a durata illimitata (art. 18 del Decreto legislativo 23 luglio 1999 n. 242 e successive modificazioni).

Le finalità istituzionali sono attuate nel rispetto dei principi di democrazia interna e di uguaglianza e pari opportunità, con esclusione di ogni forma di discriminazione razziale, religiosa e politica, e nella salvaguardia della tutela sanitaria delle attività sportive.(Premessa tratta dal sito della FIP Nazionale)

Ora alcuni dati:

Societa’ Maschili iscritte ai campionati A1 (n.16 squadre) - A2 (n.16 squadre) – DNA (n.19 squadre)- DNB (96 squadre) – DNC (218 squadre) - Piu’ le Minors composte dalla serie C2 di tutte le Regioni Italiane - La serie D - La Promozione - la Prima Divisione, in alcune Province anche la Seconda Divisione - I Campionati Giovanili e infine il Minibasket .
Inoltre l’intero settore Femminile Serie A1 – A2 - A3 - B etc...etc…
Un Movimento che interessa tra giocatori/giocatrici, dirigenti, arbitri, Sponsor etc.etc. UNA BELLA e GRANDE FOLLA di ITALIANI.

Bene, dopo il riepilogo alcune considerazioni personali:

Il MANDATO dell’attuale Presidente MENEGHIN e dell’intero Consiglio FEDERALE sta per scadere in ANTICIPO rispetto alla sua Naturale scadenza.

La prossima Assemblea tra poco si svolgera’ a ROMA è gia’ HA UN PRESIDENTE in PECTORE designato dai Rappresentanti dei COMITATI REGIONALI e pur trattandosi di un' OTTIMA SCELTA, resta il fatto che sara’ eletto penso all'unanimita' (almeno sino ad oggi) vista l'assenza di altri CANDIDATI).
L’assemblea Generale quindi ascoltera’ il PROGRAMMA del Dott. Giovanni PETRUCCI e lo votera’ e fin qui poco da eccepire.
Ora pero’ la speranza, spero non solo del sottoscritto, è quella di ascoltare a ROMA una VIVACE e PROPOSITIVA ASSEMBLEA dei DELEGATI delle SOCIETA’, perché è una delle poche occasioni UFFICIALI in cui si puo’ aiutare la CRESCITA della nostra PALLACANESTRO.
Il Presidente PETRUCCI è persona esperta ed intelligente e sono certo che prenderà appunti dai suggerimenti che arriveranno dalla
PLATEA, perché a tutti sta a cuore il progresso del nostro SPORT e il presidente sa perfettamente che piu' teste sono meglio di una sola. Un ultimo piccolo dubbio mi rimane da esprimere , spero che sino al giorno della NASCITA del NUOVO CONSIGLIO FEDERALE, non sia stato TUTTO GIA’ DECISO a tavolino, ANCHE per I POSTI che saranno occupati dai nuovi CONSIGLIERI FEDERALI; è solo un piccolissimo dubbio che nasce dalle certezze gia’ viste in altre ASSEMBLEE del passato dove una larghissima parte dei DELEGATI, AHIME’ aveva gia’ i NOMI da VOTARE gia' all'inizio dei lavori Assembleari cioe' ancora prima di ASCOLTARE il PROGRAMMA e l'eventuale dibattito democratico e costruttivo.

Coach Giovanni VENUTO    http://www.pianetabasket.com/

venerdì 14 settembre 2012

40 anni fa Aleksandr Belov …





Ecco per i più giovani la storia della finale di basket di quaranta anni fa di cui si conservano in una banca svizzera le dodici medaglie d’argento che gli sconfitti non hanno mai voluto ritirare. Era il 9 settembre del 1972 e nel clima blindato delle Olimpiadi di Monaco di Baviera, appena sconvolte dal terrorismo, si giocò il match conclusivo del torneo di pallacanestro tra USA e URSS. Una sfida tradizionale, sportiva ma anche politica: erano gli anni della guerra fredda e della divisione del mondo in due blocchi l’un contro l’altro armati. La contrapposizione in campo rifletteva le profonde differenze ideologiche tra capitalismo e comunismo. Appena una settimana prima lo statunitense Bobby Fischer ha strappato, a sensazione, al sovietico Boris Spassky lo scettro di miglior scacchista del mondo, una specialità che sembrava esclusiva dell’URSS dalla fine della seconda guerra mondiale. Un lutto nazionale, dal Baltico alla Kamchatka. Fischer aveva vinto in un mare di polemiche. Due giorni dopo, l’attacco terroristico dei Fedayn al villaggio olimpico, con la scia di morti tra gli atleti israeliani: orrore e paura, ma lo sport decide di andare avanti. Sul parquet bavarese della Rudy Sedlmayer Hall gli Stati Uniti non sono solo i favoriti, sono la storia del basket. Hanno in bacheca 7 medaglie d’oro olimpiche consecutive con 63 vittorie e 0 sconfitte, da quando a Berlino 1936 il basket è diventato sport olimpico. E’ stata veramente una partita molto combattuta, con giocatori espulsi e tanto agonismo. La sfida si decide negli ultimi tre secondi di gioco che, per decisione di William Jones, l’allora presidente della Federazione Internazionale del Basket (FIBA), si giocano tre volte. Con un seguito di polemiche e di accuse di “vittoria rubata” da parte degli USA che sono ancora vive oggi. Pochi secondi al termine, gli USA che hanno inseguito per tutta la gara hanno i due liberi del sorpasso. Doug Collins, poi allenatore di Jordan ai Bulls 1986-89, va in lunetta e non sbaglia 50-49. Nel caos i sovietici non rimettono la palla in campo e la sirena spinge gli americani ad esultare. I russi protestano dicendo di aver chiesto timeout, quindi si devono rigiocare i tre secondi finali. Giusto o sbagliato che sia, si ri-gioca. Appena dopo la rimessa nuovo suono di sirena, e fermi tutti per un errore del cronometrista che di secondi ne ha assegnati cinquanta. Discussioni senza fine, ma si riparte con la nuova rimessa sovietica. E così per la storia che, Aleksandar Belov, indiscusso campione russo che morirà precocemente a soli 26 anni, mette dentro il canestro il pallone della vittoria 50-51. Sbigottimento totale degli americani che non hanno mai accettato il verdetto del campo. Doug Collins dirà in seguito: “Ho avuto una vita felice. Ma se Dio mi concedesse di tornare indietro, per una volta, non avrei dubbi: chiederei di poter rigiocare una partita. Quella”. 40 anni fa, una storia che ha fatto il giro del mondo: e nemmeno la vittoria nella successiva edizione di Montreal 1976 (USA-Jugoslavia 95-74, Italia al 6° posto) è riuscita a far dimenticare alla nazione americana.


Scritto da:   ( http://www.dailybasket.it/ )

giovedì 13 settembre 2012

I segreti dei Campioni di basket: la Nazionale Italiana Over 45 !


Amici della pallacanestro e delle belle immagini, dopo aver visto perché le Nazionale Over 40 è tra le migliori in Europa e al Mondo, diventa ancora più interessante provare a comprendere perché i loro colleghi Over 45 sono decisamente i migliori al Mondo. Non perdono un incontro internazionale da 30 partite e sono praticamente imbattuti da quando hanno iniziato, molti come Over 40, oltre 5 anni fa, a girare il Mondo collezionando vittorie contro avversari agguerriti e prestigiosi. Non a caso sabato 8 settembre a Trieste, nell’intervallo della partita Italia – Bielorussia, sono stati premiati dal Presidente FIP Dino Meneghin per la medaglia d’oro guadagnata giusto un mese fa a Kaunas, in Lituania, ai Campionati Europei di categoria.
Basta osservare questi ragazzi, nati negli anni 60 e cresciuti per decenni a pane e canestro. Hanno 45, 50 e qualcuno quasi 55 anni, giocano ancora nelle serie minori, tutti hanno il tesserino di allenatori, si tengono in forma. Qualcuno ha giocato parecchie centinaia di partite nella massima Serie (Solfrini, Carera) e in Nazionale A. Oggi vincono perchè vincevano. Sono una generazione che vinceva quando il basket era più tecnico e l’Italia era tra le prime 3-4 Nazionali al Mondo
Da qualche anno, prima come Over 40 e ora come Over 45, giocano assieme. Un nucleo che si conosce da sempre, hanno un’intesa in campo e fuori che non capita facilmente di osservare in nessun’altra situazione di sport. Uniscono la maturità dell’Over 45 all’entusiasmo dell’appassionato di basket, con la saggezza di chi ha qualche capello bianco e non deve più dimostrare niente a nessuno. E ancora di più, rispetto gli Over 40, si amplia la superiorità fisico-atletica e tecnica dei nostri giocatori rispetto agli avversari.
Senza “pancia da birra”, attenti al fisico e alla salute, Solfrini e compagni hanno lasciato tutti strabiliati per la superiorità dimostrata in un torneo dove si giocava quasi ogni giorno. Tiri da 3 (non esistevano quando loro avevano 25 anni…), movimenti nei giochi a due perfetti, fluidi, come difficilmente si vedono sui parquet di Lega A e come, temo, non insegnano più così bene…
Tiri da 3 e uncini in area perfettamente eseguiti, schemi d’attacco moderni e adeguati all’avversario, tagliafuori decisi e controllo di palla d’altri tempi. Insomma, un vero piacere vederli giocare, vincere e gioire assieme! Finalmente una Nazionale di basket vincente, ammirata, simpatica. Grazie, ragazzi, per l’attaccamento alla maglia azzurra e a tutto ciò che rappresenta per noi sportivi con qualche capello bianco!

Scritto da:

domenica 19 agosto 2012

Diamoci da fare... siamo 60 milioni e stiamo dietro a Nazioni grandi come una nostra Regione



Le rappresentative di ogni Nazione negli sport Singoli o di Squadra quando partecipano a Manifestazioni Internazionali come Campionati EUROPEI, MONDIALI ed OLIMPIADI mostrano il loro effettivo valore che viene determinato dalle Medaglie e dalle CLASSIFICHE.

Dopo la premessa logica, andiamo ad esaminare il nostro sport preferito "LA PALLACANESTRO".
La Nazionale Maggiore rappresenta il VERTICE, ma la maglia AZZURRA si veste anche nei settori giovanili, ed è qui che si devono formare i futuri atleti che rappresenteranno l'intero movimento nazionale.

Ho passato qualche ora ad esaminare alcuni dati che desidero rappresentare in questo articolo e come sempre sarei felice di leggere anche critiche, osservazioni, idee che possano essere utili a tutti coloro che amano questo sport.

Ho esaminato alcune Societa' lungimiranti che da anni investono sui settori giovanili con buoni risultati sia sul campo che a livello economico, uno dei dati importanti che risalta è la presenza di alcune societa' espressione di piccole o medie citta' che lavorano molto meglio di realta' operanti nelle grandi citta' italiane.

Vi invito a visitare i siti delle squadre di A1 e A2, ma anche di DNA - DNB e DNC e scoprirete che nei link dei loro settori giovanili sono riportati alcuni dati che poi riflettono l'attenzione o il quasi disinteresse all'organizzazione e alla cura dei loro VIVAI, che poi
come sempre vengono determinati dalle classifiche finali NAZIONALI nelle rispettive categorie.

Alcuni Esempi pratici:

ROMA Città (Abitanti 3 Milioni + altri 2 nell'hinterland)
Virtus Roma in A1 (Il suo settore giovanile solo da poco inizia a dare qualche risultato, grazie anche alla intelligente collaborazione con la societa' Pool Eurobasket che lavora da sempre sui giovanissimi)

A Roma altro esempio di lungimiranza è la STELLA AZZURRA (1^ squadra in DNB) dove giocano stabilmente i suoi giovani del VIVAIO e in questo modo riesce a partecipare e anche a vincere molto a livello nazionale, questa ottima scelta gli permette soprattutto di ricevere aiuti economici importanti dagli atleti che ogni fine stagione gira in prestito o in via definitiva a societa' di vertice.

Ora pero' esaminiamo alcune realta' che da anni dettano legge a livello Giovanile pur operando in aree urbane di media o piccola dimensione.

SIENA: ( Abitanti circa 60.000) Presenti n.3 Societa'
Montepaschi - Virtus - Costone
In queste realta' ogni anno vengono prodotti atleti di interesse nazionale e presto anche di valore internazionale, grazie ad un lavoro organizzato in team affiatati e competenti.

Bologna ( Abitanti 385.000 circa) Il vertice è rappresentato dalla Virtus A1 e dalla Fortitudo A2, ma anche da tante altre societa'. La VIRTUS sin dai tempi dell'Avv.PORELLI investe e supporta il suo settore GIOVANILE con un'organizzazione importante e
i risultati sono evidenti e concreti da sempre.

Reggio EMILIA (Abitanti 175.000 circa) Il vertice è di nuovo in A1, ma anche qui il VIVAIO brilla di risultati e di giovani promesse lanciate e affermate.

TREVISO (Abitanti 85.000 circa) Il vertice per decenni è stato rappresentato dalla BENETTON, ora che la sua
prima squadra è stata depennata dal campionato di A1 cosa sara' del suo VIVAIO che è stato ed è uno dei migliori in ITALIA???

Io ho letto soprattutto i dati attraverso la partecipazione ai vari campionati giovanili delle suddette societa' e da questi vorrei solo ricordare la struttura della Virtus SIENA:
1^ squadra in DNA o DNB
Settore Giovanile : Under 19 Eccellenza
Under 19 elite
under 17 Eccellenza
under 17 elite
under 15 Eccellenza
under 14 elite
under 13
settore Minibasket:
(Aquilotti - Scoiattoli - Pulcini)
Resp.le Settore Tecnico Giovanile - Resp.le Settore Tecnico Minibasket - Un gruppo di ottimi Istruttori e Allenatori a tempo PIENO e Tanti Dirigenti Esperti ed innamorati della Pallacanestro.

Sono certo che ho dato una visione parziale del nostro movimento di BASE, ma se penso che abbiamo una NAZIONE con piu' di 60 Milioni di Abitanti e stiamo dietro a Nazioni grandi quanto una delle nostre MEDIE o Piccole REGIONI devo dire che la STRADA da FARE è tanta ed in SALITA RIPIDA, pero' se pensiamo a quanto si sta bene quando si indossano MEDAGLIE PREGIATE o si VINCONO Campionati Nazionali ed Internazionali, allora il "GIOCO VALE NON UNA MA DIECI CANDELE".


Coach Giovanni VENUTO

venerdì 10 agosto 2012

Procuratori sì, ma solo se professionisti seri


Fonte: Giovanni Venuto
Luciano Capicchioni
Luciano Capicchioni
I procuratori sono una categoria importante nel panorama di ogni sport, ma lo sono anche in altri campi e tra questi citerei il mondo dello spettacolo.
Torniamo pero' al basket di casa nostra dove la IBC (Interperformances di Luciano Capicchioni)è l'Agenzia che vanta la piu' longeva e lunga attivita' nel settore.
I meriti, l'attivita' e i risultati sono conosciuti in Italia e nel MONDO.
L'amico Lucky non ha bisogno di sviolinate, perche' il suo lavoro lo conosce bene, ma penso che NON immaginava l'evoluzione attuale e la proliferazione di questa categoria, che oggi è rappresentata su tutto il territorio Nazionale e anche internazionale da AGENTI che rappresentano anche i BAMBINI appena usciti dal settore MINIBASKET.
Come ogni lavoro che si rispetti, sono ovvie le presenze di veri professionisti ma ahimè anche di dilettanti che si ergono a Professionisti.
Le societa' fanno sicuramente bene ad affidarsi agli AGENTI per avere suggerimenti importanti nella scelta di giocatori utili alle proprie squadre, pero' come esiste l'ESONERO per i coaches (quando la propria squadra NON ottiene i risultati sperati) sarebbe forse utile introdurre un FACSIMILE dell'esonero anche per alcuni Procuratori che suggeriscono atleti che poi in campionato danno rendimenti tecnici e comportamentali molto differenti rispetto alla presentazione fatta.
Certo ognuno di noi in ogni attivita' della vita fa degli errori (Errare E' UMANO, ma Perseverare è Diabolico).
Mi permetto solo di ricordare quanto l'amico CAPICCHIONI mi disse diversi anni fa: "Le donne prima di scegliere un vestito o un paio di scarpe, rivoltano i negozi come pedalini, per essere piu' che sicure di NON sbagliare la scelta. BENE caro coach Ti suggerisco di andare a vedere almeno DUE GARE di CAMPIONATO dal VIVO e magari anche un Allenamento di qualsiasi giocatore che dovrai scegliere per la Tua squadra, perche' se SBAGLI sarai tu a pagare con un ESONERO quasi CERTO e ogni colpa come sempre sara' data a te e non alla Societa' o al Procuratore".

CHIUDO riaffermando che la Figura dell'AGENTE è certamente importante nel nostro e negli altri sport, perche' il lavoro che fa è molto utile alle Societa' e agli ATLETI, certamente  chi lo fa BENE continuera' a restare al vertice come  CAMPIONI e NON come METEORE.

P.S. La crisi del Basket riflette il momento difficile della nostra economia, per superarla NON bisogna essere pessimisti, anzi occorre raddoppiare il nostro impegno utilizzando le energie e le competenze non di pochi ma di tutti coloro che amano il nostro sport.


coach Giovanni VENUTO

mercoledì 25 luglio 2012

...Senza parole 2, la rivincita!


Fonte : Giovanni Venuto
Carissimi,
Vi ringrazio per aver gradito il mio articolo "Senza Parole"; cio' conferma che se gli scritti o le parole sono supportati dai VIDEO i risultati sono piu' incisivi.
Il mio lavoro di Export Manager in giro per il MONDO, fatto negli ultimi 10 anni non mi ha impedito di vedere e seguire Allenamenti o Gare di Campionati a ogni livello. In particolare ho dedicato il mio tempo libero a SCOUTIZZARE alcuni talenti Giovanissimi e meno giovani per conto del mio amico ed AGENTE Lucky Capicchioni e a volte anche per conto di qualche Presidente di Societa'.
Una volta i VIVAI erano curati MOLTO meglio e i giocatori Italiani delle nostre squadre di CLUB, ma soprattutto la Nazionale Maggiore otteneva dei risultati MOLTO BUONI, da diversi anni solo pochissime Societa' hanno continuato a curare i propri settori giovanili e quindi il nostro basket si è visto relegare in posizioni marginali, lasciandosi superare da NAZIONI che al massimo hanno una POPOLAZIONE pari ad una ns. REGIONE e anche meno. Tutti ora conoscono la forza di alcuni paesi Europei che da anni sono al TOP delle classifiche e che comunque è meglio ricordare, scusandomi se trascuro qualcuno ( CROAZIA, SERBIA, LITUANIA, LETTONIA, SLOVENIA, MACEDONIA e poi le altre piu' popolose come LA SPAGNA, LA FRANCIA, LA GRECIA,
LA TURCHIA, LA RUSSIA e altre ancora).

Bene, ora dopo la premessa, Vi invito a guardare i seguenti VIDEO che spero possano dare degli SPUNTI e degli IMPUT per primo a me e a tutti coloro che AMANO e praticano questo meraviglioso SPORT.

Da YOUTUBE:

Post Move Teaching:Front Pivot Moves;

04. Defense - Michael Jordan Basketball Training -
Team Defense

Steve Nash:Basketball Training
come spiegarti questo gioco chiamato basket

Per concludere questo Ultimo VIDEO conferma ancora una VOLTA CHE LE PARTITE TERMINANO SOLO QUANDO LA SIRENA DEL TAVOLO SUONA LA FINE DELLA GARA.

I 5 momenti + eroici e commoventi della storia della NBA ( x Mattia Orsini )

COACH GIOVANNI VENUTO

sabato 21 luglio 2012

...Senza parole!


Fonte : Giovanni Venuto

Chris Paul
Chris Paul

In questo periodo si stanno formando le Squadre per la prossima stagione, mentre i G.M. delle Societa' e i Procuratori degli atleti sono i Protagonisti, mi piacerebbe sapere quanti giocatori al momento NON impegnati con le Nazionali o in altre Manifestazioni, si
stanno preparando per la prossima stagione.

Il titolo dell'articolo "Senza PAROLE", mi è sembrato opportuno, poiche' desidero solo suggerire di visionare da YOUTUBE i seguenti Minifilmati; certo si tratta di GRANDI STAR delle NBA, pero' per essere arrivati al loro livello sono CERTO che hanno avuto ed
hanno come loro COMPAGNO GIORNALIERO UN PALLONE da BASKET e TANTO, TANTISSIMO ALLENAMENTO.
IL TALENTO ed il FISICO è frutto della NATURA, ma l' Allenamento DURO e CONTINUO FORMA i CAMPIONI....
i VIDEO: Da YouTUBE - top 10 of Shaquille O'Neal
             "      - Chris Paul - Up All Night [HD MiX]
             "      - Federico Buffa & F.Tranquillo - Steve Nash: The visiting professor in New York

Bene spero che in un prossimo articolo riusciro' ad inserire alcuni video di ALLENAMENTO.

Grazie coach G.Venuto

venerdì 6 luglio 2012

I gradini del successo


Fonte : Coach Venuto
Una ventina d’anni fa leggevo con piacere un articolo del grande coach Alessandro GAMBA, proprio sulla rivista “I Giganti del Basket” ed il titolo del pezzo era: “Gli Undici gradini del successo”.
La premessa recitava …Se le qualita’ fisiche fossero sufficienti per fare un fuoriclasse, sarebbe facilissimo per  un allenatore modellare una Squadra Campione.
Ma come noi tutti sappiamo dalla vita di tutti i giorni, ci sono “Doti  Interne”  che aiutano molto a conquistare il successo e queste
sono trasmesse con il DNA (vedi il TALENTO) e aggiungerei anche un pizzico di fortuna.
Ergo per fare un Campione occorrono  tutte insieme le precedenti e le seguenti  capacita’:
(Ambizione, Aggressività, Determinazione, Senso di Colpa, Senso del Comando, Fiducia in se stessi, Controllo delle reazioni, Saldezza Mentale, Coscenziosità e Fiducia).
Questi caratteri furono studiati da due professori della San Josè University gia’ alcuni decenni fa, ma restano e resteranno per sempre la Pietra Miliare per raggiungere il successo e non solo nello SPORT.
L’amico Sandro SPINETTI mi e ci esortava a scrivere articoli con PROPOSTE concrete ed io sono d’accordo con Lui, spererei pero’ che anche altri, addetti ai lavori : coaches, istruttori, dirigenti, giornalisti ed anche tifosi facessero la stessa cosa, perche’ il vecchio detto LATINO “VERBA VOLANT et SCRIPTA MANENT” risulta certamente piu’ utile a tutti, perche’ da chiunque puo’ scaturire una idea o una proposta utile a tutta la nostra pallacanestro.
Internet ed i siti che parlano di BASKET a 360 gradi sicuramente fanno un grande servizio  al nostro sport e quindi utilizzarli verra’ utile a tutti.
Grazie, coach Giovanni VENUTO

giovedì 28 giugno 2012


Lo sfogo di coach Carmine Cannelonga che ci scrive.

Riceviamo e pubblichiamo:
Lo so non sono nessuno, ma federalmente sono coach Carmine Cannelonga allenatore Nazionale Fip e voglio soffermarmi sull' articolo di fondo che condivido pienamente. Il mio è un grido di dolore allor quando alcuni anni fa premevo perché la societa cestistica San Severo attualmente in DNA investisse nel settore giovanile cosa mai avvenuta, perché è lì che bisogna guardare. Inutile lamentarsi che non ci sono giocatori per la Nazionale, per la serie A o A2. Bisogna smetterla e credere di più nei giovani, investire negli istruttori, ben vengano i Pao, ma la fiducia a noi allenatori chi ce la da se si pensa solo ai grandi club o ingrassare con tasse gare parametri multe che piovono come la pioggia da parte della Fip. Pensate che per partecipare al clinic internazionale occorre versare la bellezza di €. 170,00 e poi albergo, viaggio, ecc. mi sembra proprio tanto, quando poi si chiede ai Comitati Provinciali, che non hanno un soldo, di organizzare clinic.... Siamo alla frutta!! Non basta dire occorre fare 2/3 campionati giovanili per partecipare ai campionati professionistici se poi  i giovani non sono tuoi. Bisogna rendere obbligatorio dal proprio settore giovanile e se non ce l'hai devi farlo. Poi vediamo se riescono i vari  Vicario, Mocavero, Magnifico ecc.
Non ci sono campi all'aperto, gli impianti chiusi sono inadeguati e molte società piccole fanno fatica con gli organi istituzionali per averli e non tutta la settimana, la Federazione le sa queste cosa o fa finta?
Ah, dimenticavo! Paghero regolarmente la mia tessera di Allenatore Nazionale €. 120,00 anno....


Coach Carmine Cannelonga