mercoledì 10 ottobre 2012

Effetto crisi sul basket Italiano. Spazio “vero” ai giovani? (di Demis Cavina)


                  
                                                                                 Demis Cavina               

Terminato il mese delle amichevoli e dei pronostici, fatti per diletto ed ovviamente per essere smentiti, con ottobre iniziano le partite che contano ad ogni livello e ci si dimentica della torrida estate appena passata, caratterizzata purtroppo dalle sempre maggiori problematiche societarie che hanno avuto la “vicenda Treviso” come punta dell’iceberg.
C’è crisi, ripetiamo quasi come un mantra ad ogni cosa che non ci piace, e questa inevitabilmente ha colpito lo sport e la pallacanestro nello specifico che, almeno cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno, ha risposto con una ventata di novità a livello di roster.
Si dice di necessità virtù, così mai come quest’anno si è puntato su giocatori giovani ed alle prime esperienze professionistiche. Sono sbarcati tanti rookie d’oltreoceano, ma sono stati promossi anche numerosi connazionali che probabilmente staranno benedicendo questa crisi. Ad onor del vero sono ancora troppo pochi in Serie A in cui i 5 USA o il 4 + 3 chiudono la porta ai nostri gioielli che, salvo qualche eccezione che tra l’altro sta ripagando la fiducia di chi ha avuto coraggio, riempiono i roster per dover di regolamento.
Regolamento protezionistico che non protegge (al contrario di quello russo che ne vuole due sempre in campo) che andrebbe modificato e semplificato. Va meglio nella collaudata Legadue dove, avendo al massimo tre stranieri, due extra più un comunitario, di spazio per mettersi in mostra c’è n’è da vendere (deve costare poco però, c’è crisi…) ed il termine Lega di sviluppo calza quindi a pennello. Giovane fa spesso rima con “scommessa” e “pazienza”. Quest’ultimo termine, alla pari di “progetto”, viene purtroppo dimenticato dalla prima palla a due ufficiale. E così, anche solo dopo poche giornate, partiranno una serie di processi su quelle che sono state le scelte cosiddette azzardate, ma almeno stavolta la discolpa del rispetto del budget avrà un fondamento più credibile.
I giovani hanno bisogno di tempo, specialmente quando sono catapultati in nuove realtà che a loro volta si rinnovano anno per anno. Era molto più facile quando le squadre avevano lo zoccolo duro che si prendeva cura dei (pochi) nuovi arrivati. I giovani hanno bisogno di sbagliare, si dice sbagliando s’impara, per cui sforziamoci di rimandare le dure sentenze spostandole di qualche settimana. Dopotutto ci dicono che la crisi deve essere vissuta come un’opportunità di crescita e di miglioramento…

DEMIS CAVINA

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