martedì 2 ottobre 2012

Il basket italiano in via di estinzione?




Il mostro chiamato NAS (sistema di parametrazione dei nuovi atleti svincolati) è stato servito, fa acqua da tutte le parti e sta distruggendo una generazione di giovani giocatori di basket. E’ inutile girarci intorno, le classi 1987-1991 sono un esercito di atleti disoccupati, lasciati a piedi da un pessimo sistema e da una crisi economica che non lasciano scampo alle società che riescono a sopravvivere, anche rinunciando a categorie più prestigiose dei campionati a cui si sono iscritte.
Un giocatore di Lega A costa 11.500 euro, per la LegAdue ce ne vogliono 9.750. Ma i dolori vengono ai piani inferiori: Dna, che costa 9.200 euro, DNB 7.450, DNC 4.000. Tragedia poi nelle serie successive, quelle regionali, dove molte squadre si possono schierare al via solo perché i giocatori hanno rinunciato a qualsiasi compenso: i più oggi giocano solo per passione, sapendo di non poter contare sulla pallacanestro come fonte di reddito. Queste società non possono reclutare giovani formati perché non possono permettersi il lusso di pagare i diritti di formazione e presentano in campo, per rispettare le norme, i propri under 1994-1995.
Senza un efficiente minibasket che generi introiti, molte società fanno fatica a mettere insieme i soldi per l’iscrizione, per pagare la palestra e le trasferte. Il palliativo estivo della Fip che ha abbassato di un sesto i valori di parametro non è servito a nulla. Così un lustro di ragazzi che hanno dedicato la loro gioventù al basket, qualche volta illusi di poter ottenere risultati eccezionali, sono di fatto espulsi dall’agonismo. Chissà se a Fip, Legabasket e Giba stanno fischiando le orecchie! Di questo passo tutti i ragazzi tesserati per le società di punta della serie A, da cui ben difficilmente esce fuori un protagonista assoluto per i parquet più importanti (un Gentile o un Polonara, ad esempio), sono destinati ad abbandonare lo sport, visto che nessuno avrà la capienza di pagare i soldi dei parametri che sono automatici alle società per definizione più ricche (o con un budget migliore, se preferite) del basket italiano. Bei tempi quando ci si interrogava come supportare gli under 19, che non avevano un campionato di sviluppo garantito fino ai 21 anni e rimanevano troppo giovani per ottenere un ruolo importante nelle squadre delle serie dilettanti!



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