mercoledì 3 ottobre 2012

Il marchio Mercedes sposa la Dinamo


In mattinata il roster di coach Sacchetti è stato ospite della concessionaria dei fratelli Massimo e Pinuccio Mele. Presentazione sovramaglia e prime battute di Ignerski
L'appuntamento. Appuntamento fissato per le ore 12 nella modernissima concessionaria Autoelegance di viale Porto Torres per la presentazione della nuovissima sovramaglia targata Mercedes. A far da ospitali padroni di casa, davanti ad una folta e interessata platea di giornalisti di carta stampata, televisione, radio e siti internet, Piero, Massimo e Pinuccio Mele, titolari dell'azienda che dallo scorso anno corre al fianco della Dinamo Banco di Sardergna e che in questa nuova stagione biancoblu alla ribalta della Lega A e dell'Europa d'Eurocup, con il prestigioso e prezioso marchio Mercedes, accompagnerà Travis Diener e compagni in un'affascinante avventura all'ombra del canestro. Roster e staff tecnico Dinamo, finito l'allenamento del mattino, si è presentano al gran completo all'Autoelegance, con il direttore generale Giovanni Cherchi a portare il saluto del presidente Stefano Sardara trattenuto a Torino da impegni di lavoro e ad introdurre il discorso sottolineando la grande importanza della sinergia con l'Autoelegance di Massimo e Pinuccio Mele, rapporto rinsaldato e consolidato nel segno di una grande amicizia, di una stagione mandata in archivio con un ottimo risultato e di un'altra da iniziare, ancora una volta e con entusiasmo, assieme.
Le parole. Il direttore generale della Dinamo Banco di Sardegna Giovanni Cherchi: “Buongiorno a tutti, grazie ai tanti giornalisti presenti. Mi fa piacere essere qui all'Autoelegance, ospite di un'azienda cui sono e siamo particolarmente legati per il rapporto fraterno con Massimo, Pinuccio e Piero Mele. La soddisfazione è doppia, perché in una congiuntura economica difficile come quella attuale, questi signori hanno avuto il coraggio di avviare una ulteriore attività, aprendo una nuova azienda ed affiancando a Peugeot e BMW il marchio Mercedes. Da parte mia e della Dinamo va a loro un sentito ringraziamento, per quel che fanno e che hanno fatto, e perché, per il secondo anno consecutivo, ci danno una mano in questa nostra nostra avventura. Grazie”. Massimo Mele titolare Autoelegance: “Grazie a tutti. In questa nuova stagione abbiamo scelto di riproporci con un nuovo marchio, e lo abbiamo fatto perché vogliamo continuare a dare una mano alla Dinamo, che è la squadra della città e della Sardegna, e perché vogliamo essere vicini ai nostri amici, Stefano, Giovanni, e all'Isola. La Mercedes ha voluto concedere l'utilizzo del marchio e sposarlo al progetto Dinamo, un riconoscimento davvero importante dato che accade raramente la casa automobilistica tedesca sposi il suo brand ad un progetto sportivo. L'anno scorso abbiamo fornito le auto allo staff e al roster, lo faremo anche quest'anno sperando di portare la stessa fortuna, perché la speranza e l'idea sono il proseguire in questo rapporto anche il prossimo anno. Il presidente Mercedes Italia è molto contento, abbiamo ricevuto i complimenti per quanto fatto assieme alla Dinamo, la strada è giusta, ci osservano con grande attenzione e questo non può che farci piacere”. Pinuccio Mele titolare Autoelegance: “Grazie alla Dinamo per averci dato l'opportunità di starle affianco con questo nuovo brand, con il marchio Mercedes, grazie alla squadra che ci sta facendo sognare sin dall'inizio di questo campionato e grazie alla dirigenza ed allo staff per la capacità di coinvolgere e coinvolgerci tutti nel loro entusiasmante progetto biancoblu. Un grandissimo in bocca al lupo e speriamo di poter andare avanti assieme ancora a lungo”. Una saluto speciale e carico di significato arriva anche da Piero Mele, padre di Massimo e Pinuccio, storico imprenditore sassarese e appassionato uomo di sport: “Rivolgo un caro saluto agli amici della Dinamo ed ai tanti amici della stampa che rivedo oggi dopo tanto tempo. Spero che quest'anno il campionato della Dinamo possa essere almeno uguale a quello dell'anno scorso. Siete stati veramente bravi, sono certo fare te ottime cose per voi stessi, per la Dinamo, per la Sardegna intera”.
Conferenza del martedì. Il direttore sportivo Federico Pasquini ha poi preso la parola ed introdotto la conferenza del martedì avente come protagonista Michał Ignerski. Primo approccio al campionato? “Ho avuto problemi di falli, può capitare, c'era un po' di tensione per l'esordio stagionale ma l'importante era vincere e abbiamo vinto”. Le fatiche delle qualificazioni agli Europei possono influire sul rendimento in questa prima fase di stagione? “Difficile capire come sto perché ho giocato due mesi di fila senza fermarmi. Ma io mi sento bene, il coach mi ha dato un po' di riposo al mio arrivo, diciamo che abbiamo bisogno di conoscerci e che è importante allenarci assieme, giocare assieme per trovare la giusta chimica”. Prime impressioni? “Tutto bene, sono dei bravi ragazzi – sorride guardando i compagni di squadra presenti in sala – seguiteci”. Poi un saluto in polacco su input di coach Meo Sacchetti e fine conferenza impreziosita da foto di gruppo e applausi, con la sovramaglia Mercedes Benz – Autoelegance a far da protagonista sulla scena e scatti a ritrarre i giocatori sulle automobili della concessionaria, a testimonianza di una rapporto saldo e carico di entusiasmo che sino ad ora si è rivelato vincente.

Sassari, 02 ottobre 2012

Giovanni Dessole
Ufficio Stampa
Dinamo Banco di Sardegna

martedì 2 ottobre 2012

USA: ARRIVA IL BASKET IN BIKINI


Volete assistere ad uno sport dove le atlete mettono in mostra ogni curva del loro corpo? Allora gli States sono il paese che fa al vostro caso.
In America, infatti, è pronta a partire la lega del Basket in bikini. L’idea di un’associazione di team e atlete che gareggiano in costume da bagno è nata nel 2011. Oggi tramite Twitter viene invitato il maggior numero di ragazze a partecipare. Alle selezioni le candidate devono presentarsi indossando reggiseno sportivo e shorts. E non basterà avere un fisico da pin-up, bisognerà conoscere almeno i fondamentali del basket. (Photo credit: Jezebel)

SETTE SQUADRE – Prima della Bikini Basketball League, negli Stati Uniti è nata la Lingerie Football League, la lega delle atlete che si sfidano in indumenti intimi. I nomi dei 7 team della BBL richiamano alla bellezza al desiderio, alla passione: ci sono le Chicago Desire, le Orlando LadyCats, le Miami Spice, i Los Angeles Ice, le New York Knockouts, le Hollywood Hotties e gli Atlanta Fleet Angels.

Fonte : LBF

Serie A: 50 anni, e non sentirli


Franco Casalini      I have a dream

Quando arrivai per la prima volta nell’ufficio di Rubini, settembre 1972, al colloquio per andare ad allenare le giovanili del Simmenthal, la prima cosa che mi disse, ancor prima di sedermi quasi, fu: “a noi non interessa un cazzo vincere le partite, noi vogliamo fare dei giocatori, sei d’accordo?” Secondo voi cosa ho risposto? O meglio, secondo voi camperei ancora di basket, quarant’anni dopo, se avessi detto: “no, io voglio vincere!”??? Ma questo è un altro discorso…
Alla vigilia del 17° campionato dell’era Bosman (91° in totale), parafrasando l’indimenticato, e indimenticabile Principe, “a noi non interessa un cazzo sapere chi vince, a noi interessa divertirci a una partita di basket“.
Calma: non sono impazzito…lasciatemi spiegare, se riesco.
Proviamo a fare un conto dei tiri di una partita: mettiamo 80, in media.
Bene:
1. Una ventina da tre (quando sono pochi…): scarico e tiro; qualche 1 contro 1 da schema con step back; qualche altra volta palleggio, palleggio, palleggio e tiro da 8 metri fuori da ogni schema, per un uzzolo folle del giocatore in possesso di palla, o dopo schema rotto; nell’ambito di un pick and roll, sia del palleggiatore che del bloccante (a proposito, fermatemi se pensate che sia troppo tecnico); in transizione, anche qui talvolta per frenesia, fretta o follia; più le inevitabili sparacchiate alle sirene (24 secondi o fine tempo)
2. Una quarantina da due (e sono ottimista): entrata dei piccoli, rigorosamente in terzo tempo, salvo poi entusiasmarci per la prevista stoppata; pochi low post, tutti di forza, raramente di tecnica; schiacciata dopo scarico; ma anche qualcuna da restare a bocca aperta per bellezza o atletismo, sia chiaro; qualche sporadico contropiede, più da palla rubata che da rimbalzo; qualche tiro in sospensione.
3. Il resto dei punti viene dai tiri liberi, dei quali almeno la metà a causa del bonus speso…
Ebbene, di tutti questi tiri, quanti ne ricordate un po’ diversi dal solito (a parte qualche clownesco tiratore di liberi), tali da stupire, o quanto meno da venire ricordati, fatto salvo il numero di tiri alla sirena o decisivi?
In compenso, vediamo una miriade di opzioni difensive, tutte interessanti, tutte intelligenti, tutte tempestive a ben studiate.
E dunque, la mia domanda è: attiriamo nuovo pubblico, con questa deriva? Ok, ci sono ben altri problemi, ben più pregnanti, per questo problema, lo so. Ma, nel suo piccolo, la gente si diverte di più con un 98-96 o un 68-66?
Ogni tanto sento dire, da persone certamente qualificate: quello lì non è giocatore da pick and roll, oppure che quell’altro è un tiratore da scarico, o da isolamento… Ci rendiamo conto di cosa sottintende tutto ciò? Giocatori come pedine immutabili? Dover adattare, e dunque limitare, il gioco ai giocatori? Sarà senz’altro una filosofia più pragmatica, forse anche vincente, non lo nego. Ma tutto ciò sottintende una cosa ben più grave: la morte della fantasia, come Never Ending Story.
Io, coach, so già cosa farà quel tale giocatore, e passi. Peggio: io, appassionato, so già cosa vedrò stasera, a parte qualche incertezza sul risultato (per altro neanche quella, negli ultimi anni…). Senza fantasia nel gioco, senza imprevedibilità delle soluzioni, senza incertezze sugli esiti, tanto vale giocare a volley (senza offesa), sport tanto bello, per coloro a cui piace, ma innegabilmente ripetitivo nelle giocate.
Ecco perché ho parafrasato Rubini in quel modo. Non certo, dunque, perché vedere chi vince sia meno importante, no davvero: è il sale dello sport, anzi, la pagnotta. Il sale, invero, è proprio ciò di cui ho parlato, l’ingrediente che dà più sapore ad una pietanza già nutriente, la differenza fra sfamarsi e godere dei piaceri della tavola.
Sento già i vostri commenti: ecco il nonno e i suoi “ai miei tempi”! Che palle!
Non lo nego: ecco il motivo per cui I have a dream…
I have a dream… che si ricominci a vedere con continuità qualche giocata un po’ diversa dalle solite, qualcosa che valga la pena di essere ricordato.
Vi faccio due nomi, due trait d’union fra passato e presente: uno ha smesso, da poco, Dejan Bodiroga, l’altro ancora gioca, Manu Ginobili. Uno, Dejan, ha fatto una carriera, e che carriera!, come l’uomo lento più veloce del mondo, andando a canestro sempre e comunque a suo modo, con sospensione, finta passo e tiro, uso del tabellone (dimenticato quasi), uso del corpo, etc. L’altro, Manu, a parte tutto il resto, lo voglio citare perché tempo fa girava un video di un suo canestro, in cui, dall’angolo, marcato, si è liberato per tirare solo facendo due o tre finte col piede.
I have a dream… che si ricominci a vedere un lungo passare la palla NON sempre e solo consegnata mano a mano al piccolo che accorre in suo aiuto perché se ne liberi.
Non pretendo che tutti diventino di colpo Cosic, Meneghin o Sabonis, ma che almeno i giovani lunghi comincino a imparare come passare a qualche metro, per cominciare, e poi a rischiare di farlo, godendo della fiducia dei piccoli, che magari ti piazzano un back door (troppo tecnico? Pardon!). L’anno scorso, nell’INTERO anno scorso, ne ricordo solo uno, da un lungo, sia pure sui generis, a un piccolo: Stonerook, che ha smesso, mannaggia!, per McCalebb, che se n’è andato altrove, ri-mannaggia! I have a dream…di ammirare una moltitudine di loro epigoni.
I have a dream… che si ricominci a vedere le squadre tendere ad avvicinarsi a canestro, anziché allontanarsene, riducendo il gioco, per la sua maggior parte, a chi tira meglio da lontano, anziché chi conosce di più e meglio il gioco nella sua essenza. Che si tenda, anche nei quarti successivi al primo, ad andare al post non perché ci pensi lui, quelle rare volte, ma perché sia parte di un tutto, sia per i suoi tiri, magari variati (il gancio, questo dimenticato, Mason Rocca a parte), sia perché sia il tramite di un’idea, di una forzatura della difesa atta ad aprire il gioco. Lo so, facile da dire, poi bisogna andare in palestra e farlo: non crediate che sottovaluti le difficoltà dei miei ex-colleghi.
I have a dream… che giovani, futuri campioni ci mostrino qualcosa di nuovo, in termini di repertorio individuale. Per esempio, più entrate sotto controllo come quelle di Hackett sono una particolarità, così come più uscite dal blocco con varietà di opzioni, come fa sempre più spesso Aradori, o ancora: più giocater a doppia, tripla dimensione come cominciamo ad abituarci vedendo Gentile (entrata, tiro da fuori, idem con passaggio). O magari una nuova, non solo prorompente ma anche abile ala piccola come Frank Vitucci sta tentando di impostare in Polonara. E potrei continuare: ci sono tanti buoni presupposti per il futuro prossimo.
I have a dream… che si mettano le basi, se il futuro prossimo presenta buoni auspici, affinchè quello più lontano (mica tanto, eh? Diciamo per il centenario del campionato) sia addirittura luminoso. Parlo dei ragazzi ancora più giovani: ragazzi, dateci un segno di cambio di tendenza. In altre parole, con l’aiuto imprescindibile dei vostri coaches, fateci vedere che ampliate le vostre conoscenze tecniche, e non solo che potenziate la vostra esuberanza fisica.
I have a dream… che si ricominci a vedere, dopo un rimbalzo, uno o due giocatori correre, sicuri di ricevere un passaggio di lunghezza superiore ai 14 metri, o dal rimbalzista (ancora Stonerook…), o dal playmaker (e qui, fortunatamente, posso citare un giocatore ancora dei nostri, Omar Cook).
I have a dream… che il maggior numero di squadre finiscano il campionato con quasi tutti i giocatori (e allenatori…) che lo stanno per cominciare. Prorpio allo scopo di vedere realizzati molti dei dreams di cui sopra. Ma questo, ho paura, resterà un dream…
I have a dream… che fino all’ultima partita non si possa prevedere chi vincerà, non solo lo scudetto, ma anche la stessa regular season, così come chi andrà, e come, ai playoff, e chi retrocederà, etc. E qui, amici, ho molta fiducia che non resti un dream.
P.S.
With your permission, Mr. King. I apologyze, with all my respect

FRANCO CASALINI   http://www.dailybasket.it/

Il basket italiano in via di estinzione?




Il mostro chiamato NAS (sistema di parametrazione dei nuovi atleti svincolati) è stato servito, fa acqua da tutte le parti e sta distruggendo una generazione di giovani giocatori di basket. E’ inutile girarci intorno, le classi 1987-1991 sono un esercito di atleti disoccupati, lasciati a piedi da un pessimo sistema e da una crisi economica che non lasciano scampo alle società che riescono a sopravvivere, anche rinunciando a categorie più prestigiose dei campionati a cui si sono iscritte.
Un giocatore di Lega A costa 11.500 euro, per la LegAdue ce ne vogliono 9.750. Ma i dolori vengono ai piani inferiori: Dna, che costa 9.200 euro, DNB 7.450, DNC 4.000. Tragedia poi nelle serie successive, quelle regionali, dove molte squadre si possono schierare al via solo perché i giocatori hanno rinunciato a qualsiasi compenso: i più oggi giocano solo per passione, sapendo di non poter contare sulla pallacanestro come fonte di reddito. Queste società non possono reclutare giovani formati perché non possono permettersi il lusso di pagare i diritti di formazione e presentano in campo, per rispettare le norme, i propri under 1994-1995.
Senza un efficiente minibasket che generi introiti, molte società fanno fatica a mettere insieme i soldi per l’iscrizione, per pagare la palestra e le trasferte. Il palliativo estivo della Fip che ha abbassato di un sesto i valori di parametro non è servito a nulla. Così un lustro di ragazzi che hanno dedicato la loro gioventù al basket, qualche volta illusi di poter ottenere risultati eccezionali, sono di fatto espulsi dall’agonismo. Chissà se a Fip, Legabasket e Giba stanno fischiando le orecchie! Di questo passo tutti i ragazzi tesserati per le società di punta della serie A, da cui ben difficilmente esce fuori un protagonista assoluto per i parquet più importanti (un Gentile o un Polonara, ad esempio), sono destinati ad abbandonare lo sport, visto che nessuno avrà la capienza di pagare i soldi dei parametri che sono automatici alle società per definizione più ricche (o con un budget migliore, se preferite) del basket italiano. Bei tempi quando ci si interrogava come supportare gli under 19, che non avevano un campionato di sviluppo garantito fino ai 21 anni e rimanevano troppo giovani per ottenere un ruolo importante nelle squadre delle serie dilettanti!



Cosa succede a Basket City



Dan Peterson durante gli ‘Ottanta’
Premessa necessaria, speriamo non noiosa. Correvano gli anni Ottanta. Il basket italiano viveva in piena ‘golden age’. Nel 1983 la Nazionale di Sandro Gamba trionfa agli Europei di Francia. Nello stesso anno, Milano e Cantù si giocano la Coppa dei Campioni suggellando l’epopea trionfale di Cantucky, che diventa la più piccola città del Vecchio Continente a vincere il trofeo. Roma impazzisce per il folletto Larry Wright, che riempie il PalaEur e ottiene le dirette Rai in prima serata (altro che La7D, il sabato pomeriggio…). Nella seconda metà degli Ottanta, Milano rinverdisce i fasti delle Scarpette Rosse e con la guida di Dan Peterson e Franco Casalini vince tutto, in Italia e in Europa.Sui parquet italiani sfilano Joe Barry Carroll, Bob McAdoo, un certo Joe Bryant con al seguito un figlioccio di
talento che muove i prima passi nei palazzetti di provincia, giocando negli intervalli. La leggenda del Black Mamba nasce tra Rieti, Pistoia e i palazzetti dell’Italia centrale.Cos’aveva di così tanto speciale, quella pallacanestro che ha fatto innamorare migliaia di ragazzi e ragazze nati tra gli anni Sessanta e Settanta?No, non solo i (tanti) soldi in più. C’era anche la capacità, oggi quasi per intero smarrita, di raccontare le vicende del basket con ironia, sagacia, intelligenza ma soprattutto classe e stile. C’era Superbasket, c’era il grande Aldo Giordani con la sua nidiata di giovani talenti. A farci innamorare del gioco più bello del mondo c’erano Aldo Oberto, Stefano Giubertoni, l’epico Sergio Tavcar, i giovani Claudio Limardi e Flavio Tranquillo. Ma soprattutto c’erano quelli che il sottoscritto, oggi, chiama I Senatori: Werther Pedrazzi, Oscar Eleni, Claudio Pea, Enrico Campana, Luca Chiabotti, e scusate per l’elenco sicuramente incompleto. Li si può ammirare spesso, tutti in fila, alla tribuna stampa del Forum in occasione dei match dell’Armani.Il lunedì sera, su Telelombardia (emittente milanese), andava in onda una trasmissione condotta dal bravo e compianto Tullio Lauro, dove venivano invitati i maggiorenti del basket di allora: Toni Cappellari, Toto Bulgheroni, Valerio Bianchini. Oscar Eleni conduceva una rubrica intitolata ‘Cosa succede in città’, con sottofondo dell’omonima canzone del Blasco di Zocca, in piena epoca Steve Rogers Band (Massimo Riva e Maurizio Solieri, Mimmo Camporeale, Claudio Golinelli, Alberto Rocchetti. Un po’ come dire Earvin Magic Johnson, Byron Scott, James Worthy, Ac Green, K.A. Jabbar, Kurt Rambis, Michael Cooper in campo e Pat Riley in panca, Jack Nicholson in prima fila…). Era un grande Eleni: polemico, corrosivo, tagliente come un coltello da sushi. Ma soprattutto intelligente, mai banale e mai scontato. Ecco, noi ‘hungry and foolish’ di DailyBasket- che viviamo nell’epoca del 2.0 e dell’impero del Web- abbiamo la folle idea, la presunzione e forse l’insana pazzia di voler ricreare quel clima. Perché, tra i tanti mali che l’affliggono, il basket non può morire di inedia, indifferenza e banalità. Che sono più mortali e deleteri persino del più risicato e magro dei budget. Speriamo di riuscirci, e speriamo di piacervi. Con una preghiera agli Dei del basket, perché dall’alto ci guardino e ci assistano. Perché corriamo il rischio del paragone con degli autentici fuoriclasse del giornalismo, sapendo di avere ancora lande sterminate da percorrere prima di arrivare a quei livelli.

IL RISVEGLIO DELLA BELLA ADDORMENTATA
Che bello veder giocare Antonis Fotsis, specie quando il greco decide di entrare nella partita e nelle trame del match. I punti segnati domenica contro Caserta, i due assist a Chiotti e il basket totale sciorinati nel match d’esordio di Milano sembrano dirci che quest’anno, a differenza di quello scorso, nei momenti decisivi Fotsis sarà della partita, mettendo al servizio di Scariolo il suo grande talento. Evitando così di eclissarsi e di prendersi lunghe pause, in pieno stile Don Abbondio.

L’URLO DELLA PROVINCIA
Bellissimo il colpo d’occhio del palazzetto di Reggio Emilia, stracolmo e ribollente di passione. Solo posti in piedi, nell’esordio contro Siena. Un ottimo antidoto al mal di basket che affligge molte città, ma che dimostra come in provincia si vivano ancora passioni vere, passioni forti. Anche se poi si perde. Consiglio agli amici reggiani: coccolatevi Greg ‘Taglialegna’ Brunner. Vi regalerà più soddisfazioni del previsto.

DATOME, NON DI SOLI SOLDI..
Questa estate Gigi Datome è rimasto a Roma rinunciando ad ingaggi ben più cospicui, che avrebbe potuto ottenere altrove. Un bel gesto, davvero. Ripagato dalla vittoria della Virtus, corsara in quel di Pesaro. Con tanto di prestazione ‘urlo’ del bravo Lorenzo D’Ercole. Un plauso a Datome.

L’INVIDIA DEI NO LOGO ANTI ARMANI
Se lo dice un canturino oltranzista, fidatevi. Perché tante critiche, spesso ingenerose, ai tentativi di innovare l’offerta del prodotto basket della dirigenza milanese? Giorgio Armani è una risorsa enorme per il basket, potenzialmente utile a tutti, e non solo alla sua squadra. Tutto è criticabile (ci mancherebbe), ma non se sistematicamente e a priori. Milano sarà anche tanto Fashion e poco Devotion, ma diffondere l’amore del basket in una metropoli è molto difficile, quindi lasciamo lavorare chi di dovere. Poi, casomai, rispondiamo anche agli interrogativi di Matteo Refini

SALVATE IL SOLDATO JOHNSON DALL’IRA DELL’ARTIGLIO
In pre campionato, la coriacea Vanoli Cremona aveva steso il Cska e combattuto sino all’ultimo secondo contro Cantù. Nella prima giornata, in casa, viene stesa dalla Virtus anche in virtù della negativa prestazione del play tascabile Aaron Johnson, che chiude con -19 di plus minus e che immaginiamo si sia beccato le ire del suo bravo coach Artiglio Caja. Sarà il caso di correggere la rotta, Aaron. Cremona è pur sempre Lombardia, terra di panettone, e Natale non è così lontano…

QUELLI CHE ESULTANO PER L’EUROLEGA SENZA SKY
Pienamente legittimo chiedere la trasmissione del basket in chiaro, ma se Sky avesse ottenuto le partite di Eurolega del venerdì sera di Mps, Armani e Cantucky- lasciando ampi spazi a Sportitalia, Rai, La7 ed altri competitor- il movimento basket ci avrebbe guadagnato, e non poco. Poi, però, non lamentiamoci delle telecronache con riprese video di qualità inferiore al filmino della comunione di nostro cugino..

QUELLI CHE SBEFFEGGIANO CHEBOLLETTA
Nella vita ci occupiamo di comunicazione, perciò comprendiamo appieno le ironie sul nome del nuovo sponsor canturino. Ma i soloni dalla critica facile sanno forse elencare la sterminata serie di aziende disposte a investire nel basket? Attendiamo sereni, tanto siamo certi che non arriveranno tanto in fretta.

IL PAGELLONE DI BASKET CITY
9  ad Andrea Trinchieri. C’è ancora qualcuno che pensa di sminuire i risultati del Gregg Popovich brianzolo? If you don’t play defense, we don’t play you. Casomai, visti i servigi resi in passato dal coach degli Spurs alla Cia, per Trinchieri si prospetta una collaborazione col Sisde, o di quel che resta.
Basile alla prima di campionato in biancorosso (foto S. Paolella 2012)

8  a Gianluca Basile. Il canestro a fil di sirena, e tutto il resto, sono la prova inconfutabile della grandezza del giocatore di Milano. Delizioso..

2  ai detrattori milanesi di Basile. Che hanno spesso affollato il web, dimenticando che l’asso da Ruvo di Puglia non ha solo doti agonistiche, ma anche umane. I cori dell’aprile scorso del Forum gridano ancora vendetta. Basile uomo di M? Ma per favore, nascondetevi.

8  a Valter Scavolini e al suo amore per il basket. Il più amato da chi ama il basket, non solo a Pesaro. Premettiamo che di cucine e mobili non capiamo un’acca…

7.5  a Matteo Refini del blog www.ioelolimpia.com, perché ha sfoderato un paio di inchieste da premio Pulitzer del cesto. Complimenti

7  a Daniel Hackett. Capace di mettere al servizio della squadra,
anche se la palla non entra, tante assistenze e tanta generosità in difesa. Sempre più man of the team.

5  alle paure e ai fantasmi di Siena. Tanti, troppi in questo avvio di stagione. Sono quelli che raffreddano la mano di Janning, che annebbiano le prestazioni di Kasun, che agevolano le individualità troppo esasperate del pur bravo Bobby Brown. Due indizi fanno una prova. Urge una scossa, siamo certi che a Siena si aspettino di più, anche nell’anno post rivoluzione.

(Foto di Savino Paolella 2012)4  a chi ha programmato- lo stesso giorno e la stessa ora- i due match d’esordio in Eurolega di Milano e Cantù. Siamo disponibili a rivedere il voto, in quanto CERTI che dalle parti dell’Eurolega rimedieranno all’errore. Peraltro già commesso, in altra occasione, lo scorso anno..
Alla prossima puntata, arrivederci dal pianeta di Basket City!

Scritto da : Fabrizio Provera   http://www.dailybasket.it/ 

Under 15M : L'Antonianum di Asunis al quadrangolare di oristano



La squadra di Fabrizio Asunis è stata invitata ad un quadrangolare di pallacanestro riservato alla categoria "Under 15" maschile.
Il torneo si svolgerà nella giornata di domenica 7 ottobre ad Oristano presso il "PalaSaRodia". Oltre all'Antonianum e ai padroni di casa dell'Azzurra Oristano saranno presenti la squadra di Dorgali ed il Basket Quartu.

In dettaglio il programma degli incontri:

Azzurra Basket Oristano - Basket Quartu (ore 10:00)

Antonianum - Polisportiva Sant'Elene Dorgali (ore 12:00)

Finale 3°/4° posto (ore 16:30)

Finale 1°/2° posto (ore 18:30)

Fonte : Ufficio stampa Antonianum

FIP - LBF: A PESCARA L'EDIZIONE NUMERO 11 DELL'OPENING DAY


ROMA - Sarà Pescara, che ha ottenuto il riconoscimento dall’Aces quale ''Città Europea dello Sport 2012'', ad ospitare l’XI Opening Day organizzato dalla FIP con la collaborazione della LegA Basket Femminile.
Per il terzo anno consecutivo la FIP assume l’organizzazione dell’Opening Day, potendo contare sulle strutture e sull’appoggio del Comitato Regionale Abruzzo e del suo presidente, Francesco Di Girolamo, e su un impianto funzionale come il PalaElettra, teatro delle partite della pallacanestro femminile in occasione dei Giochi del Mediterraneo del 2009, che ospiterà le 5 partite del programma della prima giornata del campionato di Serie A1 nel week end del 13 e 14 Ottobre.
Dopo Como (2002), Chieti (2003), La Spezia (2004), Taranto (2005), Cagliari (2006), Venezia (2007), Roma (2008), Napoli (2009), Cinisello Balsamo (2010) e Cervia (2011), per il suo undicesimo compleanno l’Opening Day tornerà in Abruzzo 9 anni dopo l’edizione di Chieti.

11 anni, 11 città diverse, 9 regioni rappresentate, 153 squadre partecipanti, 5 le squadre che hanno preso parte a tutte le edizioni, ovvero, in ordine alfabetico: Faenza, Parma, Priolo, Schio e Taranto; oltre 3.000 tra atlete e dirigenti gli ''attori'' che hanno dato vita alle 11 edizioni dell’Opening Day.
Nell’era dell’Opening Day il tricolore è andato 4 volte a Taranto (che si presenterà alla kermesse pescarese con lo scudetto cucito sulle canotte) e altrettante a Schio, 1 a Como e 1 a Napoli.
''Donne & Basket'' si conferma il claim coniato nel 1978 dalla LegA Basket Femminile che da il nome allo yearbook.
Proprio all’insegna di un binomio che appartiene ormai al DNA del movimento nella serata di Sabato 13 Ottobre, al termine delle partite, di terrà la Serata di Gala ''Donne & Basket'', nel corso della quale saranno consegnati i riconoscimenti per le migliori Atlete, Tecnici e Dirigenti della stagione 2011/2012.

Tutte le partite dell’XI° Opening Day saranno trasmesse in diretta streaming con tecnologia HD, visibile anche su tablet e smartphone, grazie all’accordo siglato dalla LegA Basket Femminile con il Partner Atleticom.

Questo il programma delle partite dell’Opening Day 2012:Pescara, 13/14 Ottobre 2012 – PalaElettra – Via Elettra

Sabato 13 Ottobre
Ore 16.00  GMA Pozzuoli – Acqua & Sapone Umbertide
Ore 18.00  CUS Chieti – Trogylos Priolo
Ore 21.00  Serata di Gala ''Donne & Basket''
Domenica 14 Ottobre 
Ore 15.00  Gesam Gas Lucca – Famila Wuber Schio
Ore 17.00  Goldbet Taranto – Club Atletico Romagna
Ore 19.00  Lavezzini Parma – Ceprini Costruzioni Orvieto

Area Comunicazione LBF