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domenica 9 giugno 2013

Pallacanestro giovanile e minibasket nelle ex repubbliche sovietiche


Lo sport è spesso occasione per visitare paesi lontani, fuori dagli itinerari turistici solitamente programmati dalle Agenzie di viaggio.

Come Istruttore F.I.B.A. ho avuto questa grande occasione e ho tenuto una serie di Corsi di formazione per i giovani allenatori di pallacanestro e per gli Istruttori Minibasket nelle ex Repubbliche russe, che hanno aderito al progetto F.I.B.A. “Young Coaches 2000”: Georgia, Armenia, Bielorussia, Moldavia, Estonia e Azerbaijan.



GEORGIA

Il primo Paese che ho visitato è stata la Georgia, l’antica terra che anticamente i Greci chiamavano Colchide.

L’arrivo a Tbilisi (capitale della Georgia) è avvenuto di notte e nelle strade buio pesto, data la scarsità di energia elettrica (costa molto) e poche macchine, ma in compenso molti “baracchini” che vendevano di tutto.

Il giorno dopo Tbilisi si è presentata tutta nella sua bellezza: nella città nuova ho trovato negozi di Fiorucci, Gucci, Benetton e Bulgari, mentre in  quella vecchia, case antichissime in legno, monumenti grandiosi, giardini bellissimi e tanto verde.

La Georgia è un paese con molti giacimenti di ferro, carbone e manganese e una solida agricoltura.

Per le strade ho visto molte Fiat 124, ma numerose sono le Mercedes, tantissime chiese ortodosse e una sola cattolica, quella in cui il Papa Giovanni Paolo II ha celebrato la Santa Messa in occasione della sua visita pastorale.

A circa 150 km. da Tbilisi, ho visitato Gori, città natale di Stalin: la casa di Stalin, il museo con icone molto belle e il famoso “treno della pace”, dove è stato firmato l’armistizio della seconda guerra mondiale.

A Tbilisi vi sono molte palestre in parquet, un poco obsolete, il palazzo dello sport è immenso e ha una capienza di diecimila posti. Qui giocava la famosa squadra di pallacanestro “Dinamo Tbilisi”, campione d’Europa negli anni sessanta-settanta, squadra che battè le scarpette rosse del Simmenthal di Rubini e l’Ignis Varese di Tracuzzi.

Lo sport più praticato in Georgia è il calcio, poi segue a ruota il basket (con grandi talenti a livello giovanile che poi sono venuti in Italia e poi nell’N.B.A.), la lotta, il judo, il tiro a segno e il sollevamento pesi.

Nel basket si disputa un campionato maschile di serie A, in cui è ammesso un solo straniero per squadra.

A livello giovanile, in Georgia la pratica della pallacanestro è molto diffusa, i metodi di allenamento sono ancora quelli russi: grande lavoro fisico e insegnamento analitico della tecnica cestistica. Ultimamente grandi progressi anche nella metodologia dell’allenamento.

I cestisti georgiani sono grossi atleti, fisicamente dotati (si allenano tutti i giorni), con carenze tecniche evidenti, ma esplosivi, forti e resistenti.

A scuola, due ore di Educazione Fisica e Sportiva la settimana (il mattino) e attività quasi tutti i pomeriggi (allenamenti).

La pallacanestro in Georgia è giocata a scuola e nelle Università e gli allenatori sono o ex giocatori o Insegnanti di Educazione Fisica, usciti dall’Istituto di Scienze Motorie e dello Sport di Mosca.

In palestra, tanto lavoro sui pesi, sui balzi e poco sulla tecnica: però la filosofia russa non paga più, perché non basta essere forti e potenti per giocare a basket, la tecnica ormai gioca un ruolo importante.

I bambini georgiani giocano a Minibasket a scuola, nei Club e si disputa un campionato nazionale; il Minibasket in Georgia termina a 12 anni. E’ un Minibasket un po’ troppo tecnico, si va alla ricerca del talento. Ho cercato di ridare al gioco il suo posto principale nell’educazione globale della persona e spero di esserci riuscito. Ho ricevuto molte attestazioni di stima da parte degli Istruttori e allenatori georgiani

Oltre al Minibasket, i bambini a scuola praticano molte discipline sportive: atletica leggera, nuoto, judo, lotta e tutto è gratuito.

Ho tenuto (assieme all’allenatore ungherese Lazlo Killik) per due settimane (una per anno), le lezioni e gli allenamenti per gli Istruttori e allenatori georgiani, provenienti da tutte le regioni della Georgia e grande è stato l’interesse di tutti nel seguire il Corso.

Durante le lezioni sono state presentate nuove metodologie di insegnamento e di allenamento a livello giovanile e di Minibasket, non più basate sul metodo analitico, ma principalmente sul metodo misto (globale, analitico, globale).

ARMENIA

L’Armenia è una regione geograficamente affascinante, valli profonde e montagne altissime che culminano nella cima dell’Agri Dagi, da noi conosciuto come il biblico Ararat, a quasi 5.200 mt. d’altitudine, che domina la valle dell’Arasse.

L’Armenia è un paese prevalentemente agricolo, una popolazione cordiale, gentile. Non ho visto un semaforo in tutta Jerevan (la capitale), in compenso poliziotti in ogni angolo della città, circolano moltissime Fiat 124 e 125.

Ho avuto la fortuna di visitare un convento maestoso e all’interno una chiesa con icone preziosissime: non so quante persone hanno avuto la possibilità di visitare questo angolo del mondo!

A Jerevan città con oltre un milione di abitanti, ho alloggiato all’Hotel Erebuni, che divenne famoso in tutto il mondo quando nel salone principale si svolse il campionato del mondo di scacchi.

Molte chiese ortodosse, uno splendido museo, tanti monumenti. Di italiano, a Jerevan ho trovato il caffè Lavazza (dopo aver assaggiato il caffè turco) e ho bevuto un ottimo cognac.

Una stranezza: le ragazze armene vestono quasi tutte di nero, portano scarpe altissime e poi, oltre al visto di entrata (70 dollari), si paga anche quello di uscita (40 dollari) e anche un “ticket air” (10 dollari) ogni volta che si sale in aereo.

In Armenia lo sport è molto praticato, il calcio la fa da padrone, segue la lotta, il sollevamento pesi, il pugilato il judo, il tiro a segno e il tiro a volo.

A scuola due ore di Educazione Fisica la settimana e allenamenti (quasi tutti i giorni al pomeriggio.

All’Università si gioca a basket, a pallavolo e si pratica l’atletica leggera.

Sono organizzati campionati nazionali delle singole discipline, gli Allenatori sono o Insegnanti di Educazione Fisica o ex giocatori.

A Jerevan esistono poche palestre con parquet, ma tanta è la voglia di imparare, che i giovani giocano all’aperto su campi in terra battuta e canestri sgangherati.

Il Minibasket è un po’ la pallacanestro in miniatura, si esagera con la tecnica, le selezioni sono precoci. Ho cercato di introdurre il concetto di un Minibasket gioco-sport e spero di esserci riuscito.

La pallacanestro ha tradizioni antiche in Armenia, molti giocatori russi degli anni 70’ provenivano dall’Armenia, ora è una disciplina tutta da ricostruire, ma tanta è la voglia degli allenatori (molte donne) che non ho dubbi che il basket armeno possa ritornare agli antichi fasti.

Giovani talenti (alti e grossi) si dilettano nella pallacanestro, il metodo di allenamento è quello russo: tanta atletica, pesi, balzi e……poca tecnica.

Al Corso di formazione, grande interesse da parte degli Allenatori, tanta voglia di imparare esercizi nuovi, molte le domande e le richieste di chiarimenti sulla metodologia di insegnamento del Minibasket.

BIELORUSSIA

La Bielorussia (Russia bianca) è una piccola Repubblica, con una bellissima capitale, Minsk, ricca di piazze enormi e monumenti grandiosi, dedicati soprattutto a Lenin. Molti sono i supermercati (stile europeo), negozi bellissimi, strade molto ampie, macchine europee.

L’Aeroporto è immenso, ma quasi sempre vuoto, pochi sono i voli in arrivo e in partenza, i controlli della polizia sono molto severi.

Il visto di entrata è salatissimo (120 dollari), non è da meno quello di uscita (40 dollari).

Il Corso di Formazione per Istruttori e allenatori è stato tenuto a Gomel, una città situata a circa 400 km. da Minsk. Una sola strada completamente in mezzo ai boschi, con un solo distributore di benzina (si fa per dire!) lungo il tragitto, ma in compenso moltissimi controlli radar per il controllo della velocità e multe salatissime per i trasgressori (la multa è in relazione al reddito).

In Bielorussia si pratica ad alto livello il calcio, il basket, lo sci di fondo, il biathlon, il salto dal trampolino.

Imponente e grandioso è il Centro di Preparazione Olimpica per gli Sport invernali: palestre, saune, idromassaggio, trampolini per il salto, percorsi per il biathlon, sale pesi e una comoda foresteria.

I migliori talenti bielorussi (maschi e femmine) delle discipline olimpiche invernali, sono invitati al Centro di Preparazione Olimpica e sotto la guida di abili allenatori si preparano per le competizioni nazionali ed internazionali.

42 partecipanti al Corso FIBA per Istruttori e allenatori di pallacanestro, palestra in parquet perfetta, come dimostratori ragazzi e ragazze sopra il metro e ottanta. Atleti fortissimi (forti, resistenti, rapidi), tecnicamente molto bravi, gran saltatori (molto lavoro in palestra, molti pesi e tanta atletica). Anche le ragazze non scherzano, sono forti atleticamente, veloci e in possesso di una buona tecnica cestistica.

Il metodo di allenamento nella pallacanestro non è solamente quello russo, molti allenatori bielorussi hanno imparato ad allenare frequentando Clinic e Corsi nell’Europa occidentale e negli Stati Uniti.

I giocatori delle squadre di Club si allenano 5 volte alla settimana, due ore per allenamento, la disciplina è ferrea, chi sgarra è punito, gli allenatori sono preparati (molti sono ex giocatori di ottimo livello, altri sono Insegnanti di Educazione Fisica, laureati all’Università di Scienze Motorie di Mosca) e molto interessati alle nuove metodologie di allenamento del basket giovanile e del Minibasket. Il Minibasket si pratica a scuola e nei club: a scuola è gratuito. Si organizza il campionato nazionale Minibasket, al quale partecipano tutti i Club che hanno vinto le fasi provinciali e regionali.


Prof. Maurizio Mondoni

Fonte: Dailybasket

venerdì 31 maggio 2013

Il minibasket negli USA a confronto con il minibasket in Italia

Premessa
Ho preso spunto da una tesi di un mio studente Paolo Pirani e ho cercato di tracciare a grandi linee quali sono le differenze tra il Minibasket italiano e quello americano.
Le differenze sono innumerevoli e di vario genere.
La differenza si può notare anche nelle due Costituzioni: quella italiana è fondata sul lavoro mentre quella americana è fondata sulla libertà e ogni persona può decidere di creare un’organizzazione all’interno della quale gestire e organizzare campionati di qualsiasi sport.
Negli USA non esiste il C.O.N.I. come in Italia che controlla, regola e permette lo svolgimento di qualsiasi attività sportiva.
La burocrazia che inevitabilmente si trova in Italia, in America è molto meno articolata, rendendo attuabili molte iniziative intraprese, anche in ambito motorio e sportivo.
Sicuramente queste differenze sono date dal fatto che l’Italia è un Paese piccolo, mentre gli Stati Uniti sono pressappoco la somma di 50 Italie.
Se tutto fosse centralizzato come in Italia, i tempi di realizzazione negli USA sarebbero quelli italiani moltiplicati per 50.
Il fatto che ogni Stato americano abbia una propria autonomia è molto importante, perché in questo modo molte scuole e molti club si possono cimentare nell’organizzazione dello stesso tipo di attività (nel nostro caso il Biddy-basketball), portando soluzioni nuove per migliorare continuamente.
Per quanto riguarda il Minibasket americano (Biddy-Basketball) si possono distinguere due tipi di Minibasket: nella Scuola Elementare e nei Club privati.

Il Biddy-basketball nella Scuola Elementare americana: confronto con la nostra Scuola Primaria
L’istruzione nella Scuola Elementare americana inizia a 6 anni ed è suddivisa in gradi:

-         1° grado 6-7 anni
-         2° grado 7-8 anni
-         3° grado 8-9 anni
-         4° grado 9-10 anni
-         5° grado 10-11 anni

Sono previsti uno o due Insegnanti, ma anche Insegnanti specializzati (musica, arte, Educazione Fisica e Sportiva).
L’apparato scolastico americano è più propenso ad accettare le attività sportive all’interno della stessa, poiché il concetto di attività fisica, di movimento e di sport è molto più radicato e sviluppato rispetto all’Italia.
La scuola americana stanzia notevoli somme di denaro per le attività sportive che si svolgono all’interno della scuola.
Se una scuola è impegnata in attività sportive, in gare e campionati è uno stimolo in più per eccellere e per rendere più popolare la scuola stessa, così aumenterebbero le iscrizioni! Questo accade anche nelle Elementary School e gli sport di squadra più in voga sono il Biddy-basketball, il football americano, il volley e il soccer.
In Italia questo “modus operandi” non esiste, perché nella nostra cultura il concetto che a scuola si possa praticare l’attività sportiva non ha il giusto riconoscimento: a scuola si deve imparare a scrivere, a leggere e a far di conto. L’Educazione Motoria spesso è un optional!
Ultimamente con il progetto “Alfabetizzazione Motoria” si è cercato di invertire questa tendenza, ma si è ancora lontani dall’ottenere risultati riscontrabili. Troppo poco l’investimento del MIUR e del CONI per portarlo in tutte le provincie e scuole italiane. Viviamo solo di progetti presentati  alle scuole dalle Società Sportive o dagli Enti di Promozione Sportiva.
In Italia un bambino che frequenta la Scuola Primaria passa gran parte della giornata a scuola, sarebbe ora che imparasse a giocare allo sport! Diamogli la possibilità di avere Insegnanti preparati anche in Scienze Motorie, facciamogli provare tutti i giochi-sport e lui sceglierà quello che gli piace di più.
Abbiamo bisogno di Insegnanti-Educatori non di tecnici che vogliono ottenere subito dei risultati e che vanno nelle scuole con la speranza di trovare dei talenti o dei futuri campioni.
In Italia nella Scuola Primaria non dobbiamo cercare subito i campioni, non dobbiamo anticipare i tempi e le leggi dell’accrescimento, dobbiamo educare e sviluppare le capacità motorie dei bambini, la tecnica deve essere insegnata un po’ per volta, non bisogna esasperare il tutto con Tornei e gare.
Bisogne investire nell’Educazione Motoria e Sportiva, bisogna dotare le scuole di palestre polivalenti e rendere obbligatoria l’Educazione Motoria.
Poche sono le Scuole Primarie in Italia che propongono il Minibasket come gioco-sport. La proposta “Easy basket” in alcune regioni non ha trovato adepti, nonostante il grande sforzo economico e di risorse umane messe a disposizione dal Settore Scolastico F.I.P.
Nei miei viaggi d’istruzione ho visto alcune partite di Minibasket in Tornei a New York, nel Maryland e nel Kansas: i bambini americani non sono bravissimi, non hanno una grande “maestria”, ma hanno le basi per “giocare a tutto” non solo a Biddy-basketball.
Corrono, saltano, lanciano, si tuffano sulla palla e possiedono una larga base di schemi motori di base (abilità semplici) da trasformare progressivamente in abilità speciali (fondamentali individuali di gioco).
I bambini americani hanno la possibilità di vedere alle TV molte partite di basket dell’N.B.A. e dell’N.C.A.A., imitano i campioni, giocano come loro. In Italia invece molto calcio e per vedere il basket gli orari non sono indicati per i bambini.
L’America è un paese immenso, gli spazi sono molto ampi, ogni Elementary School (come le scuole medie, superiori e le Università) ha a disposizione la palestra (attrezzata) e gli spazi all’aperto (play-ground).
In Italia non è proprio così, molte Scuole Primarie non hanno nemmeno la palestra e l’Educazione Motoria non è molto considerata, figuriamoci il Minibasket!
In Italia il Tornei di Minibasket sono organizzati dalla FIP (Settore Minibasket), in USA ogni Stato organizza i propri tornei di Minibasket con regole diverse, in base al numero di scuole e di Club che partecipano.
Molte scuole propongono al loro interno, durante le ore scolastiche curriculari (School Program) un corso di basket (assieme ad altri corsi di sport); altre scuole dedicano al basket (e ad altri sport) le ore non curriculari (after School Program).
Non c’è una uniformità di regole e di attrezzature in tutti gli Stati e in tutte le città: tutto ciò è a discrezione di ogni Insegnante. Le classi sono miste, non sono ammessi esoneri e le palestre sono adeguatamente attrezzate (palloni, palloni e piccoli attrezzi).
Per insegnare Biddy-basketball in una scuola americana bisogna essere o professori di Educazione Fisica oppure Allenatori di basket “certificati”.
Durante i miei viaggi negli Stati Uniti (aggiungo anche alcune scuole visitate da Paolo Pirani) ho avuto modo di verificare di persona queste due situazioni, visitando alcune scuole elementari statali e private e colloquiando con gli Insegnanti.

St. John and Paul Elementary School
Questa scuola elementare propone un programma di insegnamento di basket nelle ore extra-curriculari; per usufruire della palestra è necessario avere l’autorizzazione da parte del Preside della scuola ed è obbligatorio stipulare una assicurazione per eventuali incidenti.
I gruppi di bambini (circa 200) sono divisi per età. I bambini di 6-7 anni svolgono un allenamento di Biddy-basketball la settimana, quelli di 8-9 anni due allenamenti la settimana, quelli di 10-11 anni 2 allenamenti e una partita la settimana.
I bambini di 6-7 giocano con la palla a tirare a canestro, a palleggiare, a passare la palla e alla fine dell’anno esibizione-saggio alla presenza di genitori e parenti. I bambini di 8-9 anni giocano con un pallone piccolo 3 c 3 (non partecipano a nessun tipo di campionato), quelli di 10-11 anni giocano con il pallone regolamentare. Le regole sono quelle del basket “degli adulti” (4 periodi da 10’ ciascuno), le partite sono arbitrate da arbitri. Si organizzano tornei interclasse e partecipano al campionato (contro le altre scuole di NY) solo i bambini di 10-11 anni.
St Bernard Elementary School
La scuola non offre un “After School Program”, ma propone il Biddy-basketball per 4 settimane durante l’anno scolastico (gruppi omogenei per età). A 6-7 anni giochi con la palla e con i piccoli attrezzi, a 8-9 anni torneo tra le classi di 3 c 3, la scuola organizza un torneo interclasse e partecipa al campionato (contro le altre scuole di NY) solo con bambini di 10-11 anni La palestra è molto bella con 2 canestri a 8,5 piedi (circa mt. 2.60). Per l’attività di Biddy-basketball la scuola stanzia 3000 dollari l’anno, i corsi sono gratuiti.
Lutheran Elementary School
E’ una grande scuola privata e offre il Biddy-basketball nello School Program e nell’After School Program e coinvolge moltissimi bambini/e, che sono divisi in base all’età in gruppi misti. I bambini di 6-7 anni svolgono attività 2 volte la settimana senza partite, i bambini di 8-9 anni 2 volte la settimana con una partita e i più grandi di 10-11 anni due allenamenti la settimana e una partita.
La palestra è molto grande con 2 campi regolamentari, aria condizionata, parquet, canestri ad un’altezza di 8,5 piedi, palla più piccola rispetto a quella regolamentare.
Si organizzano tornei interclasse 3 c 3 per i bambini di 8-9 anni e la scuola partecipa a un campionato con le altre squadre con i bambini di 10-11 anni, le regole sono le stesse del basket normale (4 tempi da 10’ ciascuno, tutti devono giocare), non si può attuare la difesa uomo-pressing.
I bambini coinvolti circa 450, gli Insegnanti 25 (Insegnanti di E.F. e Allenatori). La Lutheran School durante l’estate organizza Camp di Biddy-basketball per i bambini e Camp di sport per i genitori dei bambini che partecipano al camp.
Suffolk Elementary School
La scuola non offre un After School Program, ma propone il Biddy-basketball per 10 settimane durante l’anno scolastico. I bambini coinvolti circa 400 e gli Insegnanti 30. I gruppi sono suddivisi in base all’età e per sesso. Due lezioni alla settimana della durata di 1 h e mezza nella palestra di proprietà della scuola o all’esterno durante i mesi primaverili. Per i bambini di 6-7 anni una lezione la settimana, per i bambini di 8-9 e 10-11 anni 2 volte la settimana.
Le squadre di 8-9 anni sono impegnate in un torneo di 3 c 3 all’interno della scuola stessa, mentre per i bambini di 10-11 anni torneo 5 c 5 interclasse. La scuola non partecipa a nessun campionato. La scuola stanzia 2000 dollari per il Biddy-basketball, i corsi sono gratuiti. I fondamentali individuali (palleggio, tiro, passaggio) sono insegnati sotto forma di gioco.
De Matha Catholic Elementary  School
E’ una grande scuola cattolica, una delle più importanti negli Stati Uniti. E’ stata fondata da un prete francese “Father De Matha” ed è frequentata da moltissimi bambini/e. I colori della scuola sono il rosso-bianco-blu e il simbolo è il cervo (“stag”).
In questa scuola (che ha anche Middle and High School) lo studio e la religione sono molto importanti, poi viene lo sport e tra gli sport più praticati il Biddy-basketball è quello più frequentato.
I bambini di 6-7 anni giocano con tutti i tipi di pallone (basket, volley, calcio americano, soccer), mentre i bambini di 8-9 anni sono impegnati in tornei interclasse di 3 c 3.
Gli allenamenti di basket si effettuano nell’After School Program e sono riservati principalmente ai bambini di 10-11 anni che partecipano al torneo interclass e al campionato tra le diverse scuole; gli spostamenti si effettuano in bus. Il regolamento è quello del basket dei “grandi”, 4 periodi di gioco da 10’ ciascuno, tutti devono giocare. La palestra è molto attrezzata, parquet e canestri graduabili, gruppi separati (maschi e femmine), allenamenti il pomeriggio.

Gli Insegnanti di Educazione Fisica e gli Allenatori sono 32: tutti seguono le attività di Biddy-basketball durante la settimana.
I corsi sono a pagamento, comunque la Scuola mette a disposizione per il Biddy-basketball 4000 dollari.
Dallas Elementary School
La scuola offre un After School Program all’interno del quale lavorano 25 Insegnanti di Educazione Fisica e Allenatori. I bambini (350) sono divisi in base all’età in gruppi misti (maschi e femmine assieme). I bambini di 6-7 anni svolgono attività 2 volte la settimana senza partite, i bambini di 8-9 anni svolgono due allenamenti la settimana e giocano la partita 5 c 5, i bambini di 10-11 anni due allenamenti la settimana e due partite con le altre scuole. Le regole sono quelle della pallacanestro dei “grandi”, non si può attuare il pressing.
Manzanita Elementary School
La scuola non offre un After School Program, ma propone il Biddy-basketball per 6 settimane come proposta di sport. I bambini (400 circa) sono suddivisi in gruppi in base all’età e al sesso, le lezioni sono di 1 h e mezza ciascuna all’interno della palestra della scuola. Si organizza un torneo interno di 3 c 3 e di 5 c 5. La scuola stanzia un contributo di 2000 dollari per il Biddy-basketball, i corsi sono gratuiti.

Free Parks e Club privati
Al di fuori della scuola esiste la possibilità di frequentare liberamente i free-parks che mettono a disposizione dei bambini/e moltissime attrezzature sportive, compresi i canestri di Biddy-basketball.
In questi play-ground i bambini possono giocare assistiti da Insegnanti e Allenatori qualificati che mettono a loro disposizione, oltre ai palloni, consigli e accorgimenti.
Inoltre le Community (cittadine di una stessa provincia) organizzano un loro campionato con relative classifiche, non ci sono arbitri né Istruttori qualificati. Le partite terminano con una festa finale che prevede la partecipazione anche dei genitori e dei parenti.

Biddy-basketball Lancaster
Quest’Associazione si prone di presentare il Biddy-basketball come un gioco, riservato a bambini dai 7 ai 12 anni, 2 allenamenti la settimana e partita al sabato (per 10 settimane da dicembre a marzo). Per i bambini di 7-8-9 anni torneo di 3 c 3 ai 21 punti, per quelli di 10-11-12 anni torneo 5 c 5. Ogni partita è composta da 4 quarti da 6’ ciascuno, tutti devono giocare, per iniziare la partita una squadra deve avere almeno 5 giocatori/trici  in campo, canestri a 8 piedi e 50, palla che utilizzano le femminine (29.5 pollici), la linea di tiro libero è un piede più avanti rispetto alla distanza normale. Ad ogni bambino deve essere garantito un minimo di 8’ di gioco, il referti sta controlla i cambi, difesa a uomo, se la partita termina in parità si disputerà un “overtime” della durata di 3’ e in caso ancora di parità “golden basket”.
Young Men Christian Association and Christian Youth Organization
Queste due organizzazioni (Y.M.C.A. e C.Y.O.) organizzano dei veri e propri campionati tra le Scuole Elementari cattoliche della città. Le regole sono quelle del basket adulto, i canestri e i palloni sono regolamentari.
I campionati sono riservati a bambini/e di 9-10-11 anni. 10 giocatori per squadra, 4 tempi da 10’ ciascuno, tutti devono giocare.
Police’ Club
Queste organizzazioni organizzano corsi e tornei di Biddy-basketball. I tornei sono riservati tra i diversi distretti di polizia. Arbitri gestiti da una lega con un Commissioner. Canestri a mt. 2.60, palloni piccoli, 4 tempi da 6’ ciascuno, tutti devono giocare.
Boys’ and Girl’ Club di Jerico e Nassau
Questi Club sono privati e organizzano lezioni e allenamenti di Biddy-basketball al pomeriggio della durata di 1 h e mezza con Istruttori e Allenatori qualificati. I club hanno a disposizione impianti coperti e play-ground, canestri da  Biddy-basketball e palloni più piccoli rispetto a quelli regolamentari, gruppi separati (maschi e femmine).
Biddy-basketball Norwalk
Lo scopo di quest’Associazione è di fornire un programma per i bambini della città di Norwalk. Il Norwalk Biddy-basketball ha 5 divisioni:
-         Iddy Biddy: per bambini di 5 anni, una sola lezione di giochi con la palla (di tutti i tipi) il sabato mattina;
-         Peanut: per bambini di 6-7 anni, una sola lezione di giochi con la palla di Biddy-basketball il sabato mattina;
-         Midget: per bambini di 8-9 anni, torneo 3 c 3;
-         Junior: per bambini di 9-10 anni, torneo di 3 c 3 e di 5 c 5 (allenamento il sabato e torneo la domenica);
-         Senior: per ragazzi di 11-12 anni, torneo 5 c 5 (allenamento il sabato e torneo la domenica).

In USA esiste un’organizzazione “Biddy-basketball International”, con sede in Lousiana che organizza un vero e proprio campionato che coinvolge moltissime squadre.  I tornei sono di 3 tipi:
-         riservato a bambini/e di 7-8 anni;
-         riservato a bambini/e di 9-10 anni;
-         riservato a bambini di 11-12 anni.
Il campo di gioco è delle stesse dimensioni del campo regolamentare, per i bambini di 7-8 anni il canestro è alto 8 piedi e 50, per i bambini di 9-10 anni 9 piedi, per i bambini di 11-12 anni 9 piedi e 50. La linea di tiro libero è posizionata a 12.20 piedi dalla linea di fondo, l’arco della linea del tiro da 3 punti a 19 piedi. Il pallone ufficiale è giallo e nero BDY 1008 per i bambini di 7-8 anni e BDY 1010 per gli altri. La partita è composta da 4 periodi da 6’ ciascuno, 5 falli personali, la regola dei 3” vale solo a 10-11 anni, a 7-8 e 9 anni vale la regola dei 5”.

Prof. Maurizio Mondoni

Fonte: Dailybasket

sabato 25 maggio 2013

La via da seguire: il minibasket è una cosa seria, lasciamolo ai bambini!


Il gioco non è un “optional” nella nostra esistenza, i bambini quando giocano, giocano seriamente: il gioco è il lavoro del bambino.
Il bambino “afferra il mondo” che lo circonda, toccando, muovendo, prendendo, manipolando oggetti, giocattoli e tutto quanto gli sta attorno. Attraverso il gioco il bambino acquisisce esperienze sociali e materiali che determinano progressivamente enormi progressi nel suo sviluppo.

Il Minibasket

Siccome il Minibasket è un gioco e non è la pallacanestro in miniatura, gli Istruttori devono conoscere, quando insegnano, quali sono le sue caratteristiche:

-         la gratuità;
-         la delimitazione nello spazio e nel tempo;
-         il piacere della tensione;
-         il piacere di “fare” canestro.

Il Minibasket è importante per la stabilizzazione dei movimenti e dei gesti e per la variazione dei movimenti: tutto ciò favorisce la creatività, che è la capacità inventiva (capacità di risolvere le situazioni-problema che di volta in volta sono presentate dall’Istruttore), che permette di riorganizzare le abilità apprese e di arrivare a forme nuove di comportamento o di movimento.
Il bambino giocando a Minibasket da solo o con gli altri, si “munisce” di un bagaglio cognitivo, intellettivo, mentale, motorio, emotivo, che sarà la base su cui costruirà successivamente abilità motorie complesse, attraverso l’educazione e lo sviluppo delle capacità motorie.
Nel Minibasket deve essere permesso a tutti i bambini di avere delle idee, di provare, di capire e di commettere degli errori.
Il Minibasket (come tutti gli altri giochi-sport) per il bambino è un’attività seria per vivere bene e crescere meglio.
In palestra i bambini devono giocare a palleggiare, tirare, passare, non devono assolutamente essere specializzati tecnicamente in modo precoce: c’è tempo dopo!
“Non si devono insegnare ai bambini gli scivolamenti difensivi, il loro modo di difendere è attaccare chi è in possesso di palla, non si deve parlare di preparazione atletica, ma occorre rispettare le leggi dell’accrescimento, no allo stretching, si devono progressivamente giocare a  trasformare gli schemi motori di base in abilità complesse (fondamentali individuali) attraverso l’educazione e lo sviluppo delle capacità motorie individuali”.
I bambini possiedono una grande capacità: riescono a trasformare in gioco tutto ciò con cui entrano in contatto e la palla per loro è lo strumento più importante per la sua grande valenza ludica.
I bambini vanno incontro al mondo giocando, corteggiandolo, cercando di riportare alla loro portata e alla loro dimensione, tutto ciò che appare loro poco comprensibile o tollerabile.
Il bambino vuole Istruttori Educatori di Minibasket competenti, non vuole i superallenatori, vuole divertirsi, non gli piace essere punito se sbaglia, vuole rendersi conto del perché sbaglia.
In questo modo i bambini vivranno ancora nel loro mondo fantastico, apprenderanno cose nuove e in questo modo gli Istruttori partiranno, nella loro programmazione di lavoro, da ciò che i bambini sanno fare e guardandoli mentre giocano, capiranno molte situazioni che a prima vista non avevano osservato.

 Conclusioni

Cari Istruttori Minibasket fate vivere ai bambini un’infanzia che sia fertile di sogni, progetti, realizzazioni e che abbia tutta la ricchezza e la vitalità del gioco.
E’ molto importante fare in modo che tutte le Agenzie Educative che ruotano attorno al mondo del bambino (Famiglia, Scuola, Centro Minibasket), avvicinino nel modo migliore e il più corretto possibile, i bambini al piacere di giocare a Minibasket.
Affinché ciò avvenga, i bambini hanno bisogno di avvicinarvisi con i tempi e i modi della loro età, prima giocando in allegria e poi, gradualmente, avviandoli alle regole, all’impegno fisico e psicologico, alla lealtà sportiva, alla competizione, al confronto (e non allo scontro).
I bambini devono giocare a Minibasket, non a pallacanestro!
Lasciamo il Minibasket ai bambini, ognuno deve fare ciò che lo diverte: l’importante è cercare di soddisfare i bisogni e le motivazioni di ognuno e non solo cercare di creare dei campioni in età precoce e vincere a tutti i costi!

Prof. Maurizio Mondoni

Fonte: Dailybasket

giovedì 4 aprile 2013

“Conosciamo lo spazio giocando a minibasket” - seconda parte


Rappresentazione dei rapporti spaziali


La rappresentazione di “un qualcosa” si forma con la creazione di strutture mentali permanenti nel S.N.C. Nel corso dell’ontogenesi, la percezione e la rappresentazione dello spazio, avvengono gradualmente, perché alla nascita il bambino non ha sviluppato completamente il S.N.C. e pertanto tutti i possibili collegamenti si possono instaurare e si può nei primi anni di vita, giungere all’esatta rappresentazione di sé nello spazio.
La rappresentazione mentale di un movimento consente successivamente al bambino il passaggio dal simbolo del gesto al gesto propriamente detto.
La percezione (molto importante nella rappresentazione spaziale) è legata alla posizione dell’individuo immerso nello spazio (concetti di davanti, dietro, a destra, a sinistra, sopra, sotto).
La maturazione della capacità di rappresentazione dei rapporti spaziali, conduce il bambino dai 5 agli 8 anni, a superare i limiti connessi alla percezione (passaggio dal pensiero pre-operatorio al pensiero operatorio concreto, che si instaura tra i 7 e gli 11 anni).

Spazio topologico

I primi rapporti spaziali padroneggiati dal bambino sono di natura topologica, cioè dipendono dai concetti di vicinanza, separazione, inclusione, ordine (o successione spaziale) e continuità.
Il rapporto più elementare è quello della vicinanza degli elementi percepiti nello stesso campo visivo.
Un altro rapporto spaziale importante è la separazione, cioè due oggetti vicini possono essere considerati differenti, solo se manipolati. Il rapporto d’ordine e di successione permette al bambino di stabilire che oggetti vicini e separati possono essere posti gli uni dopo gli altri.
Un altro rapporto spaziale è quello dell’inclusione, che permette al bambino di situare un oggetto in un altro (esempio la palla  in un cerchio o nel canestro).
I rapporti topologici iniziali riguardano l’oggetto in sé e i suoi elementi costitutivi; il movimento fonda, pertanto, le sue basi sulla percezione.
Di conseguenza, è estremamente importante l’attività senso-motoria che trasformerà progressivamente l’universo percettivo del bambino e lo farà evolvere verso acquisizioni sempre più complesse.
Un ambiente familiare, scolastico e sportivo rigido e ricco di limitazioni, può provocare nel bambino un ritardo nell’evoluzione dei rapporti spaziali, con conseguenti problemi di apprendimenti futuri.

Spazio euclideo


Lo sviluppo della consapevolezza e dell’organizzazione spaziale si evolve nell’uomo attraverso l’immagine mentale dettata dall’esperienza. Lo spazio euclideo è una coordinazione tra gli oggetti come tali, la cui forma più caratteristica è costituita dalla costruzione dei sistemi di coordinate, che non sono altro, nel loro punto di partenza, che una vasta rete estesa a tutti gli oggetti, in base a tre tipi di rapporti: sinistra-destra, sopra-sotto, davanti-dietro.
E’ grazie alla costruzione di questa rete, che i movimenti e le figure possono essere orientate nello spazio.

Spazio proiettivo


E’ la coordinazione degli oggetti, relativamente a punti di vista diversi. Questo sistema di riferimento non conserva ancora le distanze e le dimensioni come un sistema di coordinate, ma le posizioni relative agli elementi della figura o delle figure, le une rispetto alle altre.
Fino a 7-8 anni, il centro assoluto di riferimento per il bambino è il “proprio corpo” e parte da impressioni e sensazioni proprie.
Verso il 7-8 anni, appaiono più definite le nozioni di destra e di sinistra in altre persone, mentre l’imitazione perde il suo carattere speculare.
Il bambino può organizzare il “suo spazio proiettivo”, cioè può situare gli oggetti gli uni in rapporto agli altri, secondo sistemi coordinati, dipendenti da determinati punti di riferimento significativi.

Rapporti tra lo spazio proiettivo ed euclideo


I due spazi (proiettivo e euclideo) si elaborano indipendentemente l’uno dall’altro e partono dallo spazio topologico. I bambini quando giocano, affrontano continuamente questo problema (esempio quando fanno rotolare o lanciano una palla da un punto all’altro del campo e cercano di colpire un oggetto, oppure quando tirano a canestro o quando passano la palla a un compagno). La loro mira non è perfetta, perché non sanno percepire la distanza, non riescono ad essere precisi nel gesto, non sanno utilizzare bene la forza di rotolamento o di lancio per far arrivare la palla al punto prestabilito.

Prof. Maurizio Mondoni

Fonte: Dailybasket

martedì 26 marzo 2013

“Conosciamo lo spazio giocando a minibasket”


Premessa

Lo spazio, come il tempo, è una delle proprietà oggettive fondamentali della materia. Una definizione enciclopedica (Rizzoli-Larousse) dello spazio (dal latino spatium) è quella di “estensione indefinita, luogo senza limiti, che contiene tutte le estensioni finite, in cui appaiono collocati i corpi”.
Nell’accezione filosofica e scientifica, lo spazio è “un’entità illimitata e indefinita, nella quale i corpi sensibili sono contenuti e si muovono”.
L’uomo non riesce a immaginare nulla al di fuori dello spazio e del tempo e la nostra costituzione biologica ci ha indotto a una rappresentazione dell’Universo, che ci fa considerare separatamente lo spazio e i corpi che in lui si trovano. Questo concetto di spazio permette un’efficace descrizione di molte proprietà degli oggetti (lunghezza di un segmento, distanza di due punti, area di una superficie, posizione di un punto rispetto ad un altro).
Tutte queste proprietà geometriche degli oggetti possono essere trasferite nello spazio, come sue proprietà indipendenti dagli oggetti specifici e si perviene così ad una descrizione precisa dello spazio tridimensionale o “euclideo”.

Le Scienze Motorie, i giochi-sport e il Minibasket

Anche le Scienze dell’Educazione Motoria si occupano dello spazio, perché il corpo dell’uomo, nel suo insieme è un volume che si muove in un campo definito e orientato. Durante il movimento del nostro corpo, ogni piccolo segmento ha una possibilità ottimale di spostamento, perciò la conoscenza dello spazio permette al movimento di orientarsi e organizzarsi, tramite la coordinazione e l’equilibrio. Nello stesso tempo, la strutturazione dello spazio, nell’uomo è frutto di dinamismi sensoriali, affettivi e intellettivi, che sono variamente sollecitati dal movimento.
La possibilità di compiere esperienze motorie da parte di un bambino, costituisce la base indispensabile per migliorare la percezione dello spazio (e del tempo) nei suoi molteplici aspetti.
In tutti i giochi-sport di squadra e quindi anche nel Minibasket è importante educare nei bambini il concetto di spazio.
Per educazione dello spazio si intende “l’educazione delle capacità di orientare i propri movimenti nello spazio in relazione ad uno scopo”.
Possiamo distinguere tre tappe fondamentali nell’educazione dello spazio:

-         il perfezionamento della precisione spaziale del movimento. In questa tappa non ha importanza la velocità esecutiva, ma è fondamentale la precisione del movimento in relazione allo scopo dell’azione e l’obiettivo principale è l’elementare soluzione del compito motorio nello spazio (rapporto topologico);
-         il perfezionamento della percezione spaziale attraverso i movimenti di coordinazione e di equilibrio che si possono effettuare in tempi brevi. In questa tappa si registra un’elevata attività di pensiero durante l’apprendimento e non una semplice ripetizione automatica del movimento;
-         il perfezionamento della capacità di eseguire movimenti precisi nello spazio (valutazione delle direzioni, della distanza, etc.). In questa tappa il bambino è capace di adattare e trasformare il movimento in condizioni spaziali che cambiano e in situazioni differenti. E’ una tappa aperta, nel senso che non si può mai raggiungere la fine, perché la valutazione e la rappresentazione dei rapporti spaziali, sono frutto dell’esperienza motoria e dell’intelligenza.

La percezione dello spazio nel Minibasket

La percezione è una delle funzioni psicologiche primarie da tenere in considerazione da parte dell’Istruttore Minibasket. I nostri sensi sono i cancelli che ci permettono di accedere al mondo esterno, di conoscerlo e ci aiutano a metterci in relazione con lui.
Il nostro organismo dispone di diversi mezzi per conoscere il proprio orientamento nello spazio, cioè la posizione del corpo rispetto alle coordinate spaziali.
I mezzi di cui il bambino si serve per effettuare queste valutazioni sono gli organi di senso, che trasmettono al Sistema Nervoso Centrale, sotto forma di eccitamenti, gli impulsi che gli giungono dal mondo esterno e dal proprio corpo. Gli impulsi sono organizzati, coordinati e associati dalle sensazioni posteriori della regione parietale inferiore (area 39 di Brodman) e dalle regioni occipitali dell’encefalo. Gli organi di senso (analizzatori) interessati sono gli esterocettori (visivi 83%, uditivi 13%, tattili 1%), i propriocettori muscolo-tendinei e viscerali e i recettori labirintici.
Disturbi o il mancato sviluppo funzionale di uno o più analizzatori, possono comportare una perturbazione nella percezione spaziale.

L’apparato visivo

La funzione visiva permette al bambino di valutare la situazione del proprio corpo rispetto al mondo esterno e quella reciproca degli oggetti circostanti (canestri, linee perimetrali, compagni, palla).
Grazie all’apporto delle afferenze visive, è possibile costruire più rapidamente forme e distanze, perché attraverso la vista è possibile percepire più elementi simultaneamente.
Quando gioca a Minibasket il bambino deve tenere conto della sua posizione in campo, delle posizioni dei propri compagni, degli avversari e della palla.
In palestra l’Istruttore può proporre esercizi-gioco con o senza palla (dal semplice al difficile), giochi semplificati in situazioni spaziali differenti (a tutto campo, a metà campo, in spazi ristretti).
Un punto importante da considerare è la percezione della profondità. Sebbene l’immagine retinica del bambino sia bidimensionale, l’immagine della profondità (distanza) è presente continuamente in noi (statura, altezza degli edifici, degli alberi, delle montagne, etc.), sempre con riferimento ad esperienze vissute.



L’apparato uditivo


Saper riconoscere la provenienza e la distanza di un suono attraverso un’attenta ascoltazione biauricolare, permette al bambino di dirigersi verso la fonte sonora, anche senza l’intervento di altre afferenze. E’ importante proporre esercizi-gioco a occhi chiusi, con i bambini che si spostano nello spazio, seguendo il suono di un fischietto, del tamburello, della musica o della voce dell’Istruttore.

L’apparato vestibolare

Il labirinto, situato nell’orecchio interno, è il principale apparato dell’equilibrio e da lui originano i riflessi che influenzano il tono muscolare e i riflessi posturali di tutto il corpo che regolano i movimenti del capo, registrando modificazioni nella direzione e nella velocità.

L’apparato cinestetico

Durante il movimento, si percepisce non solo il corpo nel suo insieme, ma anche i suoi segmenti che si spostano e si orientano nello spazio, gli uni in rapporto agli altri. Le informazioni che pervengono al S.N.C. permettono al bambino di controllare l’esatta posizione dei diversi segmenti corporei durante l’esecuzione di un gesto motorio (per esempio l’esatta posizione del braccio e dell’avambraccio durante un tiro a canestro).

L’apparato tattile

 Gli organi tattili sono localizzati nella cute e nella mucosa degli orifizi naturali. Lo stimolo adatto ad eccitarli, è una pressione sulla cute in modo che sia lievemente stirata (per esempio prendere un pallone e manipolarlo. Grazie a queste informazioni, è possibile percepire la forma e la superficie degli oggetti toccati (piccoli attrezzi, palle e palloni). L’apparato tattile assume un ruolo fondamentale, ai fini dell’orientamento spaziale, nel momento in cui vengono a mancare le afferenze visive.

Prof. Maurizio Mondoni

Fonte: Dailybasket

domenica 24 marzo 2013

“Come insegnare la difesa individuale nel minibasket”


Concetti della difesa a uomo nel Minibasket


In considerazione di tutto ciò, possiamo pensare che un bambino che gioca a Minibasket e che non è in attacco, non trovi molte difficoltà a “marcare a uomo” il proprio avversario in possesso di palla, perché il suo obiettivo è solo quello: impadronirsi della palla!

Concetti

1) Se il bambino deve “marcare” chi è in possesso di palla, non deve cercare solo di portargli via la palla (salvo che non gli palleggi davanti), deve cercare di non farlo andare facilmente a canestro (stargli di fronte all’inizio e poi di fronte alla palla e a distanze differenti, secondo la distanza dal proprio canestro, perché se gli sta troppo vicino, spesso è battuto).

2) Se il bambino deve “marcare” chi non è in possesso di palla, deve all’inizio stargli di fronte (a distanze diverse), anche se gli interessa molto la palla ed è tentato di andare a “raddoppiare” verso la palla, per impossessarsene e poi iniziare a marcare “d’anticipo” (a distanze diverse); ma deve cercare anche di intercettare la palla se arriva un passaggio (capacità di anticipazione e di scelta), calcolando bene la distanza del passaggio, la velocità di arrivo della palla e la sua rapidità di spostamento (con il corpo, con le braccia, con le mani).
Un bambino in difesa sul non possessore di palla, deve cercare di risolvere tre problemi fondamentali che gli si presentano durante il gioco:

- Dove?
- Quando?
- Perché?

1) Dove intercettare la palla?

Nello spazio libero, cioè sulla traiettoria possibile della palla tra chi ne è in possesso e chi non lo è.

2) Quando intercettare la palla?

Nei momenti giusti e nei momenti adeguati.

3) Come intercettare la palla?

Nel miglior modo possibile, in equilibrio e in modo coordinato.

Per fare tutto ciò, il bambino deve conoscere i movimenti che può effettuare con il proprio corpo, nello spazio (in tanto spazio, in poco spazio, in spazi ristretti) e nel tempo (prima-dopo-contemporaneamente). Quindi (a 10-11 anni), difesa “a uomo” sul possessore di palla e d’anticipo sul giocatore non in possesso di palla: ci si può allontanare in relazione alla posizione della palla (mettersi sulla punta di un triangolo immaginario che si forma tra giocatore su cui si difende e giocatore in possesso di palla) e cercare di intercettare la palla in relazione ad un eventuale passaggio.

Cosa significa difendere a uomo

1)   Difendere “a uomo” sull’avversario è una “sfida personale” (non si deve perderlo di vista, si deve sempre sapere dove si trova in campo).
2)  Difendere “a uomo” (frontalmente vicino all’inizio e poi man mano staccandosi in relazione alla distanza dal canestro), significa “duellare” (cercare di battere l’altro e non farsi battere).
3)  difendere “a uomo” significa cercare di impedire o paralizzare le iniziative di attacco dell’avversario:

-         cercare di “rubargli” il pallone se non protegge la palla;
-         cercare di intercettare il pallone su un passaggio;
-         cercare di farlo andare dove non vuole;
-         cercare non fargli passare o ricevere facilmente la palla;
-         cercare di non farlo tirare facilmente a canestro

Prof. Maurizio Mondoni

Fonte: Daily basket
 

mercoledì 13 marzo 2013

“Come insegnare la difesa individuale nel minibasket”


Il bambino, giocando, non si difende mai, attacca, perciò impara la difesa nell’attaccare. Ad esempio, quando è in attacco ed è in possesso di palla, si muove con il corpo, con le gambe, con il busto, con le braccia, con le mani (nello spazio e nel tempo) per proteggerla (palleggio protetto, giro in palleggio, etc.), perché il difensore dell’altra squadra vuole entrarne in possesso.
E’ importante insegnare, a livello di Minibasket (9-10-11 anni), che la difesa nasce dall’attacco.
I concetti principali da inculcare nei bambini di tale età, sono:

  • “se sei in possesso di palla cerca di non fartela portare via”
  • “se te la portano via cerca di recuperarla”
  • “se non ci riesci impedisci all’avversario di concludere a canestro facilmente”
  • “se difendi su chi non è in possesso di palla, non fargliela ricevere facilmente”

Metodi

In una progressione tecnico-didattica d’insegnamento della difesa nel Minibasket (dai 9 anni in avanti), si parte:
-         dal concetto di difesa della palla (palleggio protetto);
-         per passare alla difesa in forma libera (come si vuole);
-         poi a quella frontale (stare davanti all’attaccante, sia che abbia il possesso di palla, sia che non l’abbia ed attaccarlo per metterlo in difficoltà);
-         poi alla difesa davanti alla palla e alla difesa d’anticipo sul giocatore non in possesso di palla (10-11 anni).

La strategia della difesa

La strategia difensiva (tattica) di un bambino è “l’insieme delle azioni motorie che può utilizzare mentre gioca, quando non è in possesso di palla”. Il bambino “vuole” entrare in possesso della palla, è difficile che “difenda” su chi non è in possesso di palla; spesso va a raddoppiare sul possessore di palla. Le fasi della strategia difensiva sono tre:

-         percezione ed analisi della situazione;
-         soluzione mentale del problema;
-         soluzione motoria del problema.

L’azione strategica rappresenta, dal punto di vista cibernetico, un sistema che non sceglie solo l’obiettivo migliore tra i vari possibili, ma è capace di autoperfezionarsi nello stesso tempo in cui risolve il problema che gli è stato presentato.
Secondo il linguaggio corrente nella pallacanestro e quindi, nel Minibasket, la difesa inizia con la perdita del possesso della palla:

-          per aver realizzato canestro;
-          per aver commesso un’infrazione, una violazione o un fallo;
-          dopo aver tirato a canestro e non aver “catturato” il rimbalzo;
-          perché l’avversario è entrato in possesso della palla.

In un senso più ampio, la difesa è un’azione che perdura costantemente, perché il bambino non deve difendere, ma attaccare chi è in possesso di palla per metterlo in difficoltà e per recuperare, se è possibile, la palla.
I principi fondamentali della difesa individuale nel Minibasket sono:

1)   cercare di recuperare la palla;
2)  evitare l’avanzare facile dell’avversario verso il canestro;
3)  proteggere il canestro e le zone più vicine di tiro.

Lo spazio

I bambini che giocano a Minibasket, si muovono in uno spazio delimitato da linee (28 x 15 mt. al massimo, ma anche in campi più piccoli), con o senza palla, attaccano, difendono, palleggiano, passano, tirano, si smarcano, difendono.
All’inizio, l’obiettivo dell’Istruttore è di educare lo spazio attraverso tre tappe fondamentali:

1)   perfezionamento della precisione spaziale del movimento. In questa tappa non ha importanza la velocità esecutiva del movimento, l’obiettivo principale è l’elementare soluzione del compito motorio nello spazio (rapporto topologico);
2)  perfezionamento della percezione spaziale attraverso movimenti di coordinazione che si possono effettuare in tempi brevi;
3)  perfezionamento della capacità di eseguire movimenti precisi nello spazio (valutazione delle direzioni, delle distanze, etc.).

Il bambino percepisce lo spazio (orientamento del proprio corpo nello spazio) attraverso gli organi di senso (esterocettori visivi, uditivi, tattili, propriocettori muscolo-tendinei e viscerali, recettori labirintici), che trasmettono al Sistema Nervoso Centrale, sotto forma di eccitamenti, gli impulsi che gli giungono dal mondo esterno e dal proprio corpo.
La rappresentazione di un “qualcosa” si forma con la creazione di strutture mentali permanenti nel Sistema Nervoso Centrale.
Nei primi anni di vita, il bambino non può giungere ad un’esatta rappresentazione di se stesso nello spazio.
La rappresentazione mentale di un movimento consente, successivamente, il passaggio dal simbolo del gesto al gesto propriamente detto.
La percezione, molto importante nella rappresentazione spaziale, è legata alla posizione di chi è “immerso” nello spazio (concetti di davanti, dietro, lateralmente a destra e a sinistra).
La maturazione della capacità di rappresentazione dei rapporti spaziali, conduce il bambino tra i 5 e gli 8 anni a superare i limiti connessi alla percezione (passaggio dal pensiero pre-operatorio al pensiero operatorio concreto, che si instaura tra i 7 e gli 11 anni).
Il periodo che va dagli 11 ai 14 anni è il momento del pensiero operatorio formale, in pratica il ragazzo finalmente può giungere ad un risultato concreto, indipendentemente dall’attività percettiva e dall’esperienza.

Spazio topologico, euclideo e proiettivo

Nel Minibasket troviamo spesso termini come triangolo, rettangolo, cerchio, area, volume, che fanno riferimento allo spazio.
I primi approcci spaziali padroneggiati dal bambino, sono di natura topologica e dipendono dai concetti di vicinanza, separazione, inclusione, ordine e continuità.
Lo sviluppo della consapevolezza e dell’organizzazione spaziale si evolve nell’uomo attraverso l’immagine mentale dettata dall’esperienza.
Lo spazio euclideo presuppone la conoscenza da parte del bambino dei concetti di sinistra-destra, sopra-sotto, davanti-dietro; è grazie alla costruzione di questa rete che i movimenti e le figure possono essere orientate nello spazio.
Lo spazio proiettivo non è altro che la coordinazione degli oggetti relativamente a punti di vista diversi; il bambino può quindi organizzare il suo “spazio proiettivo”, in pratica riesce a situare gli oggetti secondo sistemi coordinati.

Prof. Maurizio Mondoni

Fonte: dailybasket.it

martedì 26 febbraio 2013

“Baby-basket: un gioco molto semplice e divertente”


In Francia in molte Scuole Primarie, specialmente in 1° e in 2° i bambini giocano a Baby-Basket!

La Federazione Francese di pallacanestro ha approntato un depliant con tutte le regole e ha messo a disposizione delle scuole che aderiscono all’iniziativa un “set” contenente canestri telescopici, palloni e magliette.

Proviamo anche noi!

E’ un gioco molto semplice che favorisce la strutturazione del sistema senso-motorio, educa le capacità senso-percettive, gli schemi motori e posturali, stimola l’iniziativa personale, la creatività, favorisce l’evolversi dell’intelligenza motrice, educa al comportamento, si può giocare dovunque e anche in spazi ristretti.
Le partite di Baby-Basket possono essere giocate nei Centri Minibasket oppure nella Scuola Primaria all’interno delle classi.

Regolamento

Lo scopo di questo gioco (adatto a bambini/e dai 6 ai 7 anni, che si avvicinano per la prima volte all’attività motoria e al gioco con la palla) è di realizzare canestro (quando la squadra è in attacco), mentre quando la squadra è in difesa deve cercare di impossessarsi della palla o di impedire alla squadra in attacco di realizzare canestro facilmente, rispettando le regole del gioco.

L’Insegnante deve suddividere i bambini/e (es. 20 bambini: 2 squadre da 10 bambini/e ciascuna). In campo possono giocare composte da un minimo di 2 bambini/e ad un massimo di 3 (6-7 anni). Le squadre possono essere maschili, femminili o miste. I bambini delle due squadre devono indossare maglie di colore differente, oppure pettorine colorate. Tutti i bambini/edevono giocare pressappoco lo stesso periodo di tempo (es. se la partita dura 10’ ogni bambino/a deve giocare al massimo 5’, oppure se per vincere occorre raggiungere il punteggio di 12 punti al raggiungimento del 6° punto bisogna sostituire i bambini/e).

Il campo di gioco (può essere segnato con il gesso o con il nastro adesivo) misura al massimo 14 x 15 mt. (metà di un campo regolare di basket) e all’interno si traccia un grande cerchio (diametro mt. 8); possono essere utilizzate misure inferiori, purché si rispettino le proporzioni.

Il canestro telescopico si piazza al centro del cerchio dell’area di tiro libero (le aree di un campo di basket sono due e pertanto si possono predisporre contemporaneamente due campi di Baby-Basket) e rappresenta il punto centrale del campo di gioco. L’area della lunetta ha un raggio di mt. 1.80 ed è una zona proibita (non ci si può entrare in palleggio altrimenti la palla passa alla squadra avversaria). Il canestro telescopico (graduabile e senza tabellone) può avere le seguenti altezze: mt. 1.30 (5 anni), mt. 2.30 (6 anni), mt. 2.60 (7 anni).
L’altezza del canestro si misura in base all’età dei bambini e all’altezza media della misura che si ottiene facendo sollevare le braccia a tutti i bambini/e, scartando ovviamente la misura migliore e quella peggiore. Il canestro telescopico deve avere un basamento solido e sicuro (zavorrato) e deve comprendere un cerchio (diametro cm. 45) e una retina.
La palla deve essere sferica, di materiale sintetico (di gomma o di gommapiuma). Per i più piccoli (6 anni) deve avere un peso di circa 300-350 gr. e un diametro di circa 20-25 cm., mentre per i bambini/e di 7 anni si può utilizzare la palla di Minibasket.

La partita può essere:

- a tempo (fissare preventivamente un tempo di gioco, suddiviso in due periodi, con un intervallo di 2’ tra un tempo e l’altro); vince la squadra che nel tempo prefissato riesce a realizzare più canestri; i tempi possono essere di 5’ ciascuno senza fermare il cronometro;
- a punti: vince la squadra che per prima raggiunge il punteggio fissato precedentemente (es. 12 punti).
Ogni tiro realizzato tirando da dietro la linea dei 4 mt. (cerchio grande) vale 3 punti, mentre tutti gli altri tiri valgono 2 punti; i tiri liberi devono essere tirati (da tutte le posizioni e vicino al punto dove è stato commesso il fallo) da dietro la linea situata a mt. 1.80 dal canestro e valgono un punto ciascuno.

Regole

La palla deve essere palleggiata con una mano sola per volta (grande tolleranza per i bambini/e più piccoli), può essere passata con le mani e tirata a canestro in tutti i modi. La partita inizia con il possesso della palla (attraverso il sorteggio) da dietro la linea del cerchio grande. Chi vince il sorteggio inizia a giocare in attacco e l’altra squadra difende, l’Insegnante funge da arbitro.
Quando la palla esce dalle linee del campo di gioco, deve essere rimessa in gioco con un passaggio effettuato da dietro le linee laterali, mentre dopo un canestro realizzato la palla deve essere rimessa in gioco nel punto più vicino dove è stato realizzato il canestro (all’esterno delle linee del campo di gioco) da parte della squadra che ha subito il canestro. E’ obbligatorio, prima di concludere a canestro, che la squadra in attacco effettui almeno due passaggi dopo la rimessa; idem per il difensore che intercetta la palla.
Il difensore non può toccare o muovere il canestro mentre un giocatore/trice sta tirando a canestro, pena la convalida del canestro stesso.
L’Insegnante che dirige la partita deve essere tollerante nell’applicare il regolamento, deve evitare di interrompere continuamente il gioco, deve far tirare i tiri liberi solo in occasione di falli sul tiratore. Il punteggio della partita deve essere annotato sul foglio gare (una specie di referto) e il tempo si tiene con un cronometro o un orologio. La partita può anche terminare in parità.


Prof. Maurizio Mondoni

Fonte: dailybasket

giovedì 14 febbraio 2013

“Il perchè dell’abbandono sportivo”, seconda parte


La cultura motoria e sportiva, l’etica sportiva e le Agenzie Educative
La cultura motoria e sportiva è la sintesi armonica delle esperienze e delle sensazioni maturate con il passare del tempo in ambito motorio e sportivo.
L’etica sportiva è vivere e applicare tutto ciò in modo corretto.
Chi deve infondere una corretta cultura motoria e sportiva?

Le Agenzie Educative più importanti per l’inizio di una pratica sportiva sono:
-         la Famiglia
-         la Scuola
-         la Società Sportiva
 La prevenzione
Il fenomeno dell’abbandono sportivo è un dato di fatto presente e di non facile interpretazione, in ogni caso, si potrebbe riesaminare il problema alle radici, tralasciando l’ottica della cura e assecondando quella della prevenzione, attraverso:
-         una più attenta e ragionata progettazione dei programmi sportivi da parte delle Federazioni Sportive Nazionali;
-         non esasperare l’attività agonistica in età precoce (da non confondersi con un avviamento precoce all’attività motoria e al gioco);
-         all’inizio far giocare allo sport e non far praticare lo sport;
-         far “provare” al bambino un ventaglio di attività sportive, in modo che possa scegliere autonomamente quello sport a lui più congeniale e che gli piace di più;
-         una maggiore conoscenza, teorica e pratica, di alcune discipline scientifiche come la psico-pedagogia e la psicologia dello sport;
-         formare nuovi Istruttori-Educatori che strutturino le lezioni e gli allenamenti più divertenti, interessanti e didatticamente validi.
Quest’ultima variabile merita un particolare approfondimento, perché sovente le competizioni sportive sono seguite, organizzate e in alcuni casi anche dirette da  genitori.
Questa positiva iniziativa, può però rivelarsi un’arma a doppio taglio, in quanto, nonostante l’impegno e la buona volontà, gli adulti possono diventare una delle possibili fonti d’interferenza nell’attività sportiva del giovane.
Se l’Istruttore non rispetta e non soddisfa i bisogni e le motivazioni del giovane atleta
Commette un grave errore che avanti con il tempo potrebbe portare all’abbandono sportivo.
E’ estremamente importante che i Genitori, gli Insegnanti, gli Istruttori, gli Allenatori, i Dirigenti comprendano quali sono i “bisogni” dei loro atleti. Maslow concepì il concetto di gerarchia dei bisogni (o necessità), ordinati per priorità.
Prima di soddisfare i bisogni più alti della piramide, la persona tende a soddisfare quelli più bassi, cioè quelli più importanti per la sopravvivenza.
Rinforzare la prestazione
Per evitare l’abbandono precoce è importante rinforzare la prestazione e non solo il risultato; ogni atleta desidera essere rinforzato per la qualità della sua prestazione più che per la vittoria.
Talvolta, invece, l’Allenatore è più preoccupato a vincere o a non perdere piuttosto che essere interessato alla prestazione dei suoi atleti.
Un comportamento esasperato in questa direzione conduce gli atleti a pensare che l’Allenatore non è interessato a loro, ma solo alla vittoria (per poi apparire sui giornali come l’Allenatore dell’atleta che ha vinto).
Quando l’atleta è a conoscenza che il suo Allenatore vuole il massimo dal suo impegno e per questo è rinforzato, non avrà paura di provare e riprovare.
Al contrario se il giovane si aspetta di essere premiato solo in base al risultato, è possibile che abbia paura di sbagliare, pensando alle conseguenze negative di un insuccesso. Comportandosi in questo modo l’Allenatore favorisce l’insorgere dell’ansia da competizione e dell’insicurezza nei suoi atleti, che potrebbero anche ridurre il loro impegno, concentrandolo solo sulle abilità che padroneggiano con successo.
Gli atleti con scarsa autostima devono essere rinforzati di frequente e subito dopo azioni o movimenti corretti (talvolta rinforzare anche se non lo meritano). E’ importante rinforzare frequentemente quando un giovane atleta sta imparando nuove abilità sportive e i rinforzi devono essere chiari, precisi e frequenti.
Con i più giovani l’Educatore deve evitare i rinforzi materiali (trofei, medaglie, soldi, materiale sportivo) e utilizzare spesso i rinforzi simbolici (gesti o parole di approvazione, espressioni d’interesse, sorrisi).
Se un giovane commette un errore non lo si deve punire con un evento sgradevole (piegamenti, giri di campo), ma è importante fargli capire dove ha sbagliato e cosa dovrebbe fare per correggersi, utilizzando un linguaggio positivo.
In palestra o sul campo di gioco il clima deve essere sereno, la comunicazione da parte dell’Educatore deve essere comprensibile e adatta alle diverse età.
L’importanza dell’Istruttore-Educatore
L’Istruttore-Educatore è la figura basilare per il giovane atleta, è uno dei tanti modelli dai quali il giovane deve attingere tutto ciò che è positivo e che gli servirà per formare il proprio carattere e la propria personalità.
Deve essere un punto di riferimento e un modello di identificazione per i suoi atleti, sia sul piano sportivo che su quello umano.
Non deve essere un leader autoritario, ma autorevole, non deve essere eccessivamente permissivo, deve essere un leader empatico, motivatore, stimolatore, entusiasta.
Deve essere sostenuto dai genitori, deve sostenere ed informarli continuamente, deve collaborare con loro e non cercare la guerra, deve chiarire subito fin dove potrà arrivare il loro figlio, bloccando eventualmente aspettative troppo elevate, che tenderebbero a caricare di eccessiva responsabilità il giovane.
Il più grande impegno di un Educatore sportivo non quello è di costruire la motivazione nei bambini e nei giovani, ma di evitare di distruggere la motivazione intrinseca dello sport che essi già possiedono.
Se il bambino è iper-protetto e privato del piacere di “farcela da solo”, gli si impedisce di sperimentare la propria autonomia e autoefficacia, poiché l’iperprotezione comunica un senso di inadeguatezza.
La vittoria e la sconfitta
L’Educatore deve insegnare ai giovani a vincere e a perdere senza eccessivi esaltazioni o drammi. Logicamente l’aspettativa della vittoria non è una cosa negativa, purché non sia l’unico obiettivo.  Se si gioca e si gareggia solo per vincere i giovani saranno terrorizzati dalla paura di perdere (da qui l’ansia da prestazione) e non riusciranno a giocare e a gareggiare al pieno delle loro possibilità.  E’ importante insegnare ai giovani a gestire la sconfitta e a utilizzare gli errori, l’importante è credere in loro, apprezzare i loro sforzi e sollecitarli continuamente ad essere leali, volonterosi e tenaci. Il vincere e il perdere si riferiscono solo al risultato. Il giovane non ha fallito se, pur perdendo, ha dato il massimo.
Conclusioni
Per non incrementare l’abbandono sportivo da parte degli atleti, cosa non deve fare l’Istruttore:
-         servirsi di loro per raggiungere le proprie mete personali;
-         fare delle scelte in funzione esclusiva della vittoria;
-         valutarli superficialmente ;
-         crearsi aspettative uguali per soggetti comunque diversi;
-         tenere un comportamento differente con loro sul piano affettivo e tecnico in base alle diverse aspettative di vittoria;
-         metterli in situazioni di confronto a volte sgradevoli;
-         sottolineare in modo eccessivo l’importanza di una competizione;
-         smettere di incoraggiarli;
-         evidenziare solo gli errori commessi;
-         attuare programmi di allenamento troppo pesanti, inadeguati alla loro età;
-         dimenticarsi della “Carta dei diritti del ragazzo nello sport”.
Per favorire la continuità della pratica sportiva ai giovani atleti, l’Istruttore deve:
-         aiutarli a svilupparsi fisicamente, socialmente e psicologicamente, al massimo delle loro potenzialità;
-         prendere ogni decisione nel miglior interesse per ciascuno;
-         instaurare con loro un dialogo sincero;
-         scegliere obiettivi legati all’età e al livello di maturazione di ciascuno;
-         creare un clima di gruppo positivo, in cui si respiri aria di collaborazione, fiducia, sostegno e stima reciproca;
-         offrire loro opportunità di “successo”;
-         progettare occasioni per stare assieme anche fuori dal contesto sportivo;
-         fornire loro rinforzi positivi;
-         predisporre programmi di allenamento che lascino maggior tempo libero;
-         ricordarsi della “Carta dei diritti del ragazzo nello sport”, emanata dal Panathlon International.

Prof. Maurizio Mondoni
Fonte: Dailybasket