giovedì 29 novembre 2012

Progetto azzurri - seduta di allenamento




Il Comitato Regionale Sardo della F.I.P. comunica che Sabato 1 Dicembre alle ore 16.00 presso la Palestra Comunale di Marrubiu (OR), nell’ambito dell’attività di monitoraggio, selezione e addestramento prevista nel programma denominato “Progetto Azzurri”, si terrà una seduta di allenamento dedicata agli atleti dell’annata 1999.


Ufficio Stampa Fip

PDF: 5 progetto azzurri

Dinamo a testa alta!


Travis Diener vs RakocevicI biancoblu di coach Meo Sacchetti cedono alla Stella Rossa Belgrado al termine di un match avvincente e giocato sino all'ultimo secondo dai biancoblu
L'epilogo. Il PalaSerradimigni, ancora una volta, ha celebrato i suoi eroi. La Dinamo Banco di Sardegna ha lottato, ha raddrizzato un match che sembrava sfumare e invece ha regalato agli spalti di piazzale Segni, stretti attorno alla loro creatura cestistica, un grande spettacolo da parquet. Sassari ha perso per 94-97 contro la capolista del girone H di Eurocup, la Stella Rossa, astro brillante sul firmamento della pallacanestro continentale infarcita di muscoli e talento. Ha perso ma a testa alta, guardando ancora una volta negli occhi l'avversario, aganciandolo in un finale in volata che alla fine ha premiato i serbi, che delude ma riempie d'orgoglio una piazza e un'Isola che ci hanno creduto sino in fondo, ed alla fine hanno applaudito gli uomini di coach Meo Sacchetti.
La scena. Quarta gara della prima storica Eurocup biancoblu, secondo al PalaSerradimigni con la Dinamo Banco di Sardegna a sfidare la blasonata Stella Rossa Belgrado ad appena sette giorni dalla partita di andata giocata al PalaSerradimigni. Assieme ai giganti della Sardegna e dell'Europa della palla a spicchi in campo anche gli Special Olympics (magliette ad hoc indossate dalle due squadre in fase di riscaldamento, striscione pre gara e ragazzi protagonisti della presentazioneed esibizione all'intervallo) che in questa “European Basketball week” 2012 sono ancora una volta graditi ospiti in piazzale Segni al fianco del roster biancoblu. L'eleganza targata Canali-Macciocu fa il suo esordio internazionale al palazzetto, vestendo anche d'eleganza lo staff anche in questa nuova e affascinante avventura fra Lega A ed Eurocup. Una serata di grande basket per Sassari e l'Isola, che si concluderà con un terzo tempo in pieno stile Dinamo, con la Club House ad ospitare le due squadre e offrire loro una degustazione di prodotti agro alimentari made in Sardegna offerti da KaraSardegna.
Il match. La curva e il palazzetto fanno sentire di esserci e di essere presenti. Pressione della Stella Rossa, sfida fra Drake Diener e Rakocevic, la Dinamo lotta a rimbalzo e sui liberi di Ignerski è 2-4. Tap in di Katic, fischio controverso e tecnico a TD12 con Rakocevic a segnare il +6. Rabbiosa magia di Travis, stoppone di Easley, due triple biancorosse è Belgrado a +10. Timeout Dinamo, Rakocevic è un killer dai 6.75 (8-23), rotazioni per Meo Sacchetti, Devecchi recupera un pallone pesantissimo e sulla bomba di Biran Sacchetti (17-25) è minuto per i serbi. Brek da 6-0 Stella Rossa, bomba di Ala-Diener e al primo intervallo è 20-31. Brown sfrutta il suo fisico e va a canestro, la Stella Rossa scappa via 24-38, break da 4-0 biancoblu (26-38), la tripla di Drake Diener vale 29-41: Sassari è in partita. Sul canestro di Bootsy Thornton Vukoicic chiama timeout. Altissime percentuali da tre per la Stella Rossa, Drake Diener per il 36-49, Travis segna canestro e libero per il -10 Dinamo (39-49), 2/2 di Brown, tap in di Easley (43-51), fine secondo tempo 43-53. Quattro punti in fila della Stella Rossa e 43-57, 1/2 di Katic, buona difesa serba, quarto fallo di Easley e Diliegro in campo, tripla di Travis Diener e Dinamo a -8, risposta di Scott e Belgrado di nuovo a +11. Con Ignerski è 55-63, Sassari lotta. Tecnico a Katic, Thornton segna i liberi del 57-63 e la Dinamo si avvicina. Tripla di Bootsy (60-65), bolgia in piazzale Segni. Il Banco di Sardegna tiene testa al forte avversario che rimane avanti dalla lunetta. Incredibile tripla a fil di sirena di Brian Sacchetti (terzo quarto 69-78), liberi del numero 14 e assist per Diliegro che con un gioco da 3 punti dice 74-80. Travis Diener segna il canestro del 76-80, tripla di Radivojevic (76-83), Diliegro dalla media, sul 78-84 è timeout Meo Sacchetti. Tripla biancorossa (80-89), 0/2 di Scott, tripla di Ignerski: 85-89. Sbaglia Brown, il centro polacco in lunetta per il -2. Quinto fallo di Diliegro, Brown segna un libero per il +3 Stella Rossa, Travis mette la bomba del pareggio, 90-90: punto a punto. A 52” è 92 pari, Nelson segna a 13” dalla fine: 92-94. A 10” è 94-94. Tripla di Savovic, a 186 centesimi (94-97), fallo su Drake Diener e tre tiri liberi. Drake purtroppo li sbaglia, vince la Stella Rossa per 94-97 ma per lui e per la Dinamo sono solo e soltanto applausi.
Le parole. Coach Vlada Vukoicic: “Sono rimasto molto soddisfatto di come abbiamo giocato sette giorni fa, soprattutto in difesa. Stasera la gara era abbastanza simile, abbiamo fatto entrambe troppi punti per gli standard europei. Oggi siamo andati bene nel primo quarto, abbiamo calato il ritmo in difesa nel secondo e negli ultimi minuti è successo di tutto. Sapevamo che per Sassari era molto importante questo match, anche per noi: ora possiamo andare avanti più tranquilli. Complimenti alla Dinamo, non ci sono tante squadre che giocano così in Europa”. DeMarcus Nelson: “E' stata una buona partita, come quella della settimana scorsa. Hanno molto talento, hanno difeso molto bene, sono andati bene nel pick 'n roll. Volevamo vincere, alla fine abbiamo avuto un po' di fortuna ma l'importante è aver vinto la gara”. Coach Meo Sacchetti: “Un po' di amaro in bocca e non per la tripla o i liberi sbagliati, piuttosto per il rimbalzo perso prima dei liberi di Travis. Il primo tempo presi a schiaffi, correvano di più e facevano canestro. Nelson ci ha fatto tre bombe di seguito. In quella situazione o cambi il match o pensi alla prossima. Allora abbiamo giocato con una carica nervosa particolare, nell'ultimo quarto cresciuti in difesa. Giocato contro una squadra quadrata e molto tosta. Dane Diliegro ci ha dato energia ed è entrato bene nel match. Questa gara è di prestigio, quella più importante è quella da giocare a Siviglia”. Travis Diener: “Abbiamo giocato con molto energia, con molto cuore ma abbiamo perso. Abbiamo giocato molto duro, bene in attacco e bene in difesa nel secondo quarto, siamo stati in partita sino alla fine ma non sei mai felice quando perdi. Se vogliamo avanzare dobbiamo vincere contro Siviglia e Orleans, e credo possiamo farcela”.

Sassari, 28 novembre 2012
Ufficio Stampa
Dinamo Banco di Sardegna

mercoledì 28 novembre 2012

Under 14M - Basket Assemini - A.S.D.Esperia A 76 - 35


 
Basket Assemini: Durzu, Sanna 2, Tronci, Orrù 2, Tatti 20, Cao, Lauro 12, Demuru, Turnu 8, Angioni 9, Faraone, Masala 23. All. Monica Cadeddu
 
A.S.D.Esperia A: G.Potenza 2, F.Potenza, Cherchi 18, Falqui 4, Giordani, Cabras, Stavolta 2, Delogu, Nigro 4, Baghino, Ibba 2, Musu 3.All. Carlo Bonu
 
Parziali: 19-6; 15-11; 14-12; 28-6
 
Arbitro: Luca Basso di Elmas

Tecnica - Le differenze tra attacco e difesa


Ho analizzato tutti i risultati, dopo un TERZO del totale GARE gia' giocate, dalle squadre che partecipano ai Campionati della Lega Nazionale (Div.A - B - C).
Tutte le Prime in classifica e a seguire le altre TRE posizioni di testa hanno avuto degli ATTACCHI prolifici e le DIFESE nella giusta proporzione.
Nessuna squadra di testa si trova in vetta alla propria classifica grazie positivo alla SOLA DIFESA, sono evidenti e chiari i dati che arrivano dai loro ATTACCHI, che mostrano un andamento regolare e positivo sia nelle gare giocate in casa che in quelle fuori casa.
Moltissime volte ho ascoltato pareri differenti e posizioni completamente opposte tra coloro che prediligono L'ATTACCO o La DIFESA; opinioni rispettabili che danno vivacita' e aiutano a migliorare il nostro sport. Ora pero' inserirei un pensiero e una domanda che potrebbero sembrare banali ma non lo sono.
"Qual è l'essenza di ogni gioco di squadra?"
TUTTI risponderemo VINCERE, ed allora per vincere occorre fare almeno un PUNTO piu' degli avversari e anche FAR DIVERTIRE il PUBBLICO che segue le GARE.
ERGO ogni volta che una squadra SEGNA dei PUNTI in attacco, se si potesse misurare l'ADRENALINA che si forma nel sangue di tutti i protagonisti in CAMPO e FUORI dal CAMPO, sono certo che i LIVELLI saranno sempre piu' alti di quelli registrati assistendo ad una BUONA DIFESA, che comunque resta sempre di FONDAMENTALE IMPORTANZA nell'economia dei RISULTATI FINALI.
P.S. Se non ricordo male le Classifiche dei migliori Attaccanti nel MONDO sono quelle piu' VISTE e controllate e questo comunque NON Vuol DIRE che i Grandi Difensori non siano DEGNI di RISPETTO.

Grazie!

Coach Giovanni VENUTO

Fonte: pianetabasket

L’angolo del minibasket, a cura del Prof. Mondoni



Scritto da Andrea Ferrari

“Il fair-play e il buon esempio nella pallacanestro”

Premessa
Non voglio più vedere genitori in tribuna che insultano gli arbitri e i giocatori avversari (esempi di razzismo a Como in un campionato giovanile femminile o a Pavia in un campionato regionale di C2 maschile), non voglio più vedere risultati di una partita di basket maschile under 13 che termina con il punteggio di 256 a 5, oppure assistere a partite nelle quali i genitori insultano i Miniarbitri (basket giovanile CSI).
E’ ora di finirla!
Il mondo dei giovani cambia velocemente e spesso, per noi adulti diventa difficile capire, adattarsi e agire di conseguenza.
Anche il basket e lo sport in genere sono coinvolti in questi cambiamenti del modo di essere e agire dei giovani: far finta di niente sarebbe un grave errore, ma l’errore più grave sarebbe pensare sempre ai “nostri tempi”.
Quest’affermazione invita tutti a riflettere e ad agire in un’ottica di sport vero, pulito, veicolo di valori, cultura e non solo di risultati e d’agonismo esasperato.

° Spirito e pratica del “fair play” sono forse reminiscenze di una mitica “età dell’oro” dello sport, vissuta, se mai esistita, da una classe di privilegiati anglosassoni?


° Spirito e pratica del fair play sono forse graffiti di una stagione travolta da un epocale mutamento dei valori nella società cosiddetta avanzata?

° Oppure spirito e pratica del fair-play sono atteggiamenti e gesti di lealtà, di rispetto e di onore per l’avversario, di osservanza delle regole scritte e non scritte della competizione?

° Oppure il “buon esempio nello sport” dobbiamo accreditarlo ad una sparuta specie di discepoli di un romanticismo sportivo, attardato ai margini dei clamori e degli spettacoli imperanti?

Lo sport assume un’importanza strategica nella formazione della persona e dei suoi valori, dal momento che il primo contatto con esso avviene in età infantile o adolescenziale.
Lo sport ha delle regole ed è fondamentale che siano etiche ed apprese nel modo migliore; in questo senso, l’educazione sportiva diventa uno strumento di educazione civica.

I 10 comandamenti dello sport

1) Rispettare se stessi
2) Rispettare le regole del gioco
3) Rispettare i compagni di gara
4) Rispettare l’allenatore
5) Rispettare gli avversari
6) Concorrere ad un’obiettivo comune
7) Formare uno spirito di squadra
8) Non accettare comportamenti scorretti
9) Non imbrogliare
10) Non fare e non farsi violenza

Moltissimi sono gli esempi che si verificano tutti i giorni nei campi di gioco, nelle palestre, nelle manifestazioni sportive.

Il buon esempio nella pallacanestro e nello sport esiste, basta farlo conoscere e tutti attraverso i mass media. Purtroppo i giornali e le televisioni ci propongono spesso altri esempi negativi (gli insulti e le parolacce del pubblico verso gli arbitri e i giocatori della squadra avversaria, i fischi verso i giocatori della squadra di casa se non gioca bene). I giovani guardano la televisione, leggono i giornali e gli esempi sopra citati li colpiscono e rimangono nella loro memoria mentre pensano “se il mio idolo si comporta in questo modo, lo posso fare anch’io”. Per evitare questo grave pericolo, ci vuole una forte campagna di educazione per determinare un superiore convincimento, verso gli addetti ai lavori (giocatori, dirigenti, allenatori, arbitri), che impedisca una crescente diffusione di queste poco corrette abitudini.

La F.I.P. e il Panathlon International si battono da anni per portare avanti questi concetti e ben vengano convegni, congressi, tavole rotonde e seminari che siano testimonianze efficaci per fare in modo che il “buon esempio” ritorni in famiglia, a scuola, nelle società sportive e nei campi sportivi. Ne abbiamo bisogno!
La cultura sportiva, il fair-play e il buon esempio non nascono da soli, devono essere educati e sviluppati da persone con buon senso, competenti ed equilibrate.
Confrontarsi con il successo o l’insuccesso, inevitabili nello sport così come nella vita comune, è difficile, ma può diventare più semplice se si impara a farlo da piccoli, attraverso il gioco e lo sport.
Lo sport deve insegnare a vincere e a perdere e perdere e migliorarsi è come aver vinto!
Riconoscere che l’altro è più forte, non significa abbassare il proprio livello di autostima.

Prof. Maurizio Mondoni

Fonte: dailybasket.

L’angolo del minibasket, a cura del Prof. Mondoni


Scritto da: Andrea Ferrari

Ultima parte del trattato “Le tre C nel minibasket” redatto dal Prof. Maurizio Mondoni. Dopo avere considerato le capacità nella prima parte e le competenze nella seconda, di seguito la considerazione della terza ed ultima “C”:


CONOSCENZE

Uno strumento che sviluppa le capacità e le competenze dell’uomo é senza dubbio l’incontro con le CONOSCENZE, concepite creativamente dalla nostra mente o ricavate direttamente dall’esperienza.
Incontro con le conoscenze già esistenti (Mondo 3 di Popper, Iper Uranio di Aristotele, Il Minibasket secondo Mondoni), quelle selezionate nei repertori e nelle enciclopedie della cultura antropologica e o di quella classica, nei Manuali o nei testi Minibasket, trasmesse grazie all’insegnamento di un maestro.
Le conoscenze, sia quelle nuove concepite dalla mente umana sia quelle già consolidate e insegnabili, si possono classificare in tre fondamentali categorie:


- conoscenze dichiarative: sapere che cosa si sta facendo
- conoscenze condizionali: sapere dove, quando, perché si fa
- conoscenze tecnico-procedurali: sapere come si fa


Le prime e le seconde sono quelle maturate grazie all’attività teoretica degli uomini e riguardano le cose che ci sono: che cosa sono, perché ci sono, come ci sono.
Dicono anche che cosa è bene fare e che cosa è bene non fare e perché.
Le ultime sono quelle fornite da tutte le possibili tecnologie esistenti (conoscenza delle tecnologie).
Molte persone fanno qualcosa: si muovono, aggiustano automobili, praticano discipline sportive, riparano vestiti, lavano e spesso non sanno perché lo fanno.
Lo stesso dicasi per l’Istruttore Minibasket che propone esercizi e giochi e non sa perché lo fa.
Chi fa queste cose senza sapere PERCHE’ è privo di scienza teorica, non ha conoscenza di ciò che fa, non è capace di dirne le cause, sebbene sia in possesso di coscienza.
Non tutte le conoscenze dichiarative, condizionali e procedurali esistenti o da noi possedute, sono anche CERTEZZE, possono rimanere CREDENZE.
L’essere di ciascuno di noi è il contenuto delle sue conoscenze. Ciascuno di noi, conosce quello che ha potuto conoscere.

Se una persona ha conoscenze, è capace di insegnarle.
Si possono insegnare e trasmettere solo conoscenze, l’esperienza di ciascuno da cui esse sono state tratte è intrasmissibile e non è insegnabile.
Per un Istruttore Minibasket è importante conoscere COME SI FA AD INSEGNARE determinate conoscenze ai bambini (piuttosto ai giovani o agli adulti), in un Centro Minibasket o a Scuola, in presenza di determinate condizioni piuttosto di altre.
L’insegnamento non richiede solo il possesso di conoscenze, ma esige anche quello di ABILITA’.
Questa consapevolezza, tuttavia, non pregiudica il fatto che si possa verificare con accuratezza se un bambino abbia tutte le conoscenze per giocare a Minibasket (test motori generali e specifici, conoscenza dei movimenti che può compiere con il proprio corpo nello spazio e nel tempo con o senza palla, padronanza degli schemi motori di base e delle capacità motorie, conoscenza delle regole e del regolamento di gioco).
Non basta conoscere, bisogna provare e verificare (prima di fare è importante capire), bisogna avere l’abilità per giocare (CAPACITA’ DI GIOCO).
Non è detto che se un bambino non riesce a realizzare canestro, non sappia giocare a Minibasket, non è detto che se non sa fare l’entrata in terzo tempo non possa giocare.

Per “capacità di gioco” intendiamo che un bambino deve conoscere:


- i movimenti che può eseguire con il suo corpo (da fermo e in movimento) con o senza palla;
- lo spazio;
- il tempo;
- le regole;
- il Regolamento;
- i compagni e gli avversari.


Non è detto che se un bambino sa palleggiare benissimo possa giocare a Minibasket, l’importante è essere ABILI a giocare (dimostrare praticamente ciò che si conosce e personalizzarlo).
Ognuno gioca come è capace di giocare!
Nel Minibasket si deve sempre verificare, attraverso il gioco, se un bambino possiede (e fino a che punto) conoscenze; evitiamo, quindi, di dare subito giudizi negativi sui bambini, relativamente alle loro capacità e competenze.
Se un bambino ha poche conoscenze (perché il suo Istruttore non ne possiede molte, oppure perché pensa di conoscerle), non si è autorizzati ad esprimere una valutazione negativa sul suo comportamento motorio e non.


ABILITA’

Il campo semantico del termine abilità è intimamente connesso con quello di tecnica.
Ciascun essere umano ha la capacità di rappresentarsi scopi concettualmente, che sappia trovare attraverso tecniche calcolative, percorsi operativi adatti a trasferire gli scopi concettuali nella realtà materiale, per creare prodotti che in natura non esistono e che sia in grado di ottimizzare l’intero processo, con le correzioni e i miglioramenti del caso.
Conoscere la causa prima di fare è molto importante.
Abile non è chi è capace di sapere, ma chi ha un determinato tipo di sapere, cioè un sapere specializzato.
Sapere come si fa una cosa non significa poi farla davvero come si deve, cioè essere buoni o eccellenti nel farla.
Sapere le regole e i principi morali, non vuol dire agire bene, da virtuosi, sapere i principi fisici che spiegano l’andare in bicicletta, non vuol dire essere bravi ciclisti, conoscere la meccanica del palleggio, non significa essere bravi palleggiatori.
Sapere alcuni concetti relativi al Minibasket, senza un corretto background culturale, non significa assolutamente essere abili ad insegnare o ad insegnare agli altri ad insegnare.
Si è abili, si è eccellenti, quando si traduce un sapere specifico di qualcosa, su azioni adeguate a realizzare al meglio lo scopo concepito.
E’ l’azione di successo ripetuta (l’esercizio) che segnala l’abilità di un soggetto.
Ha abilità, infatti, “chi fa ciò che vuole quando lo vuole”, lo sbocco finale di ogni abilità è l’abitudine.
Nessuna tecnica è affidabile se affidata a principianti o a persone incompetenti, chi insegna e non sa che cosa insegna e perché insegna, non è un insegnante, è un ciarlatano, un venditore di fumo e a lungo andare, anche se all’inizio tutto va bene, poi ci si accorge delle sue poche conoscenze e della sua incompetenza.
Nessuna tecnica può essere considerata acquisita una volta per sempre: l’abilità nello svolgerla ha bisogno sia di continua vigilanza intellettuale (di sapere e di sapersi) sia di esercizio.
E’ importante aggiornarsi continuamente, confrontarsi, evolversi, cambiare.
Essere abili ad insegnare Minibasket non significa conoscere 100 esercizi o 200 giochi, essere abili significa saper comunicare, suscitare attenzione, essere motivati, essere entusiasti, suscitare motivazione ad apprendere, conoscere ciò che si insegna, a chi si insegna e che metodi si devono utilizzare per far apprendere sempre meglio.

Nel concetto di ABILITA’ entrano, comunque, altre dimensioni:


- COMPETIZIONE: non esiste abilità dove non c’è “zèlos” (sguardo obliquo), cioè un guardare di traverso ciò che fa l’altro, uno spiarlo di sottecchi per vedere che cosa fa e come lo fa: non ci deve essere, però, invidia ostile per danneggiare. L’emulazione deve essere positiva, guardare senza essere visti, per vedere se fa meglio di noi, ingaggiare così una “lotta d’eccellenza”. Virtuoso è colui che
eccelle rispetto ad un altro nelle capacità di fare bene qualcosa.


- UTILITA’: è abile chi fa, produce, chi crea un qualcosa che dura e che è apprezzato da chi lo impiega, perché ne ha bisogno: gli è utile.


- COMPLETAMENTO: l’abilità non richiede solo “zèlos” e utilità, ma anche giusta disponibilità alla cooperazione. Produrre qualsiasi cosa senza coordinarsi con le azioni di altri soggetti, risulta impossibile; ciò non può realizzarsi nel disordine di chi non rispetta le parti assegnate e non attribuisce a ciascuno il suo compito.

Possedere un sapere specifico che ci consenta nello “zèlos” e in un onesta giustizia cooperativa, di produrre secondo una sequenza tecnica, qualcosa di determinato e che sia utilizzato ed apprezzato nel tempo, sembrano i tratti che segnalano il possesso di una abilità.


La verifica delle abilità

Un test, una prova oggettiva, servono senza dubbio per una verifica specifica di conoscenze, ma sono soprattutto prove di abilità.
La realizzazione di un capolavoro, la stesura di un progetto, una traduzione, un lavoro di ricerca, sono strumenti specifici per la verifica di abilità, ma sono anche prove di conoscenza.
Un articolo di giornale che non riesce a farsi leggere, è il segno che non si è abili nella scrittura giornalistica.
Non è il caso, dunque, di ricavare giudizi di personalità e di carattere, da prove di verifica di abilità: l’essere delle persone è molto più grande ed importante del loro avere!


Obiettivi di apprendimento

Il soggetto logico degli obiettivi di apprendimento è il bambino.
Anche se formulati dall’Istruttore, quest’ultimo agisce in nome e per conto del bambino.
Individua, infatti, le capacità di ciascun bambino e le traduce, con l’analisi logica e operativa, in risultati di apprendimento che il bambino stesso può e deve raggiungere, non solo per vivere meglio, ma anche per realizzare al meglio se stesso.
“Alla fine del Corso di Minibasket il bambino deve essere in grado di correre, di conoscere lo spazio, il tempo, le regole di gioco, la palla, i compagni, gli avversari, di palleggiare, tirare, passare, ricevere, difendere,…….”: questi dovrebbero essere obiettivi di apprendimento.
Se un Istruttore non sa chi è il bambino, quali sono i suoi bisogni e le sue motivazioni, e gli insegna solo esercizi (didatticismo) di palleggio, di tiro, di passaggio, non determina gli obiettivi da raggiungere, non verifica, non corregge, non fornisce consigli, non da feedback, utilizza solo metodi di insegnamento analitici, non sa comunicare, non è simpatico, non è un buon EDUCATORE.
Insegnare-Educando richiede una maturità tale che non si acquisisce solamente leggendo dei libri o assistendo a Corsi, Clinic o allenamenti, si acquista con il tempo, con l’esperienza, con l’autocritica, con l’umiltà, con la voglia di migliorarsi, di far bene, di confrontarsi e verificare quanto una persona vale. Quindi, deve possedere molte conoscenze, non solo nel Minibasket, ma deve avere delle capacità, delle competenze che, gli permetteranno successivamente di essere abile nell’insegnare.
Capacità e competenze, riguardano l’essere, non sono insegnabili.
Ogni bambino ha le proprie capacità, l’Istruttore deve trasformarle in competenze, aumentando le conoscenze, che con l’esperienza diventeranno abilità.
Le capacità e le competenze non sono disponibili in persone che non le hanno, le capacità, al pari delle competenze, sono soltanto di ognuno di noi: le mie, le sue, le tue.
Io non ho le sue e tu non hai le mie: il mio essere non è il suo.
Insegnabili e aumentabili sono le conoscenze e le abilità.
L’Istruttore ha nella sua mente i contenuti del sapere e nelle sue mani le azioni del “far bene” che può trasmettere al bambino.
Le può trasmettere sia perché le ha, sia perché il bambino è capace di averle, di acquistarle con la sua mente e con le sue mani.


Obiettivi di insegnamento

Il soggetto degli obiettivi di insegnamento è l’Istruttore.
I Programmi di insegnamento del Minibasket, anche se tecnicamente formulati dal Settore Minibasket FIP, non sono di apprendimento, sono fissati, ma ogni bambino ha un suo ritmo di apprendimento, che è determinato dal DNA, dall’ambiente in cui vive e dalla sua capacità di apprendimento.
Spesso molti Istruttori sono “misurati” dal grado con cui i bambini raggiungono le conoscenze e le abilità stabilite (esempio a 7-8 anni l’obiettivo è giocare 3 c 3 in forma libera) e non dalla qualità del lavoro educativo e didattico che l’Istruttore fa per trasformare le capacità individuali di ogni bambino in competenze.
Non è tanto importante palleggiare bene, ma saper scegliere quando palleggiare, perché (sapere a che cosa serve il palleggio ed utilizzarlo quando è opportuno) e come (tecnica esecutiva).


PRESTAZIONE STANDARD

La prestazione si riferisce sempre ad un comportamento del bambino (ma anche dell’Istruttore), osservabile e misurabile: tutti la possono vedere e controllare.
Si chiede al bambino di palleggiare a slalom e di realizzare canestro in 15″: questa è una prestazione standard.
Il concetto di prestazione standard non è incompatibile, né con i concetti di capacità e competenze, né con i concetti di conoscenze e abilità. Modifica solo, nei due ambiti, il suo significato pedagogico e la sua funzionalità didattica.
Gli Istruttori Minibasket hanno il compito di educare lo sviluppo delle capacità (motorie e tecniche) dei bambini e di valutare, nei limiti del possibile, fino a che punto sono diventate competenze (ciò si verifica solo facendoli giocare).
L’1 c 1 è una situazione reale di gioco e in questa situazione si può analizzare il comportamento del bambino, che per battere l’avversario utilizza il palleggio (regola del gioco), oppure scappa con la palla in mano (essenzialità).
Il bambino fa quello che sa e se ha imparato a palleggiare da fermo (metodo analitico), sicuramente non sa che per battere l’avversario deve palleggiare.
L’importante è metterlo di fronte ad una situazione-problema da risolvere “Cosa devi fare per battere l’avversario?” (capacità-competenze).
Se passiamo dalle capacità-competenze alle conoscenze-abilità, il discorso cambia. Non si tratta più di partire da un essere (bambino) e sforzarsi di pervenire all’identificazione delle sue manifestazioni empiriche.
Ma bisogna partire dalle sue conoscenze per trasformarle in abilità, attraverso lo sviluppo delle capacità (COMPETENZA NEL GIOCO).


Prof. Maurizio Mondoni

Fonte: dailybasket

Il cordoglio della Fip per la scomparsa di Marcello Faina

Si è spento, all'età di 62 anni, Marcello Faina, Direttore del Dipartimento di Scienza dello Sport dell’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del Coni.

Il presidente della FIP Dino Meneghin, a titolo personale e a nome del Consiglio Federale, unitamente al segretario generale Maurizio Bertea partecipa commosso al cordoglio della famiglia.

Marcello Faina era nato ad Ascoli Piceno il 9 settembre 1950 e si era laureato in Medicina e Chirurgia il 22 dicembre 1976 all’Università “La Sapienza” di Roma con una tesi sulla “Valutazione Funzionale degli sport ad impegno aerobico-anaerobico alternato”, conseguendo successivamente la specializzazione in Medicina dello Sport e quella in Tisiologia e malattie dell’apparato respiratorio. Lavorava nell’Istituto di Scienza dello Sport del CONI dal 1973 e dal 1976 studiava le caratteristiche organico-funzionale degli atleti, partecipando alla progettazione e alla realizzazione di nuovi ergometri e allo sviluppo di nuovi test. Ha partecipato ai Giochi Olimpici di Barcellona ’92 e Atlanta ’96 in qualità di medico della squadra italiana di ciclismo. Nel 1996 era stato nominato Capo Area di Valutazione Funzionale nel Comitato di Esperti della Scuola dello Sport del CONI e nel 1999 era stato messo al vertice del Dipartimento di Fisiologia e Biomeccanica dell’Istituto di Scienza dello Sport del CONI, raccogliendo l’eredità di Antonio Dal Monte. Ha fatto parte di qualificate Commissioni Mediche, anche a livello internazionale, distinguendosi anche per un’intensa attività didattica e per le apprezzate pubblicazioni scientifiche.

Ufficio Stampa Fip