martedì 11 febbraio 2014

Sassari e il mondo nuovo nel basket

Girovagando sul web ho trovato questo bell'articolo scritto da Mario Arceri, sulla Dinamo e la splendida vittoria ottenuta nella Final Eight, che merita veramente di esser letto.

Forse è troppo scomodare Huxley dopo una partita di basket, ma qui ad Assago potrebbe essersi davvero aperto il mondo nuovo della pallacanestro. Abdica Siena, si presenta, imponendosi, il volto fresco di Sassari, una tradizione antica di entusiasmi per questa disciplina che finora era però legata soprattutto al nome di due sorelle, Nunzia e Roberta Serradimigni, che negli anni ottanta si conquistarono la Nazionale: Nunzia i Giochi di Mosca, Roberta una gloria purtroppo breve e tragicamente spezzata, ricordata dal Palasport a lei intestato. A me piace pensare che la Coppa Italia vinta dalla Dinamo, primo successo del basket sardo in assoluto, possa essere dedicata, almeno in piccola parte, a Robertina. 

Il grande, enorme merito di aver messo la parola fine ad uno dei capitoli più belli della storia della nostra pallacanestro, portandola fuori dal suo piccolo mondo antico per proiettarla nel futuro, spetta comunque a Romeo Sacchetti e ai suoi ragazzi per il modo in cui hanno interpretato questa Final Eight...

fin dai quarti di finale: se l'Armani era la logica e indiscussa favorita, al netto delle vocazioni suicide che l'accompagnano al momento di chiudere i conti, il Banco di Sardegna che, a sorpresa, l'ha eliminata, ha meritato ampiamente di conquistare la Coppa Italia, oltre tutto contro la squadra che la deteneva, che è campione d'Italia in carica, che anche in questa occasione, insieme al suo splendido pubblico, è stata all'altezza del suo rango e delle sue tradizioni dando vita ad una partita bellissima per intensità ed emozione.

Una finale incredibile, dominata dal Banco di Sardegna per metà gara fino a raggiungere i venti punti di vantaggio con un Caleb Green semplicemente spettacolare. Nell'intervallo la metamorfosi di Siena: Sassari che cade nel suo errore di sempre forzando il tiro dopo pochi secondi, allargando la difesa fino a lasciare clamorosi corridoi aperti che Ortner, Carter ed Erick Green hanno proficuamente percorso fino ad arrivare a soli tre punti dagli avversari: da 28-48 a 47-50 in sette minuti. Qualsiasi altra squadra sarebbe crollata di fronte alla personalità, alla determinazione, alla voglia quasi selvaggia di capovolgere il destino che animava Siena. 

A questo punto è entrato in gioco il piccolo grande uomo, Marques Green, in campo negli ultimi quindici minuti per riportare un po' di ordine e di tranquillità nella testa e nel cuore dei compagni, gestendo i ritmi, registrando la difesa, esordendo con i quattro punti della ripartenza e poi restituendo a Travis, a Drake, a Caleb il tempo e la concentrazione per tornare a colpire, specialmente Travis Diener chirurgico nella fase finale al punto da meritarsi l'MVP della Coppa che a mio avviso dovrebbe dividere con Marques Green che, per suo conto, mette in bacheca la seconda Final  Eight in carriera dopo quella vinta, da protagonista assoluto, con Avellino.

La Coppa scatena la festa in un'intera regione. Travis è il nuovo "giggirriva" dello sport sardo: ricordiamoci che è italiano e nazionale. Romeo Sacchetti è destinato a diventare quello che fu Manlio Scopigno per tante vecchie generazioni di sardi, e il basket oggi, e speriamo per qualche altro giorno, diventa lo sport… regionale. Offre un messaggio nuovo e diverso per questa regione così bella e ancora non del tutto apprezzata, considerata e amata per quelli che sono i suoi veri valori.

Personalmente sono vicino a Bruno Perra, a Francesco Ginesu, al presidente Sardara, ai tanti amici del basket sassarese che hanno vissuto "questa notte fantastica in cui tutto sembra possibile" come gli altoparlanti diffondono a pieno volume dopo la premiazione: quella "mission impossible" che si immaginava ieri si è trasformata in impresa concreta realizzando il sogno.

La notte non è invece fantastica per la Montepaschi, anzi assai amara. La squadra tra gli errori del primo tempo e la stupenda reazione della ripresa ha però dimostrato una volta di più la sua grandezza e i suoi limiti, quindi la sua umanità vera e da oggi, forse, potrà essere ancora più amata: ha abdicato, l'onda lunga dei suoi tormenti alla fine l'ha forse colpita, ma è forse ancor più vitale, e vorrà dimostrarlo già in campionato, come è nel dna dei suoi giocatori e della società.

Una considerazione importante va fatta sul pubblico: eccezionale, anche se è mancato il "sold out", corretto nel sostenere la propria squadra, nell'applaudire l'altra, con un'annotazione particolare per la gente di Siena che ha continuato a stringere i suoi giocatori in un abbraccio caldo e colmo d'amore e di riconoscenza. Alle spalle otto anni straordinari e irripetibili, avanti a sè un futuro incerto, ma ancora ricco di speranza, in fondo da scoprire e con fiducia.

Mario Arceri

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