Al termine della conferenza stampa di presentazione di David Bell, il presidente della Dinamo Banco di Sardegna Stefano Sardara ha fatto il punto della situazione sul momento della squadra
Le parole. Come ho detto più volte abbiamo iniziato un nuovo ciclo, e come per ogni nuovo ciclo ci vuole il tempo per amalgamarsi e trovare la giusta intesa su tante nuove situazioni. Questa non è una situazione nuova. Se bene ricordate, quando ho iniziato questa presidenza nel 2011, ci eravamo trovati in un momento di difficoltà nei risultati. Avevamo fatto 5-7 finché non è arrivato Tony Easley, poi con lui abbiamo fatto 7-9 con cui abbiamo chiuso il girone di andata e poi con la forza di tutti abbiamo fatto un buon girone di ritorno. Oggi siamo 4-6, quindi non vedo molta differenza rispetto a quello che abbiamo già vissuto. Dobbiamo stare calmi e sereni. L’analisi io la vorrei fare solo dal punto di vista concreto, senza parlare di sfortuna e di arbitraggi sarebbe anche troppo facile, perché queste sono solo giustificazioni da perdenti, noi lì non ci dovevamo trovare in quelle condizioni, a prescindere dai passi sul 78 pari o dei 7-1 fischiati nei primi minuti del quarto quarto. Io mi voglio riferire a quello che vedo tutti i giorni, a una squadra che ci tiene – e non mi riferisco soltanto alle lacrime di Olaseni - al lavoro che fanno squadra e staff, a come soffrono ogni minima defiance. Questo è quello che ci serve, come ci servono i tifosi, quelli che ci seguono in allenamento, che ci fermano per strada o che ci aspettano fuori alla fine della partita. Abbiamo perso diverse occasioni all’ultimo secondo ma questo fa parte del basket, abbiamo anche vinto uno scudetto con tiri all'ultimo secondo”.
Lei è noto per essere il presidente più social del basket ma ultimamente la si vede un po’ defilata su Facebook …
“La mia pagina Facebook era nata con l’intento di dare un canale aperto ai tifosi. Purtroppo oggi è diventato un lavatoio di panni sporchi, con insulti e critiche preconcette e poi ovviamente dall’altra parte con risposte a difesa. Io credo che il tifoso debba fare il tifoso, quello che mi interessa è il tifoso reale non quello virtuale. Se in questi anni avessi dovuto basarmi sul tifoso virtuale avremmo fatto ben altri risultati, basterebbe andare sulla mia pagina per vedere cosa mi chiedevano di fare dell’allenatore e della squadra dello scudetto un mese prima che lo vincessimo. Io voglio basarmi sul tifoso per come lo vediamo in campo con noi. E quello ci serve. Nel 2011 quando eravamo tutti meno social e attraversammo il momento di difficoltà a cui mi riferivo prima, i tifosi si strinsero attorno alla squadra, ed è quello che noi sentiamo al palazzetto anche oggi. Non utilizzo più Facebook come canale di comunicazione per questo, perché si è trasformato rispetto a quello per cui era nato all’inizio. Non ci interessa tenere conto di questo tipo di confronto né di quello di alcuni blog social, se l’obiettivo è quello di disturbarci dovranno trovare un altro modo, anche perché sappiamo che certi meccanismi sono costruiti da una minoranza, spesso neanche locale, che lo fa ad arte. Questo a noi non interessa ed è il motivo per cui su Facebook non scrivo più”.
Lei è il primo tifoso della Dinamo: le piace questa squadra e cosa non le piace?
"Sono frustrato perché questa è una squadra fantastica, non abbiamo mai avuto un gruppo così unito e coeso, a livello di attaccamento dentro e fuori dal campo. Non stiamo riuscendo a raccogliere quello che abbiamo seminato. Abbiamo perso male tre sole partite, Cantù, Atene e Brindisi, le altre le abbiamo tutte giocate, certo ci manca qualcosa. Abbiamo preso un lungo e un play perché pensiamo che siano i tasselli che ci servono, non rilasciamo nessuno nella convinzione che in questo momento ci servano tutti con le loro specifiche caratteristiche. Siamo lì, ci manca veramente poco, ci manca trovare quelle due-tre vittorie per darci fiducia e la continuità per proseguire con serenità, e poi ci potremo divertire tutti. L’unica cosa da fare è non farsi prendere dal panico, perché questa è la cosa che ci può fare più male".
Avete preso altri due giocatori, avete mai pensato di intervenire sulla guida tecnica?
“La guida tecnica non è in discussione, vediamo tutti i giorni il lavoro che fa. Per la chimica ci vuole tempo così come per trovare i giusti incastri. Quello che in questo momento ci manca non è la tecnica ma le palle, qualcuno che momenti cruciali prenda in mano la squadra. La situazione in cui ci troviamo ora non è nuova per noi. Le critiche che nel 2011 venivano fatte a Meo oggi vengono fatte a Federico, poi abbiamo vinto quello che abbiamo vinto. Ora non dico che torneremo a vincere, ma sicuramente tutti lavoriamo per questo".
Sassari, 09 dicembre 2016
Ufficio Stampa
Dinamo Banco di Sardegna
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