lunedì 3 ottobre 2022

Giulio Fenu: "Orgoglioso di questi ragazzi". Il gruppo: "Un'emozione indescrivibile"

Sul bus, direzione aeroporto e poi a casa. La carovana della Sardegna, che ha partecipato alle finali nazionali Under 14 maschile e femminile di Sinaluga in provincia di Siena conquistando il Trofeo Coni, ma anche sfiorando con entrambe le squadre lo scudetto di categoria, dopo le fatiche dei giorni scorsi rientra a casa con addosso una medaglia, ma anche la gioia di aver dato il massimo per vincere e tenere alto il nome della Sardegna a canestro.

Un gruppo che ha divertito, si è divertito e che ha reso orgoglioso, tutto il movimento (ieri i complimenti del Presidente Fip Sardegna Salvatore Serra e di tutto il Comitato regionale) e in particolare i due tecnici che hanno seguito le squadre nel corso delle finali: Giulio Fenu e il suo assistente Andrea Cesaraccio.

“E’ stato bellissimo –spiega Giulio Fenu -, il livello era alto e a noi serve tantissimo giocare con queste condizioni. Abbiamo fatto benissimo. Anche il giocare tanto e fare tante gare in poco tempo aiuta, perché devi trovare le soluzioni immediate per poter andare avanti. E’ stato davvero bello. I ragazzi e le ragazze si sono comportati benissimo. Soprattutto, a livello maschile il gap fisico era davvero notevole eppure siamo andati fino in fondo. In definitiva è stata un’esperienza davvero importante per i nostri atleti: Tre giorni di basket h24 che, sono certo, arricchirà il loro bagaglio”.

Soddisfatto quindi?

“La cosa di cui sono più soddisfatto è il vedere, ancora una volta, i nostri ragazzi e ragazze competere a livello nazionale. Sono atleti che si allenano tanto e bene, e in questi giorni hanno dimostrato ancora una volta che il lavoro e l’impegno possono colmare i gap fisici e tutti gli altri limiti “

In verità. Alla vigilia pensava di arrivare così lontano sfiorando addirittura i titoli nazionali nelle due competizioni?

“Con le ragazze che avevano già avuto delle esperienze a livella nazionale come la Coppa Italia, pensavo potessero arrivare tra le prime quattro o comunque arrivare, grazie all’esperienza, in alto. I ragazzi sono stati davvero una sorpresa. Hanno perso la prima con la Toscana, la secondo hanno messo a posto quelle due cose che non andavano e poi da quel momento hanno cominciato a credere nelle proprie potenzialità. Una volta che hanno capito che potevano lottare a viso aperto con chiunque hanno giocato e vinto, facendo anche partite clamorose”.

Ritornando indietro nel tempo, quel tiro che entra ed esce tra le ragazze e le percentuali lombarde negli ultimi 4’ tra i maschi. Sono stati gli episodi a “punirvi”?

“Quella è la pallacanestro. Ricordiamoci i liberi e il tiro finale sbagliato da Fontecchio che ci avrebbe permesso di superare la Francia agli Europei. A noi è capitato lo stesso. Tra le ragazze il tiro era giusto, piazzato e senza nessuna ostruzione. Purtroppo la palla ha toccato i due ferri è schizzata in alto e, stavolta non è ricaduta dentro il cesto. Sarebbe stata vittoria. E poi dopo non abbiamo potuto difendere. Loro hanno segnato subito. Canestro, fallo e scudetto cucito nelle loro maglie. I ragazzi a 4’ dalla fine erano in testa di ben cinque lunghezze. C’è stato un time out richiesto dagli avversari e al rientro in campo, anziché attaccare la nostra difesa, davvero ben messa, hanno cominciato a tirare e segnare da fuori, con un 6 su 8 al tiro dalla distanza, e sono stati devastanti".

Una curiosità. E più facile o difficile seguire, da allenatore una formazione di 3X3 o una squadra con cinque elementi in campo?

“La cosa più difficile nel 3X3 è gestire il tempo. Nel basket a cinque l’azione è più lunga e in sostanza riesci a gestire palla e tempo. Nel 3X3 tutto questo non avviene, e in pratica in campo si gioca come se fossero tutte delle finali d’azione. La cosa più difficile? Gestire i 12 secondi perché sono veramente pochi e in quel caso si ha solo il tempo di fare un passaggio, un penetra e scarica e poco altro riuscendo anche a ragionare poco. Devi attaccare subito per andare al ferro. Se poi ti chiudono devi scaricare o trovare un’altra soluzione di tiro. E tutto questione di ritmo e velocità sia in attacco che in difesa”.

Ringraziamenti?

“Abbiamo ben rappresentato la Sardegna, portiamo con orgoglio due secondi posti nazionali a casa compreso il Trofeo Coni. Siamo stati supportati da tutto lo staff, ma in particolare mi sento in dovere di ringraziare Alberto Bonu, l’RTT regionale che ci ha coordinato a distanza, il Comitato regionale e il presidente Tore Serra per il sostegno".

E ora il microfono alle ragazze che hanno confezionato questo grande risultato, ovvero: Aurora Murgia, Giulia Olandi, Valeria Cossu,Letizia Nieddu

Quali sono state le vostre sensazioni nel giocare le finali nazionali?

“Per noi giocare una finale nazionale è stata un’esperienza unica e emozionante, perché non avremmo mai pensato di poterci arrivare e di riuscire a giocarcela punto a punto andando anche ai supplementari.

Dopo un esperienza di alto livello su cosa vorreste lavorare dal punto di vista tecnico, una volta rientrate nella vostra società?

“Secondo noi quando torniamo in palestra dovremo migliorare l’attacco rendendolo più veloce, occupare meglio gli spazi e migliorare sulle percentuali di tiro”.

Quanto è stato utile confrontarsi con altre atlete fuori e dentro il campo?

“È stato molto utile perché ci siamo confrontate con giocatrici di alto livello e abbiamo vissuto un’esperienza che ci ha fatto crescere molto e ci ha reso unite come squadra, ma è stata l’occasione per fare amicizie e rapportarci con altre realtà della pallacanestro italiana”.

La palla a questo punto passa ai ragazzi: Giacomo Usai, Gabriele Casu, Mattia Solinas e Federico Murru

Quali sono state le vostre sensazioni nel giocare le finali nazionali?

“È stato difficile realizzare quel che avevamo fatto fino a quel momento. E’ stata un’emozione indescrivibile arrivare a giocare una finale nazionale dello sport che più amiamo. Fantastico anche il fatto di giocare davanti a un pubblico così attivo e appassionato".

Quale è stato il vostro punto di forza al cospetto di squadre fisicamente più prestanti?

“Senza dubbio il nostro punto di forza è stata la grinta, la determinazione e la voglia di vincere. Per arrivare fino in fondo ci abbiamo messo il cuore, in qualsiasi cosa che veniva fatta, sia dentro che fuori dal campo. Inizialmente eravamo un po’ spaventati per l’altezza e il fisico dei nostri avversari, ma quando siamo entrati in campo è stata solo una fonte di carica ed energia per noi.

Avete fatto tifo per altre regioni e molti hanno vi hanno sostenuto, avete conosciuto tanti atleti?

"Sì, vorremmo infatti ringraziare in particolar modo i ragazzi della Puglia che ci hanno sostenuto e caricato fino alle fine. Abbiamo avuto la possibilità di conoscere delle persone fantastiche come loro con cui abbiamo passato la maggior parte di questa fantastica esperienza. Eravamo felicissimi per tutti i complimenti ricevuti partita dopo partita sia da parte dei giocatori che degli allenatori delle squadre avversarie".

Fonte FIP Sardegna

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