mercoledì 25 maggio 2022

Maurizio Cremonini e Giovanni Lucchesi parlano del progetto "Believe"

E’ iniziata in Sardegna, con la tappa cagliaritana all’interno degli impianti del Panda Monserrato, la quattro giorni del progetto “Believe” in collaborazione con il settore minibasket e giovanile F.I.P. coordinato da: Maurizio Cremonini (responsabile tecnico nazionale FIP del settore giovanile) e Giovanni Lucchesi (assistente allenatore nazionale A femminile), dedicato alle tesserate Esordienti e Under 13 e U14 femminili. Oltre alla tappa cagliaritana di Monserrato, che ha visto la presenza anche del presidente del Comitato regionale Salvatore Serra e del sindaco di Monserrato Tommaso Locci, l’iniziativa toccherà, oggi Oristano (palestra Istituto Othoca via del porto), domani Nuoro (palestra oratorio San Domenico Savio, via Pertini) e, infine giovedì Sassari (palestra Dinamo 2000 via Gioscari, 9).

Ma cosa è il progetto “Believe”? Lo spiega direttamente Maurizio Cremonini, tecnico federale per il minibasket e, di recente entrato a far parte dello staff dei formatori di FIBA Europe per il minibasket.

“E’ un progetto dedicato alla bimbe e alle società di cui fanno parte –dice Cremonini -. L’intenzione del progetto è quello di portare maggiore attenzione sulla prospettiva che devono avere nella pallacanestro le ragazze”.

Cioè?

“Mi spiego meglio. Alcune società hanno nella loro struttura l’organizzazione femminile, altre società hanno qualche “numero” femminile, ma non hanno l’intenzione di fare qualcosa. Ecco, con il progetto, si cerca di provare a costruire quella “intenzione”.

Ma come?

“Per esempio mettendo assieme più annate, collaborando con qualche società vicina per creare qualche squadra in più di attività femminile. Il progetto vuole motivare le società ad essere un tantino più altruiste nello spronare le bambine. Perché c’è il rischio che, superata la fase del minibasket, queste possano smettere e magari indirizzarsi verso una nuova disciplina”.

Ed è un peccato?

“Indubbiamente. Noi non ci possiamo permettere questo, soprattutto perché reputo non sia giusto nei confronti delle bambine che vogliono praticare la pallacanestro anche dopo la fase del minibasket. Dobbiamo farle innamorare di questo sport. Oggi, ho chiesto alle 25 bambine che avevo in campo: “Vi piace il minibasket?” la loro risposta è stata positiva, ma non avevo dubbi. Ma mi chiedo, quante società sono coerenti nei confronti di queste giovani atlete, dando loro, una volta terminata questa fase, la possibilità di andare avanti?”.

Le società cosa devono fare?

“Sicuramente sforzarsi maggiormente e gli allenatori devono provare a modificare la struttura: si può fare Gazzelle, Esordienti ma anche Open con più annate”.

I “numeri” come sono?

“E’ ovvio che la nostra disciplina soffre per ciò che riguarda il genere femminile. La cosa che deve farci riflettere è che, sui pochi numeri abbiamo una qualità sorprendente: sia sotto l’aspetto fisico che in quello mentale. Le giovani hanno una capacità di stare in campo stupefacente. Ma il discorso positivo, che si aggiunge, riguardo la “poca” quantità è che il minibasket, dopo due anni di blocco per via della pandemia, è ripartito con dei numeri sorprendentemente positivi. Tante bambine nuove dai 5 ai 9 anni, ed è proprio con questi elementi che dobbiamo costruire la prospettiva”.

Altrimenti si rischia la fuga?

“Esattamente. Perché se una bambina entra a far parte del minibasket e poi capisce che dopo questa fase non giocherà, andrà sicuramente a fare altro: pallavolo, nuoto, atletica o altro”.

Ed ecco l’idea del settore minibasket Fip…

“Se noi coinvolgiamo le società facendo un ragionamento di comunione, ovvero: ne ha quattro la società A e altrettante la società B e C, riusciamo, unendo il tutto, a fare una squadretta, oppure una volta ogni tanto le alleniamo tutte assieme? Questo vuol dire far sentire le ragazze appartenenti di genere alla disciplina”.

E’ più facile a dirlo piuttosto che a farlo?

“Sicuramente a dirlo. Dobbiamo sicuramente abbattere la chiusura di certe società. Faccio una considerazione. Siamo un bel mondo noi della pallacanestro, però siamo anche un mondo non accogliente verso gli altri. Non abbiamo la percezione di essere una comunità. Altre discipline sportive si identificano nella loro specificità e la difendono, noi purtroppo ci spariamo addosso l’uno contro l’altro. Siamo bravi a criticare gli altri a parlare male degli altri e questo non va bene. Dovremo recuperare il senso di appartenenza al mondo del basket. Il nostro è uno sport bellissimo, ma perché dobbiamo trattarlo male? Perché, per esempio non fare le feste di società, alcune per fortuna vengono ancora fatte, oppure le grigliate coinvolgendo anche i genitori, Far capire che la società non è solo fare le partite e via, ma è anche famiglia, luogo di aggregazione, stare tutti insieme. Ecco perché le stesse società, i presidenti e i dirigenti devono fare uno sforzo affinché tutto questo avvenga”.

I Comitati regionali cosa possono fare?

“E’ indubbio che i Comitati regionali hanno subito pesantemente le conseguenze della pandemia, in termini di disponibilità di risorse e anche in termini di critiche. Chiaro che in questo periodo le casse sono in difficoltà e non c’è grande margine per fare investimenti, però magari sostenere le società accompagnandole nei progetti, nell’attivare collaborazioni o anche nel valorizzare il senso di comunità organizzando dei piccoli eventi. Occorre in qualche modo ritornare al passato affinchè società, genitori e piccoli atleti facciano gruppo, facciano comunità”.

In Sardegna com’è la situazione?

“Cagliari aveva già dei buoni numeri e continua ad averli, ora anche Sassari, grazie anche all’operazione Dinamo femminile comincia ad avere una buona sacca di attività, così come ad Alghero, Nuoro, Oristano. Si lavora per crescere e credo che in Sardegna questo concetto continua a dare soddisfazioni”.

Dopo Maurizio Cremonini l’attività formativa ha visto come “insegnate” Giovanni Lucchesi tecnico federale e assistente con la Nazionale maggiore.

“Indubbiamente è un bel progetto quello portato avanti da Maurizio Cremonini, al quale, umilmente mi sono accodato –dice coach Lucchesi -. Tanto entusiasmo anche stasera, una bella cornice di pubblico e genitori, ragazze fantastiche per dimostrare che la pallacanestro femminile è viva”.

L’entusiasmo non manca?

“Da parte nostra sicuramente, siamo troppo felici, ma anche da parte delle ragazze con le quali lavoriamo. Questo grazie anche all’impegno dei Comitati regionali e in primis del presidente Giovanni Petrucci che ci danno la possibilità di essere presenti sul territorio”.

Giovanni Lucchesi e Maurizio Cremonini girate l’Italia con il progetto “Believe”. Sicuramente un bell’impegno?

“Che facciamo con tanta gioia. Un impegno che ti fa sentire vivo. Sentirsi vivi, attraverso il lavoro alimentandoci della loro voglia di imparare e stare sul campo”.

Queste le prossime tappe in Sardegna:

ORISTANO

Martedì 24 maggio (palestra Istituto Othoca) via del porto

17.30/19.00 Esordienti (Cremonini)

16.30/19.00 raduno selezione annata 2008/07 (Lucchesi) (campo Sa Rodia) via repubblica, 67

NUORO

Mercoledì 25 maggio (palestra oratorio S. Domenico Savio) via Pertini

17.00/18.15 Esordienti (Cremonini)

18.15/19.00 U13-U14 (Lucchesi).

SASSARI

Giovedì 26 maggio (palestra Dinamo 2000) via Gioscari, 917.00/18.15 Esordienti (Cremonini)

18.15/19.00 U13-U14 (Lucchesi).


Ufficio stampa Fip Sardegna

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