lunedì 12 dicembre 2016

Floridia, giovane talento "cestista per caso"

Talenti si nasce o si diventa? Una domanda ricorrente nello sport, a cui forse non si darà mai una risposta, forse la verità sta nel mezzo, perchè partendo da terreno fertile, tutto è più facile. E' quello che devono aver pensato a Genneruxi quando Giuseppe Floridia, poco più che dodicenne, si è presentato in palestra per la prima volta. Pur senza essere passato per il minibasket, ha mostrato subito attitudine per questo sport e oggi, grazie a chi, più che creduto, ha scommesso in lui e la scommessa l'ha vinta, è una giovane promessa del basket sardo. Guardia di 192 cm, classe 1999, in sei anni partito dall' U13 sino alla prima squadra di cui è giocatore fondamentale, è arrivato quest' anno a esordire in serie B con i Pirates di Marco Sassaro.

Vi proponiamo la lettura della nostra chiacchierata con Giuseppe

Quando hai toccato per la prima volta un pallone da basket?

Ho iniziato andando al campetto, nella mia casa al mare, a Marina di Ragusa con mio padre ma, a quei tempi, giocavo a calcio e tennis e non mi interessava affatto provare altri sport.
Dopo qualche anno, nel 2010, mi sono trasferito in Sardegna perché mio padre è stato destinato a Cagliari per motivi di lavoro ed è iniziato tutto quando i miei compagni di scuola notarono la mia altezza e mi chiesero se volessi provare a giocare a basket. Decisi così di mettermi alla prova data la mia passione per lo sport e decisi di andare a provare alla Pol.Genneruxi, società dove i miei compagni giocavano.                


Come fu il tuo approccio con questo sport senza essere passato per il minibasket?

Il primo anno fu difficile perché dovetti imparare praticamente tutto. Non mi fermai nemmeno durante l'estate che passai a lavorare duramente insieme al mio primo allenatore Raffaele Secci (Lello) che decise da subito di credere in me e impegnarsi per farmi migliorare.
Non si sbagliò e la stagione successiva i duri sacrifici diedero i primi frutti. Tutto iniziò con la vittoria inaspettata alle finali regionali del 3vs3 dalle quali insieme a Ludovico Sanna, Luigi Cabriolu e Mauro Serra tornammo da vincitori e staccammo il biglietto per le finali nazionali. Lo stesso anno arrivò il mio primo titolo regionale con l' U13.

               
Una volta entrato a pieno titolo, quali erano gli obiettivi?

L'obiettivo era quello di mantenere il titolo di campioni in carica. Riuscimmo a fare il tris conquistando sia il campionato U14 sia quello U15 e mantenendo il titolo di campioni 3vs3 per il secondo anno consecutivo. Abbiamo potuto così partecipare alle finali nazionali di Bormio dove ci classificammo 17esimi, a causa del primo girone troppo complicato e, nonostante le difficoltà, riuscimmo a farci valere perdendo di pochissimi punti contro le squadre più forti e portando Perugia ai supplementari.
Ci fu anche l'esperienza con la selezione regionale al Trofeo delle Regioni, dove venni nominato come miglior giocatore della Sardegna e ci classificammo come 14esimi.            
L’anno seguente volevamo riconfermarci come campioni regionali e ci riuscimmo anche in quel caso, affrontammo gli spareggi dell'interzona con Varese ma purtroppo perdemmo di qualche punto rovinando il glorioso percorso fatto.

L'esperienza con la selezione regionale fu la tua prima vetrina

Quell'anno fu importante perché riuscii a farmi notare in mezzo a tanti altri giocatori e arrivarono così le mie prime chiamate con la nazionale, in cui conobbi un mondo completamente diverso che mi permise di rendermi conto chi fossi veramente e dove sarei potuto arrivare. Capii che, solo col duro lavoro, l'attenzione negli allenamenti e la voglia di faticare  si può ambire ad alti livelli.

Quando hai mosso i primi passi nel campionato senior?

La stagione 2014/2015 rappresentò per me il passaggio dallo sfidare solamente i coetanei allo sfidare adulti e giocatori esperti. Non appena ho raggiunto l'età necessaria, fui inserito nel roster della serie C del Genneruxi  guidata da Roberto Secci. Il mio percorso non fu affatto semplice.
I miei compagni di squadra, erano tutti molti esperti, dal capitano Pani a Giancarlo Salis, e come tali, pretendevano molto da me. Mi riprendevano perché facevo tanti e troppi errori. Io mi trovavo davanti situazioni che non ero ancora in grado di affrontare ma, col passare del tempo e la fiducia di tutta la società, riuscii a trovare spazio e ad acquistare sicurezza e giocare con tranquillità.


Dopo queste prime esperienze, hai avuto altre chiamate in azzurro?

Durante l'anno, arrivarono altre due chiamate con la nazionale le quali non fecero altro che migliorarmi come giocatore e come persona.
Anche durante questa estate, non mi furono concessi lunghi periodi di riposo e continuai ad allenarmi. A luglio, arrivò la mia quinta e, fino ad ora, ultima chiamata in nazionale per chiudere l'anno nel migliore dei modi.


Possiamo dire che la stagione scorsa sia stata quella della consacrazione?

Nella stagione 2015-2016 il Genneruxi sembrava che incentrasse il progetto su di me e gli altri giovani della squadra. Partecipammo alla serie C ed ebbi modo di giocare tanti minuti e di fare tanta esperienza. Purtroppo siamo retrocessi ma i risultati personali vennero notati da alcune squadre di altre regioni che mi fecero offerte per giocare con loro. In quella stessa stagione, ho avuto anche una parentesi in doppio utilizzo con la Superga, culminata con la vittoria del campionato di serie D.

Quest'anno sembrerebbe quello giusto per il grande salto

La stagione di quest'anno, sembra ripagare tutte le estati passate ad allenarmi per migliorare sempre di più ogni giorno. Arrivò, infatti, la chiamata del Su Stentu Sestu in serie B e accettai subito, perché un'opportunità del genere qui in Sardegna capita poche volte per vari motivi. Mentre con il Genneruxi gioco in D e, ovviamente in under 18, in D sto avendo un ruolo importante all'interno della squadra e, nonostante siamo una squadra giovane riusciamo a vincere anche contro le squadre più esperte.


Nella gara giocata con Su Stentu contro Orzinuovi, hai messo a referto i tuoi primi punti in serie B, che sensazioni hai provato?

Sul momento non pensavo a niente, ero concentrato per svolgere il mio compito nel miglior modo possibile. Solamente a fine partita, dopo che tutti i compagni mi hanno fatto i complimenti per la prestazione in quei 10 minuti, ho capito che mi ero sbloccato finalmente anche in questo campionato difficile come la Serie B


Nella gara di domenica hai incrementato il minutaggio

Contro Lecco, il coach mi ha dato fiducia già dal secondo quarto. Io ho cercato di fare le scelte giuste, ovviamente gli errori ci sono stati  ma il mio obiettivo è eliminarli col tempo.
Poi nel 3° e 4° quarto, con i miei compagni carichi di falli, sono tornato in campo nel momento più caldo della partita. Ho dato tutto me stesso per cercare di essere all'altezza del momento e sostituire i miei compagni al meglio, gli avversari erano molto rapidi e, in difesa, è stato molto impegnativo stargli dietro. Ho trovato il canestro in contropiede e distribuito tre assist contribuendo a recuperare lo svantaggio e provare a portare a casa la partita ma il parziale subito nel 2° quarto è stato fatale.


Pur non avendo ancora avuto la possibilità di giocare per diversi minuti, come ti sei trovato a giocare contro atleti forti ed esperti come quelli della serie B?

Già il fatto di stare in panchina e osservare squadre e giocatori di un livello così alto è stimolante, perché non capita spesso di sfidare giocatori che hanno giocato in serie A per anni. Penso che nei minuti che ho avuto a disposizione, mi sono reso conto di cosa mi manca per migliorare e giocare al loro stesso livello. Vi sono squadre che giocano a basket veramente attraverso un giro di palla e dei movimenti che fanno rimanere senza parole. È  un onore averli sfidati e, spero, ci possano essere altre possibilità.
A Sestu ho trovato giocatori come Laguzzi che, secondo me, è un modello da seguire per l'atteggiamento che ha in campo sia in partita che negli allenamenti, da Trionfo penso ci sia tanto da imparare e, quando mi trovo a marcarlo, cerco sempre di seguire i suoi consigli per riuscire a difendere nel migliore dei modi, Varrone che nonostante fisicamente sia superiore a tutti cerca sempre di perfezionarsi. Niente da togliere ovviamente agli altri compagni come Elia, Villani, Graviano, Pilo, giocatori che hanno una certa esperienza e mi danno modo di crescere e migliorare.


Non ci resta che ringraziare Giuseppe e augurargli una lunga e importante carriera.

di N.C. Basket Sardegna

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