venerdì 5 luglio 2013

Tanti club chiudono i battenti, ma la pallacanestro va avanti. In quale direzione?

Pubblichiamo il seguente articolo scritto da Carlo Fabbricatore, che fa uno spaccato dell'attuale situazione del basket nazionale. La crisi economica ha dato il colpo di grazia e le società tra mille difficoltà chiudono i battenti.

Molte squadre anche titolate sono in grande difficoltà: ogni giorno leggiamo dichiarazioni poco confortanti sullo stato di salute dei club. La Presidente di Cantù ha ribadito il ridimensionamento economico del budget di spesa causato dai pochi introiti della gestione industriale.
 L'economia, usando un eufemismo, langue e di conseguenza gli investimenti pubblicitari sono crollati. I grandi investitori prediligono le sponsorizzazioni di singoli eventi. In particolare le società decentrate hanno pochissime chance di attingere a budget pubblicitari di un certo livello, per cui devono ricorrere a consorzi  locali per frazionare la raccolta di fondi.
 La grande risorsa data dal valore dei cartellini è venuta a mancare: questa è la principale  causa della debolezza economica dei club. I proventi dei diritti televisivi sono poca cosa perché i dati dello share non premiano con numeri importanti la Pallacanestro e gli introiti derivanti dal pubblico sono irrilevanti per la maggior parte delle squadre. Inoltre il rapporto monte stipendi-ricavi è completamente fuori equilibrio.
 Si è voluto creare e mantenere un business professionistico senza avere le necessarie risorse e l'autofinanziamento è una pura utopia; la legge sul professionismo ha caricato costi insostenibili per la maggior parte dei club.
 I palazzi dello sport sono obsoleti e generano ulteriori aggravi di spesa in quanto non di proprietà e con capienze limitate.
 Nelle serie minori la situazione è ancora peggiore: ogni giorno spariscono società nell'indifferenza generale perché i costi sono troppi elevati. La valenza sociale delle serie minori non importa a nessuno. 
 Ulteriore problema, comune a tutto lo sport italiano, è il reclutamento di giocatori. La scuola  considera lo sport una disciplina didattica sostanzialmente inutile e le società sportive, non avendo più il valore del cartellino, sono restie a lavorare sui ragazzi. E' molto più facile andare a “prendere” giovani all'estero in uno dei tanti paesi della Comunità Europea. Sarà mai possibile che il Bel Paese  produca così pochi giocatori di livello e che storici vivai di talenti si siano esauriti?
 I team hanno perso il loro DNA italiano e questo penalizza la Nazionale.
 Il movimento deve capire e accettare la critica costruttiva: se il sistema funzionasse a meraviglia non avremmo tutte queste difficoltà di iscrizione al campionato e gli appelli quasi giornalieri di aiuto perché mancano risorse. E' meglio essere consci dei problemi che far finta che non esistano. Maggiore concretezza e meno proclami.
 Roma e Cantù hanno rinunciato alla Euroleague: scelte responsabili anche se dolorose. Milano è una realtà completamente diversa: proprietà economicamente fortissima e un bacino di utenza straordinario. L'Olimpia EA7 è l'unico club italiano che può competere con i top club europei;  il nostro sistema pallacanestro non è in grado di produrre altre realtà analoghe a quella targata Armani.
 Federazione e Lega devono essere forti e propositive, intervenendo se necessario, in modo energico sul movimento.
 La priorità è la diminuzione sostanziale dei costi altrimenti la maggior parte dei presidenti sarà costretta gettare la spugna.
 Responsabilità da parte di tutti: questa è  la ricetta per salvare il nostro sport da una morte annunciata.

Consigli. Sta per iniziare una nuova stagione: pensiamo positivo. Affolliamo gli stadi con le famiglie mandando un messaggio di civiltà sportiva

Massima. Io sto con il bel gioco

Carlo Fabbricatore

Fonte: Pianetabasket

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