mercoledì 19 dicembre 2012

Dino Meneghin: "Il basket italiano è in salute"


Oltre 4mila persone hanno affollato gli spalti del Lauretana Forum domenica per l'All Star Game. Un dato di tutto rispetto. La "partita delle stelle" ha rappresentano senza dubbio uno spot di alto livello per il basket italiano e, in particolare, per Biella. Tanto più in un momento di profonda crisi come quello attuale. E' quindi doveroso stilare un bilancio della palla a spicchi tricolore, in concomitanza con la pausa della regular season che, di fatto, ha chiuso un terzo del campionato 2012/2013. E per fare ciò non esiste persona più indicata del presidente federale Dino Meneghin, presente anche lui domenica al Forum. Allora presidente Meneghin, partiamo dalla realtà biellese. Quest'anno il club e la squadra sembrano avere qualche problema... «Da tanti anni ormai Biella sta operando benissimo sul territorio, gli imprenditori locali lavorano al meglio al fianco della società. Diciamo dunque che la base è buona, certo è che il periodo di crisi si sta facendo sentire a tutte le latitudini e quindi anche il mondo della pallacanestro è coinvolto. La politica dei piccoli passi è l'unica da seguire ed è quello che sta facendo Pallacanestro Biella. Bisogna prestare molta attenzione e cosa e a come si costruisce. Poi si parla sempre di gioco di squadra e non bisogna dimenticare che anche i tifosi sono una parte fondamentale della squadra. Al di là dei risultati sportivi, quindi, il pubblico deve sostenere il proprio club, in modo tale da invogliare chi ne ha le possibilità a investire. In Italia purtroppo è sbagliata la cultura: se non si vince, la gente si allontana. E' necessario cambiare la mentalità. Non mi riferisco a Biella, sto parlando in generale». Guardando invece al movimento nella sua totalità, il basket italiano, soprattutto a livello di nazionale, sta vivendo un periodo particolarmente proficuo. «Stiamo raccogliendo i frutti del lavoro svolto negli ultimi anni. La nazionale maschile e quella femminile si sono qualificate per gli Europei del prossimo anno sul campo, attraverso prestazioni di alto livello e queste sono autentiche dimostrazioni di forza. I nostri giovani, come quelli in campo nella "sperimentale" a Biella, stanno crescendo e ciò fa ben sperare anche per il futuro. Logicamente bisogna ancora lavorare molto, ma abbiamo la consapevolezza di poter competere a livello internazionale, dove la concorrenza è agguerrita. Dobbiamo essere pronti a fronteggiarla». Qualcuno negli ultimi tempi ha però evidenziato come il livello della nostra serie A si sia abbassato. «A mio avviso bisognerebbe conoscere il basket europeo. Negli altri paesi, Grecia, Turchia, Francia, Russia e Germania su tutti, esistono un paio di realtà, oppure tre, in grado di lottare per l'Eurolega e di dominare in patria, mentre le altre squadre sono per lo più di contorno. Il livello è piuttosto basso. In Italia, invece, la competitività è estremamente elevata, solo la Spagna ha una situazione simile alla nostra». A gennaio, con le elezioni federali, scadrà il suo mandato alla presidenza della Fip, quali i risultati principali ottenuti in questi anni? «In primis, le medaglie conquistate dalle varie nazionali giovanili maschili e femminili. Poi senza dubbio la costruzione di un college nel quale le ragazze delle selezioni azzurre Under 16 possono studiare, allenarsi, più in generale vivere tutte insieme, in modo da favorirne la crescita cestistica e umana. La riforma della LegAdue, che dal prossimo anno sarà allargata a 32 squadre con due soli stranieri per ognuna, in modo che gli italiani possano veramente giocare e maturare. Non possiamo dimenticare lo sviluppo della rete di marketing, che ha permesso di allargare la base dei nostri partner nonostante la sfavorevole congiuntura economica. Inoltre sono aumentati le iscrizioni ai corsi per nuovi arbitri. Per ultimo, ma non meno importante, anzi, abbiamo lavorato su tutto il suolo nazionale con Andrea Capobianco e il preparatore adetico Francesco Cuzzolin per monitorare i giovani talenti italiani e per accrescere la formazioni dei tecnici e appunto dei preparatori che poi sono quotidianamente a contatto con i ragazzi». Per finire, il prossimo anno ci sono gli Europei, dove potrà arrivare la nazionale di Simone Pianigiani? «Parlare di medaglie è difficile, ma non impossibile. Sono tante le variabili che entrano in gioco, tra stanchezza e infortuni, ma l'Italia deve sempre scendere in campo per puntare al top. Le avversarie sono le solite, Spagna, Francia, Turchia, ma almeno una decina di nazioni possono dire la loro. L'esempio della Macedonia nell'ultima rassegna continentale è calzante».

Andrea Rossetti

Fonte: La Provincia di Biella

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