domenica 15 aprile 2012


La Dinamo vista da..Dick Diener
Famiglia Dick DienerIl padre di Drake, zio di Travis ed esperto allenatore di pallacanestro a livello di High School nel Winsconsin, è in Sardegna e segue sugli spalti le sedute di lavoro biancoblu
Questione di famiglia. Drake Diener è al sesto anno in Italia, primo in maglia sassarese e terzo agli ordini di coach Meo Sacchetti: ad un passo dai 2000 punti realizzati in Lega A è certamente uno dei giocatori più concreti e letali del campionato. Travis Diener, suo cugino, da due stagioni è la mente del quintetto Dinamo Banco di Sardegna, già stella Nba e playmaker di tecnica sopraffina e talento purissimo. Giocano assieme a distanza di oltre 10 anni dall'ultima volta in cui, al liceo Goodrich negli States, facevano parte dello stesso roster, allenati da coach Dick Diener, il padre di Drake, lo zio di Travis, uno dei tanti esponenti di una famiglia con la grande passione per la palla a spicchi. Dick Diener è sull'Isola, assieme alla sua famiglia e in visita alla famiglia di Drake, da poco diventato padre. La pallacanestro è una parte importantissima della sua vita, lo si intuisce da come osserva la Dinamo lavorare sul campo, da come con lo sguardo segue i movimenti degli uomini di Sacchetti, senza distrarsi e con cognizione di causa.
Che impressione la fa vedere Drake allenarsi sul parquet?
«Beh lo guardo in tv ogni volta che posso, seguo le squadre in cui ha giocato ed oggi sono quindi particolarmente attento e affezionato alla Dinamo Banco di Sardegna. In estate poi, quando torna a casa, non mancano le occasione per vederlo attaccare il canestro – sorride -. Più che altro sto osservando la squadra nel suo complesso, e mi impressiona positivamente il modo in cui lavora di gruppo, in cui si passa e spinge la palla. C'è talento in questo team, che si allena al meglio e sta girando al top».
Quanto sono differenti l'America e l'Italia del basket?
«Negli Stati uniti l'Nba cattura l'attenzione perché è fenomeno di grande interesse e popolarità. È un campionato di grandissima fisicità che punta molto sulla qualità del singolo. La Lega A italiana è qualcosa che si avvicina ad un ottimo livello Ncaa per organizzazione tecnico-tattica, tipologia dei giocatori e impostazione mirata al gusto del poter giocare d'insieme e del volere giocare d'insieme. La passione dei tifosi italiani, sardi in particolare, è una cosa fantastica. Per gli americani che giocano qui è una componente importante e da non sottovalutare».
Ha visto suo figlio nascere, crescere, diventare un giocatore e superare l'Oceano per affermarsi. Quanto è cresciuto Drake nel suo percorso italiano?
«Si è vero, come ogni padre ho assistito al suo percorso di crescita, umana ed anche cestistica. Drake è un grande lavoratore, che tecnicamente ha affinato qualità esistenti, ma i suoi miglioramenti sono a mio avviso soprattutto a livello di mentalità. Quando torna nel Wisconsin si concede un paio di giorni di total relax, poi ricomincia ad allenarsi e giocare perché vuole tenersi sempre in condizione. Il suo è un progetto in continua evoluzione, la sua forza mentale è la sua forza da giocatore».
Lei, come coach Meo Sacchetti, ha allenato i due cugini Diener..
«Oltre ad averli visti innumerevoli volte sfidarsi sul campetto nel passato ed alla fine di ogni loro stagione agonistica. Si, ero il loro coach al liceo e dico senza alcuna esitazione che assieme rappresentano una coppia di esterni davvero solida e forte. Una combinazione interessante, imprevedibile ed esplosiva. Si conoscono da anni alla perfezione ma sanno giocare con e per gli altri. Hanno potenzialità straordinarie».
Da allenatore ad allenatore, da Dick Diener a Meo Sacchetti
«Nei tre anni in cui ha lavorato con Drake ho avuto modo di conoscere ed apprezzare il modo di lavorare di coach Sacchetti. Ha un ottimo approccio con la squadra e i singoli giocatori, chiede corsa, chiede di spingere forte il pallone, chiede ai suoi di passarsi la palla, ha una filosofia che consente ad ogni elemento del roster di sentire la fiducia e di avere fiducia in se stesso. Anche io amo la velocità nel basket, ma quel che mi colpisce alla Dinamo è la forza mentale che tecnico e gruppo condividono».
La domanda da un milione di dollari: dove può arrivare Sassari?
«Siena ed a mio avviso anche Cantù, sono al momento un gradino sopra le altre e non soltanto perchè sono attualmente più in alto in classifica. È anche vero però che la Montepaschi non ha mail perso così tanto in campionato, testimonianza del fatto che il livello si è alzato. La Dinamo Banco di Sardegna è secondo me un'ottima squadra, ha disputato sino ad ora una grande stagione, ha talento, gruppo e un palazzetto che è senza dubbio un fattore importante in questa sua avventura. Ogni squadra coltiva l'ambizione di puntare al titolo, ma nella volata finale contano le condizioni del roster, la tenuta mentale, gli accoppiamenti da classifica. Sarà importante provare a qualificarsi per i playoff e farlo con un buon piazzamento. Sono certo che questa squadra farà il massimo per ottenere il massimo».

Sassari, 14 aprile 2012

Giovanni Dessole
Ufficio Stampa
Dinamo Banco di Sardegna

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