Ha trascorso una settimana davvero travagliata prima della finale di domenica. Poi quei 40’ di tensione e gran caldo all’interno della fornace di via Pessagno, campo della Virtus. Cronometro che sembrava non muoversi e andare al rallentatore. Ma quando a circa 1’ dalla fine si è capito che per la Melsped Padova non c’era più nulla da fare o meglio non avrebbe colmato il gap di 8 lunghezze subite in casa da Giada Podda e compagne nella sfida d’andata della finale per la promozione n A2, qualcosa è scattato. Quasi per incanto, Paolo Pellegrini number one della società virtussina, si è alzato in piedi urlando, incitando il tanto pubblico presente per osannare la sua squadra, ma nel contempo realizzando che la Virtus Cagliari dopo tre anni di Purgatorio, finalmente era rientrata in quella serie A2 femminile, un campionato che fa parte del DNA della società fondata a Cagliari ben 61 anni fa, da un gruppo di studentesse della Congregazione Mariana.
Ma non è finita, quasi come fosse ritornato “fanciullo” per il presidente salti di gioia, abbracci, bac,i qualche lacrime e l’immancabile gavettone finale a sugellare un successo tanto cercato in queste tre lunghe stagioni e trovato in una afosa serata di fine primavera.
Presidente Pellegrini quanto ha creduto in questa promozione?
«Alla fine molto. Soprattutto dopo aver vinto le prime gare nei playoff, ho capito che questa squadra aveva un anima. Un gruppo non particolarmente talentuoso, ma con un grande cuore. E questo è quello che conta di più».
Eppure dallo scorso settembre, con l’inizio della preparazione, la parola promozione era quasi bandita in casa Virtus..
«Una questione scaramantica. Ero davvero stanco di parlare sempre di A2, di promozione o altro per poi finire la stagione, proprio nei playoff, senza mai andare in finale».
Quest’anno, a parte la squadra, la Virtus ha avuto dalla sua anche…
«Si è vero, siamo stati anche un tantino fortunati. Soprattutto tra semifinali e finale. Perché se per esempio avessimo incrociato altre squadre, molto più strutturate, forse oggi non staremo a festeggiare il ritorno in A2».
C’è anche una differenza tra le squadre Virtus, che hanno affrontato i playoff nei primi due anni e questa che ha conquistato l’A2?
«Beh rispetto alle prime due stagioni di B che hanno visto la Virtus lottare per la promozione, il gruppo di quest’anno era giovane, veloce, ma soprattutto un gruppo di ragazze sane a livello fisico e questo è stato essenziale e decisivo nelle gare di playoff, sia in semifinale che in finale. Indubbiamente quella che ha conquistato la promozione era una squadra impostata in maniera diversa rispetto al passato».
Gruppo giovane grazie anche all’apporto delle ragazze provenienti dal prolifico vivaio Virtus.
«Il mio obbiettivo era anche quello di valorizzare il nostro settore giovanile e sotto questo aspetto Fabrizio Staico e il suo staff hanno fatto davvero delle cose eccelse. E’ esplosa Giulia Corda, per esempio, ma tutte le sette ragazze utilizzate con la prima squadra sono state davvero determinanti».
Una buona base di partenza per la serie A?
«Sicuramente. A me personalmente giocare il secondo campionato nazionale con una squadra formata da “straniere” intendo non sarde, non lo accetto nel modo più assoluto. Sia dal punto di vista del gioco, ma anche economicamente: sarebbe una spesa folle, insostenibile».
E adesso?
«Cercheremo di fare una squadra solo e unicamente per salvarci. Partiamo, lo stesso con umiltà e vediamo cosa possiamo investire. Già da ora mi sto guardando attorno per reperire quelle risorse che possono darci una certa tranquillità».
La squadra?
«Beh ovviamente è prematuro a pochi giorni dalla promozione parlare di squadra, ma ci stiamo già guardando attorno. Comunque voglio ribadire il fatto che anche per la serie A2 non voglio tralasciare il settore giovanile, perché abbiamo visto che è determinante. Senza le nostre giovani non possiamo andare avanti. Quindi lavoreremo con le nostre giovani, con il minibasket coinvolgendo anche le scuole del territorio. E comunque il fatto di essere arrivati in serie A può essere motivo di interesse per investimenti e per coloro che vogliono indossare una maglia della Virtus».
Quindi sarà una Virtus che amplierà anche la rosa delle sue squadre e dei tornei ai quali parteciperà?
«Sicuramente, sia a livello giovanile che altro. Ad esempio stiamo pensando di iscrivere una nostra squadra in serie B, una formazione più livellata, in modo da dare spazio ed esperienza anche a coloro che potranno essere utilizzate per la prima squadra».
Che sensazione si prova essere ritornati in serie A, dopo tre anni di purgatorio in B?
«Spaventosa. Erano anni che io non mi divertivo così tanto così come è stato in questa annata».
Divertito e penato?
«Quest’anno abbiamo avuto un ambiente davvero molto tranquillo e sereno che non ha creato problemi. Ho speso dei soldi, quello è vero, ma credetemi, la Virtus è il mio divertimento. Un “giocattolo” che coinvolge davvero tante persone e tutte condividono con me l’amore per la società e per la pallacanestro».
A poche ore dalla promozione c’è già un interesse per la Virtus a livello di giocatrici?
«E’ giusto così. Del resto una squadra di serie A2 fa gola a giocatrici e relativi procuratori».
Questo significa che Paolo Pellegrini ha già una piccola idea di squadra?
«Si un’idea l’abbiamo. Ci stiamo lavorando soprattutto con il coach, e vedremo alla fine cosa verrà fuori».
Per quanto riguarda invece l’impiantistica Virtus cosa può dire il presidente Pellegrini?
«Quanto ho preso la Virtus mi sono posto tre obbiettivi. Il primo era quello di ritornare in serie A, poi appianare i debiti e rifare gli impianti. Io avevo preso la squadra, tre anni fa all’ultima partita prima di retrocedere ufficialmente in B e, in serie A ci sono ritornato. Per quanto riguarda i debiti, quelli sono più che dimezzati, mentre sugli impianti ci stiamo lavorando. Adesso abbiamo dovuto ritardare l’inizio dei lavori di ristrutturazione per via di un piccolo problema burocratico. Siamo in attesa di un nuovo bando per poter accedere a più fondi in modo da poter mettere più ordine a tutta la struttura che ne ha veramente bisogno».
E’ doveroso ringraziare qualcuno?
«Non smetterò mai di ringraziare coach Fabrizio Staico e il suo staff, così come le ragazze che mi hanno dato una gioia indescrivibile. Ma voglio anche ringraziare di cuore a mandare un abbraccio virtuale,a tutti quelli che mi hanno dato una mano. E sono tanti. Quest’anno è filato tutto per il verso giusto. Ringrazio tutti i dirigenti e coloro che in modi diversi hanno collaborato con la società. Tutte persone che , non ho dubbi lo hanno fatto con il cuore e con tanto entusiasmo. Grazie».
Ma la prima cosa che ha pensato lunedì mattina, appena sveglio?
«A dire il vero ho dormito davvero poco, soprattutto nei giorni antecedenti la finale di domenica. Si mi sono svegliato ed è chiaro che il mio pensiero è andato alla promozione e a quanto accaduto la sera prima».
Quante persone l’hanno contattata per complimentarsi?
«Una cosa incredibile. Telefonate tantissime e una tonnellata di messaggi, mail e altro. Dal presidente della Lega Femminile Massimo Protani, a Bruno Perra presidente del Coni Sardegna e poi anche Tore Serra presidente della Fip Sardegna, questi ultimi tra l’altro presenti al campo domenica sera. Tanti apprezzamenti e complimenti che mi hanno fatto un enorme piacere ricevere. Sono stati squisiti».
Per chiudere?
«Beh, ora si lavora per la serie A. Mi auguro di rimanerci e, anche se sarà difficile, divertirmi così come è stato quest’anno e perché no, avere anche il campo pieno. Credetemi il colpo d’occhio dell’altra sera i occasione della finalissima era davvero commovente. Pubblico che mi auguro continui così numeroso a sostenerci anche in A2»
La foto è realizzata da Andrea Chiaramida
Ufficio Stampa Virtus Cagliari
Massimo Musanti
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