Chiacchierata con il neo tecnico biancoverde alla vigilia della nuova stagione: “La società sta svolgendo un lavoro encomiabile. La squadra? Ha grande potenziale offensivo, ma ci vorrà anche identità difensiva
Diciannove stagioni da allenatore, nove delle quali spese sulla panchina della Ferrini. Per Simone Grandesso, il ritorno in via Pessina non può che avere il dolce sapore del ritorno a casa. Dopo tre buone annate nel settore femminile, durante le quali si è principalmente occupato dello sviluppo di giovani prospetti, ora il tecnico cagliaritano è pronto per una nuova e avvincente sfida: “Sono tornato qui perché ho piena fiducia nella dirigenza – ammette – conosco benissimo la serietà di chi si sta occupando di sviluppare questo nuovo corso societario, che peraltro negli ultimi anni ha già dimostrato di poter ottenere dei risultati importanti”. Ma non è tutto: “Giocare per vincere un campionato è molto stimolante – sottolinea – la Ferrini ha programmi ambiziosi, e anche questo mi ha spinto ad accettare. Inoltre sono rimasto affascinato la possibilità di avere un ruolo ad ampio raggio, che non si limiti a quello di capo allenatore della squadra”. Negli ultimi anni Grandesso ha osservato dall’esterno la “rinascita” della Ferrini, e ne è rimasto piacevolmente colpito: “Il presidente Alberto Zoncheddu, il dirigente Alessandro Consolo e tutto il gruppo dirigenziale hanno svolto un lavoro encomiabile in questi anni – afferma – hanno fatto ciò che era necessario, ovvero ripartire dalla base del Minibasket e da un riassetto della palestra di via Pessina. Un ambiente confortevole permette di coinvolgere molte più persone, sia a livello giovanile che di prima squadra. I giocatori, a qualsiasi livello, apprezzano e “sentono” ciò che una società fa per loro”.
La Ferrini edizione 2019/2020 sta pian piano prendendo forma. Si ripartirà dalla conferma di uno zoccolo duro piuttosto nutrito, ma saranno necessari anche alcuni rinforzi, prevalentemente giovani, per rimpiazzare le partenze: “Credo che la struttura del campionato imponga un roster abbastanza lungo, composto da undici o dodici elementi, tutti in grado di tenere bene il campo. Distribuire i minutaggi, forse, non sarà sempre agevole, ma ritengo che una squadra profonda possa permettere di tenere alto il livello di competitività e di intensità in un campionato che, nella sua fase regionale, è lungo e spesso anche ripetitivo, mentre diventa improvvisamente una sfida da “vivi o muori” nell’eventuale fase nazionale”. Difficile dire che Ferrini sarà fino a quando non verrà completato il roster. Grandesso è pronto a cucire un abito su misura per i giocatori che avrà a disposizione, ma nel frattempo è già possibile individuare alcuni capisaldi dell’impostazione tattica che intende dare alla squadra: “Potrò contare su una squadra dal notevole potenziale offensivo, ma non si può comunque prescindere da una solida identità difensiva, che permetta di vincere le partite anche quando non si riesce ad avere delle buone percentuali”. Non solo tecnica e tattica: per vincere ci vorrà una perfetta unità d’intenti dentro lo spogliatoio: “Credo che i ragazzi saranno guidati da un grande senso di responsabilità verso la società che li ha scelti. L’io dovrà venire sempre dopo il noi”.
Agenzia Uffici Stampa DirectaSport
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