Se la Virtus è riuscita ad arrivare in serie A2 lo si deve alle ragazze, ai tecnici, alla società, allo staff, ma anche alla presenza dei due mental coach Alessandro Lauricella e Antonio Palmas ai quali abbiamo fatto qualche domanda.
Chi è il mental coach?
“Il mental coach è una figura professionale che mette i propri clienti nelle condizioni di sfruttare al meglio le proprie risorse e il proprio potenziale, per raggiungere gli obiettivi che si prefiggono. In definitiva è un professionista che aiuta il cliente (individuo o gruppo) a definire con chiarezza i propri obiettivi personali (life coaching) o aziendali (business coaching) e, soprattutto, a individuare le migliori strategie per raggiungerli”.
Come opera all’interno di una società sportiva?
“La figura del mental coach all’interno di una società sportiva non è ancora molto diffusa. In ambito sportivo ci sono grandissimi esperti a livello tecnico, tattico e atletico ma meno persone che si dedicano alla cura della preparazione mentale e ancora meno persone che si dedicano alla cura dell’intensità e dell’energia. Sono queste ultime variabili che possono e dovrebbero essere allenate alla stessa stregua delle prime. Chi le allena ha una marcia in più. Da Coach Professionisti con esperienza ultra decennale su come trarre il 100% dal proprio potenziale abbiamo in tal senso “allenato” le atlete e lo staff tecnico. Nelle due partite interne dei playoff contro San Raffaele e Battipaglia la Virtus era costretta a una grande rimonta per aver la meglio sulle avversarie; per riuscire nell’impresa sono stati determinanti la coesione di squadra e l’animus pugnandi di chi aveva in testa un solo obiettivo: la serie A. Chi ha visto le partite si è reso conto immediatamente che qualunque squadra avrebbe avuto difficoltà a violare il Pala Restivo”.
Poche società di basket hanno un mental coach. La Virtus ne ha avuto addirittura 2. Perché due professionisti?
“Siamo 2 perché volevamo tornare in A2. Scherzi a parte, abbiamo avuto un’intuizione vincente, quella di integrare due approcci e due metodologie diverse ma assai complementari. Siamo fermamente convinti che chi capirà a fondo e profondamente il nostro approccio integrato farà vedere al mondo un modo diverso di stare in campo.
Io (Antonio) ho creato un modello sistemico e olistico per curare la preparazione mentale ed energetica di una squadra di basket e ho scritto un libro (Time in) per illustrare tale modello.
Io (Alessandro) porto avanti con riscontri lusinghieri LAURICELLAPIÙ NUMEROSSIBILITY®,un Metodo di Lavoro fondato su Attitudini Efficienti e Consapevolezza delle proprie Risorse Comunicative, per concretizzare la migliore versione di se nel quadro della vita che si desidera”.
Se il Mental Coach è così importante, perché il suo utilizzo non è ancora così diffuso?
“Perché non si ha ancora piena consapevolezza dei benefici che si possono trarre da un lavoro sistematico e olistico a livello mentale. Il Dottor Charles Garfield, un ex ricercatore della NASA autore di diversi libri di successo sull’allenamento mentale, ha reso pubblico un famoso esperimento condotto nel 1980 su un gruppo di atleti sovietici di primissimo piano, in procinto di gareggiare alle Olimpiadi di Lake Placid. Questi atleti furono suddivisi in quattro gruppi:
• al primo gruppo fu chiesto di allenarsi solo fisicamente;
• al secondo gruppo fu chiesto di allenarsi fisicamente per il 75% e mentalmente per il 25%;
• al terzo gruppo fu chiesto di allenarsi fisicamente per il 50% e mentalmente per il 50%;
• all'ultimo gruppo, infine, fu chiesto di allenarsi fisicamente per il 25% e mentalmente per il 75%, utilizzando tecniche di visualizzazione che li ritraevano vincenti sul podio olimpico.
Il gruppo che ottenne maggiori successi fu di gran lunga il quarto gruppo. Oggi se si ha un budget aggiuntivo si preferisce ancora investirlo per acquistare un nuovo giocatore, prima o poi si capirà che a volte è meglio investirlo per valorizzare meglio i giocatori che già si hanno. Ma piano piano ci stiamo arrivando”.
Il Mental Coach è richiesto solo nel mondo dello sport o la sua presenza è utile in altri campi?
“Se sommiamo le nostre esperienze otteniamo più di 40 anni di lavoro con gruppi organizzati, con aziende pubbliche e private, con atleti e squadre, nel terzo settore, sia in Italia che all’estero”.
Quando è iniziata la vostra attività alla Virtus e come è stata la vostra esperienza?
“A marzo 2018, in una situazione di classifica semidisperata. Ma siamo riusciti a sfiorare una salvezza che avrebbe avuto del miracoloso. E’ stata un’esperienza di studio, intensa e sfidante, focalizzata a trovare le migliori modalità formative, che potessero aiutare le atlete e le allenatrici ad esprimere la migliore versione di loro stesse!”.
Quale è stato il vostro rapporto con il gruppo?
“Ottimo e costruttivo. Nelle ragazze c’è stata all’inizio la voglia di provare, che si è progressivamente trasformata in fiducia crescente e, mano a mano che arrivavano i risultati, in entusiasmo! In questo hanno giocato un ruolo fondamentale le due allenatrici Iris Ferazzoli e Valentina Calandrelli, che hanno creduto in questa modalità di lavoro”.
La vostra presenza è stata costante sia durante gli allenamenti che in campo, ma anche durante il riposo lungo. Cosa dicevate alla squadra?
“La nostra presenza durante il riposo lungo era il più delle volte solo di sostegno. Il grosso del lavoro è stato fatto prima e dopo. L’intervallo lungo nel basket è un momento quasi sacro, dove lo staff tecnico ha solo pochi minuti per decidere gli aggiustamenti tecnico-tattici da effettuare e comunicarli alla squadra”.
Il giorno della vittoria promozione contro Battipaglia in tanti hanno visto le ragazze Virtus (non solo della prima squadra) fare una sorta di ballo. Di cosa si tratta?
“Ci fa piacere che lei abbia notato che la nostra danza sia stata effettuata da tante persone e non solo dalla prima squadra. Rappresenta un momento di celebrazione per l’intera squadra; celebrazione del proprio valore intrinseco e parziale sintesi del percorso compiuto insieme. Infatti da quando l’abbiamo proposta e condivisa qualcosa è cambiato: c’è stato un ulteriore salto “quantico” nelle performance e nel clima di gruppo!”.
Nell’ultima partita, dopo il fischio finale in molti hanno notato gli abbracci nei vostri confronti. Avete lasciato un segno?
“Si confermiamo, è stato un momento davvero emozionante anche per noi. Ti ringraziamo per averlo messo in evidenza. Per noi la base è la costruzione di relazioni di qualità e lo sviluppo di valore, dovunque operiamo: Qualità e Sviluppo di Valore nella CERTEZZA che ogni Essere Umano ha un Tesoro Interno INESTIMABILE, fatto di Talenti e Possibilità!!! Il nostro compito è proprio quello di farlo vedere (in alcuni casi per la prima volta) e di aiutare a esprimerlo!!!”.
Sarete alla Virtus anche la prossima stagione?
“Sono discorsi prematuri, non possono essere fatti a giugno quando ancora non si conosce la squadra. Vedremo in funzione delle rispettive disponibilità e progettualità”.
Ufficio Stampa Virtus Cagliari
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