Vi do un consiglio, leggete questo libro scritto da Miky, entrateci dentro, fatevi assorbire dalla sua storia: ne vale la pena!
Pur avendo condiviso campo e spogliatoio con tantissimi campioni e giocatori di pallacanestro che avrebbero voluto scrivere o hanno scritto un libro sulla loro vita, questo ha realmente qualcosa di speciale rispetto agli altri.
Una storia vera fino al midollo, diversa, a tratti tragica, originale. E non solo sportiva.
Gianmarco Pozzecco
“Giocare nel giardino di casa era troppo pericoloso, perché ci cadevano i proiettili di fianco”.
1998, Scutari, Albania, la guerra civile che dilaga in tutto il paese, rimanere è troppo pericoloso e allora la famiglia Ndoja decide di partire: il papà Paulin, la mamma Katina, la sorellina Alba e Klaudio, un ragazzino di 13 anni che ha il sogno di diventare un grande giocatore di basket.
Da Shkodra, “la Firenze dei Balcani”, Klaudio e famiglia si dirigono a Valona, pronti a imbarcarsi su uno scafo nel classico viaggio della speranza, del terrore.
L'angoscia, la paura di non farcela: sono in tantissimi e lo spazio è ristrettissimo, cala la notte e tutti sanno che se qualcosa andasse storto rischierebbero di non farcela.
Sbarcati in Salento, senza documenti e con pochi soldi, nel giro di qualche giorno gli Ndoja riescono finalmente a raggiungere un parente a Reggio Emilia.
Un’esperienza che Klaudio preferirebbe non raccontare, e dimenticare. Come biasimarlo.
Ma siamo solo all’inizio. Dall’Emilia ci si sposta in Lombardia, si cambia casa quattro, cinque volte all'interno della provincia milanese.
“In quel periodo era come non esistere: niente scuola, niente amici, niente di niente. Andavo al campetto a giocare, perché ho la pallacanestro nel sangue. Ma sempre con il terrore di essere scoperto e rimpatriato.”
La ruota però finalmente gira, il babbo trova impiego come meccanico, la mamma comincia a lavorare in lavanderia.
E Klaudio trova posto a Desio prima, nella squadra dell’oratorio, e a Casalpusterlengo due anni dopo, finendo le giovanili ed esordendo, appena maggiorenne, con la B1 di Danilo Gallinari e Pietro Aradori. In questi anni si guadagna il soprannome di Gladiatore per la determinazione e la rabbia agonistica che mette in ogni partita.
Poi tre anni splendidi, e un quarto così così. Da qui, Ndoja inizia il suo personale giro d’Italia che lo porterà a conoscere più e più mete, fino ad arrivare a Capo D’Orlando nel 2007-08: la prima, tanto sognata, stagione in Serie A. Un vero miracolo se si ripensa a quel ragazzino appena tredicenne in fuga su uno scafo verso l'Italia.
Una storia di sport che si presta anche perfettamente ad essere usata come una metafora di vita. La realtà di un uomo che ha saputo usare la passione per il basket come àncora di salvezza dalla guerra civile e dalle difficoltà che un clandestino in fuga è costretto a vivere ogni giorno.
Fatica, sacrifici, l'amore per famiglia e il coraggio di non arrendersi mai, tutto ciò è Klaudio Ndoja, Il Gladiatore di Shkodra.
Note biografiche sull'autore
Michele Pettene (1986), laureato in Economia all’Università degli Studi di Milano-Bicocca con una tesi sul Paradosso della Felicità, si occupa di pallacanestro, musica e cinema. Scrive per PaperProject, BuzzerBeaterBlog e l’Ultimo Uomo. Nel 2012 all’interno di All Around. Dodici storie una passione (editore Orizzonti) ha raccontato la nascita e l’evoluzione delle giovanili di Casalpusterlengo. Nel 2010, in occasione dei Mondiali in Turchia, ha vinto un concorso istituito dalla FIBA. Al suo attivo ha anche ruoli di addetto stampa, allenatore di minibasket, giocatore di scarso successo e consulente aziendale.In allegato la scheda del libro, rimaniamo a disposizione per fornire ulteriori informazioni.
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