Cresciuto a pane e basket all'ombra dei fratelli Beppe e Sandro, Stefano Muscas, già all'età di 6 anni, mentre i suoi coetanei giocando a pallone in strada emulavano le gesta di "rombo di tuono", frequentava il palazzetto, allora casa dei giganti del Brill, quelli che per circa un decennio hanno portato il grande basket a Cagliari, facendo tremare le corazzate "continentali".
Inizia la sua carriera in fiera nelle fila dello Sforza, poi diventato Russo nel settore maschile, nel quale operava un pool di istruttori di ottimo livello, tra i quali Franca Spinetti, Professor Aramu e un giovanissimo Bruno Perra. Gioca il suo ultimo campionato giovanile nel 1985 all'Interbasket per poi intraprendere il percorso di allenatore.
Inizia la sua carriera in fiera nelle fila dello Sforza, poi diventato Russo nel settore maschile, nel quale operava un pool di istruttori di ottimo livello, tra i quali Franca Spinetti, Professor Aramu e un giovanissimo Bruno Perra. Gioca il suo ultimo campionato giovanile nel 1985 all'Interbasket per poi intraprendere il percorso di allenatore.
Inizia come istruttore giovanile alla Virtus e alla Russo come assistente di Roberto Usai. Successivamente, assistente di Robertino all'Aquila e del fratello Beppe alla Virtus nel 90.
Da allenatore inizia come head coach nel settore femminile della Ferrini e, poi, allo Sforza. Gli anni successivi nelle giovanili della Virtus e poi tre anni in serie B femminile con la Ferrini. In campo maschile, allena Genneruxi in C2 e alcune stagioni alla Superga, per poi tornare nel 2005 in serie B femminile all'Antonianum. Nel 2007/2008, guida la Virtus U17 e U19 nel cui roster militava Beatrice Carta e vince il campionato in tutte e due le categorie. Nello stesso anno prende la qualifica di procuratore.
Da allenatore inizia come head coach nel settore femminile della Ferrini e, poi, allo Sforza. Gli anni successivi nelle giovanili della Virtus e poi tre anni in serie B femminile con la Ferrini. In campo maschile, allena Genneruxi in C2 e alcune stagioni alla Superga, per poi tornare nel 2005 in serie B femminile all'Antonianum. Nel 2007/2008, guida la Virtus U17 e U19 nel cui roster militava Beatrice Carta e vince il campionato in tutte e due le categorie. Nello stesso anno prende la qualifica di procuratore.
Dal 2011 al 2014 si siede sulla panchina del Basket Poetto che, nella stagione appena trascorsa, lascia all'evergreen Michele Palenzona.
Al momento, ha abbandonato il basket giocato per passare a quello scritto e raccontato sul web dove dal mese scorso, ha fatto il suo esordio con la rivista Cagliaribasket.
Dopo oltre quarant'anni trascorsi nei campi di basket, cosa ti ha spinto ad iniziare questa avventura con Cagliaribasket?
L'idea ce l' avevo da diverso tempo, infatti il dominio lo avevo bloccato molti mesi fa. La realizzazione è perennemente in "progress" poiché alcune idee me le danno direttamente amici e conoscenti e mi piace pensare di poterle realizzare all'interno del sito. Per esempio, da settembre il blog ospiterà interventi di addetti ai lavori sulla pallacanestro cagliaritana. Mentre i ritratti dei personaggi li dipingeremo insieme ai personaggi stessi.
Su Cagliaribasket hai iniziato a raccontare episodi del passato. Quali sono a parer tuo le differenze con il basket odierno?
Io ho vissuto il basket, principalmente dagli anni ottanta in poi, il decennio precedente lo posso solo descrivere con l'entusiasmo trasmesso dalla generazione precedente alla mia. a me sembra che il basket odierno nella nostra città, abbia solo bisogno di una squadra che faccia" innamorare" una città.
Il nostro basket sta vivendo un momento di grosse difficoltà, soprattutto al livello finanziario. Pensi che la crisi sia la vera causa di questo declino o sia da imputare ad altro?
L'indisponibilità economica da parte delle grosse aziende è sicuramente il motivo centrale per ciò che riguarda la mancanza di alti livelli. Ma i settori giovanili normalmente si autofinanziano. A sentire alcuni istruttori e dirigenti i vivai soffrono solo della penuria di talenti naturali e non di quella di iscritti.
Nel tuo pezzo di apertura "nessun dorma" scrivi:"Pochi talenti ma anche poca voglia o capacità di crearne o affinarne di nuovi lavorando sui fondamentali individuali". Può questo essere una delle cause della crisi del nostro Basket?
Mi aggancio alla risposta precedente con una semplice domanda. Fino a quando lavoriamo sui fondamentali individuali?
Infine, pensi che il momento magico della Dinamo possa essere trainante per far ripartire il movimento?
A sentire alcuni coach sassaresi i successi della Dinamo, hanno creato più problemi al movimento sassarese anche a causa della"fuga" di tanti piccoli sponsor verso piazzale Segni dove la visibilità è maggiore. L'interesse cagliaritano per la Dinamo è tutto da verificare tra dieci mesi quando torneranno i playoff. Durante la stagione regolare la Dinamo non era molto seguita, soprattutto dopo qualche sconfitta. E' come interessarsi al canottaggio o al tiro con l'arco e anche al curling ogni quattro anni, per le olimpiadi, ma solo se la disciplina è vincente
di N.C. Basket Sardegna
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