In questi giorni si stanno scrivendo le pagine più nere per lo sport sardo, in special modo per il basket, maggiormente colpito dalla mannaia di mamma regione che, dopo aver per anni elargito contributi a destra e a manca, la settimana scorsa ha deciso di fare retromarcia su contributi promessi e già bilanciati dalle società sportive.
Ammesso e non concesso che di questi tempi tutte le amministrazioni stiano apportando tagli ai bilanci, cambiare le regole a campionati in corso è un atto gravissimo, che rischia di far saltare per aria società, dove presidenti, dirigenti e allenatori spendono parte della loro vita per pura passione.
Ad una prima analisi, potrebbe sembrare giusto pensare che i contributi erogati dovrebbero essere utilizzati dalle società per fare promozione sportiva e addestramento, allo stesso tempo è anche giusto che ogni società sia libera di utilizzarli come meglio crede. Provate ad immaginare un nonno che regala soldi ai nipoti imponendo però anche come ed in cosa spenderli. Pensare di bloccare delle sponsorizzazioni legate ad un progetto di promozione della Sardegna, che le società sino a questo momento hanno onorato, con la sola giustificazione che quei soldi vengono utilizzati per pagare stipendi alle atlete e allo staff, risulta pretestuoso ed inopportuno.
E' evidente che piccole società dilettantistiche, oggi più che mai, non possano partecipare a campionati nazionali se non con contributi pubblici, vista la situazione in cui versano le aziende private che un tempo con sponsorizzazioni, erano la linfa delle società, nè sarebbe pensabile, purtroppo, iscriversi ad un campionato nazionale con una squadra di atlete/i formati in casa.
Le quote percepite dagli iscritti, spesso non coprono neanche le spese di gestione per poter partecipare ai campionati locali, immaginiamoci a quelli nazionali con tanto di trasferte oltre Tirreno.
Ora urge una soluzione nel tempo più breve possibile, per scongiurare il ritiro delle società in questione, che sarebbe un vero cataclisma per una disciplina già in sofferenza.
Nel nostro piccolo vorremmo fare un appello al presidente della Regione Sardegna, invitandolo a mettersi una mano sul cuore ed una nel portafoglio, per risolvere questa paradossale situazione, che oltretutto non giova all'immagine della sua giunta, non dimenticando il ruolo sociale che questi volontari svolgono e per non condannarci anche nello sport ad una insularità eterna.
di N.C. Basket Sardegna
paragone con i soldi dati dal nonno non può minimamente essere preso in considerazione! Il nonno regala soldi suoi la regione quelli delle nostre tasse. La gestione dei soldi pubblici non può essere fatta, come dice l'articolista, a proprio iacimento. Che detti soldi siano usati per pagare 1.000 o 2.000 euro alle giocatrici e allenatori è acclarato, paventando in questo, quando non fatti in nero, l'assimilazione del soggetto a un dipendente pubblico. Se non si possono fare campionati perchè senza giocatori locali... beh non ci si iscrive.
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