Nell’85 quando feci in Sicilia, il primo corso per allenatore di basket mi fu donato questo piccolo e rapido vademecum sul cosa fare o pensare in un campo di basket, forse troppo rapido ma sempre attuale, in questi anni spesso ho lanciato un’occhiata a questo foglio (scritto dal grande allenatore Americano John Robert Wooden. Il primo tra i coach che è stato riconosciuto il più grande allenatore in campo giovanile), quasi per ricordarmi che nessuno mi ha obbligato a passare il mio tempo libero nei campi da basket, tra i giovani, e quindi se la passione venisse meno la cosa più facile potrebbe essere trasformare la mia voglia di basket in un ricordo.
PERCHÉ FARE L’ALLENATORE DI SETTORE GIOVANILE (John Robert Wooden)
Prima di allenare gli altri bisogna saper allenare se stessi, quindi è indispensabile avere passione e competenza. Nel basket, come negli altri sport collettivi, la vittoria o la sconfitta, non sono mai solamente frutto del caso. Se vuoi sapere perché i tuoi ragazzi non producono risultati, fermati un attimo, vai di fronte allo specchio e guarda. Nella maggior parte dei casi, la causa più grande del problema ti sta guardando dritto negli occhi. Ricorda sempre di dare il giusto valore a ciascuna epoca della crescita di un giovane.
Chi decide di dedicare il proprio tempo per allenare i ragazzi deve avere una forte passione per il gioco, poiché tale attività non ha immediate gratificazioni dal punto di vista economico e, molto spesso, bisogna attuarla in condizioni di disagio, quali: la gestione di un gruppo troppo numeroso e non omogeneo, la mancanza di strutture e attrezzature, la scarsa assistenza da parte delle Società, ecc... E la passione che fornisce la benzina per superare le difficoltà e le delusioni che qualsiasi allenatore incontra nel corso della stagione. Basti pensare, ad esempio, quando si riscontra che i propri allievi non progrediscono, oppure, quando si deve convivere con evidenti limiti tecnici che incidono sul gioco e sui risultati (e ciò solo per citare alcune delle numerose difficoltà in cui l’allenatore può imbattersi). Sono invece le soddisfazioni intime, derivanti dall’osservazione dell’influenza positiva che l’allenatore ha sui ragazzi, il vederli migliorare o vincere gare importanti, contenti di superare le difficoltà incontrate, che alimentano il serbatoio di nuova carica e che permettono di continuare l’attività con rinnovato entusiasmo. Anche le gratificazioni derivanti dai riconoscimenti sul proprio operato da parte dei dirigenti, oppure dalle offerte per svolgere l’attività in ambiti più importanti o, ancora, da un maggior livello economico; forniscono altro combustibile alla passione. Chi svolge un lavoro che interessa le attività sportive dei giovani è, sicuramente, impegnato in un compito delicato, perché con la sua “azione” influenza direttamente la formazione psico-fisica dei soggetti a lui affidati, incidendo direttamente sulla loro personalità.
L’arte di allenare è una qualità che si manifesta nel tempo, ma che trae origine da un potenziale che il soggetto già possiede, rappresentato in larga misura dalle caratteristiche della sua personalità. Colui che si accinge a svolgere un ruolo tanto delicato come quello di allenare i giovani cestisti deve possedere molti requisiti. Tra questi, alcuni basilari potranno solo essere migliorati, altri, invece, potranno essere appresi ex novo.
• Passione per il basket
• Capacità di trattare con dei ragazzi
• Equilibrata struttura della personalità
• Carisma
• Capacita di motivare
• Capacità di osservare
Qualità che si possono apprendere
• Capacità dimostrative
• Capacità di organizzare
• Capacità di comunicare
• Conoscenze tecniche e tattiche
• Conoscenze metodologiche e didattiche
• Capacità di analizzare la gara
Antonello Civiletti
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