“Cari genitori la motivazione per la quale vostro figlio pratica un’attività sportiva può essere completamente diversa da quella che voi avete in testa: avete mai visto un papà o una mamma che hanno giocato a basket da giovani portare il figlio o la figlia ad un corso di golf?”
Può succedere, certo, ma non è la regola. La società dei giorni nostri impone paragoni sempre più sfidanti in tutti i campi e quindi anche nello sport. Questa pressione ricade tanto sui genitori, quanto sui bambini e sui loro Istruttori.
Gli Istruttori Minibasket devono fare gli Educatori non i Supertecnici!
I genitori avvicinano i bambini alle attività sportive che essi stessi prediligono, aspettandosi che la motivazione del bambino coincida con la loro.
Molti bambini si sentono sotto pressione per via delle aspettative dei loro genitori, per il giudizio dell’Istruttore e dei loro compagni di squadra. Lasciamoli divertire.
Mai il tecnicismo a quest’età deve superare la persona!
DECALOGO DEI GENITORI
I genitori:
1) non devono limitare l’attività sportiva dei figli per punizione
2) non devono interferire sulle scelte tecniche e nelle decisioni degli Istruttori
3) devono rispettare gli arbitri e le squadre avversarie
4) non devono contestare platealmente davanti a tutti
5) devono andare a vedere più spesso i loro figli quando giocano
6) devono “vivere” la partita di Minibasket in modo tranquillo e non traumatico, rendendola un momento importante, interessante e piacevole, ricordando che si tratta sempre e comunque di un gioco.
7) devono incoraggiare i propri figli a impegnarsi sempre di più, facendo capire loro che l’impegno in palestra e a scuola sarà una futura fonte di soddisfazione
8) devono stimolare la crescita dei propri figli attraverso lo sviluppo della loro indipendenza, evitando di essere sempre onnipresenti a tutti i costi e in tutte le situazioni
9) devono capire che il Minibasket è un gioco, è una forma di socializzazione e di divertimento e non è la pallacanestro in miniatura
10) devono capire che anche la delusione di una sconfitta diventa un mezzo per crescere, perché la “non vittoria” stimola a migliorarsi attraverso gli allenamenti e questo atteggiamento si riflette positivamente sullo svolgimento delle attività scolastiche e più avanti su quelle lavorative.
“La competizione fa parte della natura umana e i bambini competono per natura. I bambini devono fare i bambini. I bambini giocano una partita per volta e vada come vada la terminano per cominciarne un’altra, senza mai perdere la misura dei loro limiti. E’ importante che gli Istruttori e i genitori insegnino loro a vincere e a perdere senza eccessive esaltazioni o drammi”.
Prof. Maurizio Mondoni #iostoconibambini
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