Il coach dell’Acqua Vitasnella, Stefano Sacripanti, ha incontrato i giornalisti alla vigilia della sfida contro il Banco di Sardegna Sassari: “Ci attende una partita tatticamente molto interessante dato che la Dinamo ha uno stile di gioco chiarissimo. I sardi sono cambiati rispetto all’andata sostituendo Johnson con Gordon, che è un giocatore che ben conoscono e che probabilmente si inserisce meglio nel loro sistema, e allungando la panchina con Chessa. Il Banco presenta alcuni temi tecnici davvero intriganti. Difensivamente possono giocare con due lunghi, ma anche con quattro esterni utilizzando Caleb Green da cinque e quindi cambiando sistematicamente su ogni blocco. Dal punto di vista offensivo sono invece la formazione con più punti nelle mani della Serie A. Caratteristiche dei sardi sono le soluzioni di tiro nei primi secondi dall’azione che sono quelle che hanno permesso loro di disputare le ultime stagioni ad altissimo livello. Durante l’anno sono cresciuti tanto i due Green, con Marques che sta prendendo in mano le redini della squadra, e soprattutto Caleb che, con la sua fisicità e la doppia pericolosità sia interna sia esterna, sta disputando un campionato di assoluto valore. Quale è la chiave per sconfiggere Sassari? Ci attende un match duro e difficile contro una formazione che non puoi pensare di domare senza toglierle alcune caratteristiche. La Dinamo in 40 secondi può realizzare un parziale di 10 a 0. Tu puoi gestire bene il resto della gara, ma al Banco bastano davvero pochi secondi per riaprire o decidere la partita perché è una squadra capace di grandi fiammate. Dobbiamo quindi essere pronti. Il ricordo dell’andata dove abbiamo controllato per 32 minuti prima di subire un break ci può aiutare. E’ chiaro che tatticamente ho delle idee che però per ora tengo per me. La tua squadra in che condizioni è? Arriviamo da due buone prestazioni. A Pistoia, nonostante la sconfitta, abbiamo dominato sotto l’aspetto del gioco per gran parte del match. Un ultimo quarto con delle percentuali davvero basse e inusuali per noi ci ha impedito di conquistare il successo, ma ci siamo scontrati in un campo caldissimo e in una gara di grande difficoltà fisica. Mercoledì invece, dopo un primo periodo che è servito per prendere le misure, abbiamo prodotto un allungo abbastanza importante con una partecipazione consistente da parte di tutti i giocatori come credo sia dimostrato dalle ampie rotazioni. Pino, quali sono invece le tue condizioni fisiche? Ho iniziato a non stare bene dopo la gara con Bologna con qualche colica renale che onestamente ho sottovalutato. Sono stato molto male il lunedì quando il calcolo si è incagliato nel rene causandomi un’infiammazione. Con i tedeschi è stata dura allenare, mentre a Pistoia hanno sostanzialmente allenato i mie due assistenti. Il lunedì mattina sono corso subito in ospedale e mi hanno operato immediatamente. A questo proposito voglio ringraziare per la bravura e la professionalità lo staff dell’ospedale Sant’Anna. La trafila non è ancora finita e non ho perfettamente recuperato, devo dire però che mi sento decisamente meglio. Come ha reagito la squadra alla tua assenza? La Pallacanestro Cantù ha Sacripanti come capo allenatore, ma ha soprattutto uno staff medico, atletico e tecnico di primo livello. Tutto ciò che facciamo quotidianamente in allenamento o decidiamo in partita è condiviso con i miei due assistenti. Massimiliano Oldoini e Nicola Brienza potrebbero essere tranquillamente due capi allenatori. Con Max è facile per me trovare l’intesa perché abbiamo lavorato insieme cinque anni in nazionale e altri quattro a Caserta. Ormai tra noi basta uno sguardo per capirci. Nicola, e lo dico senza falsa benevolenza, è destinato a diventare un capo allenatore in Serie A perché ha personalità, grande passione e ha avuto una scuola di coach importanti. La squadra ha giocato con grande responsabilità. Devo ammettere che probabilmente quest’anno i ragazzi ci hanno sorpreso in maniera negativa solo nel secondo quarto contro Ulm. Vedendo la tua squadra da spettatore, ti sei reso conto di qualcosa di differente? In 14 anni da capo allenatore da Serie A non avevo mai saltato una partita. Questa volta però rischiavo il linciaggio da parte dei dottori e ho dovuto lasciare. Oggettivamente ti rendi conto maggiormente di qualche aspetto. Abbiamo bisogno di aggiungere qualche soluzione offensiva e dobbiamo coordinare meglio il discorso tra contropiede e gioco organizzato perché ogni tanto prendiamo dei tiri che non mi piacciono. Devo riconoscere comunque che abbiamo fatto una bella tirata e forse c’è un pochino di stanchezza visto che non abbiamo battezzato nessuna gara.
Fonte: Ufficio Stampa Pallacanestro Cantù
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