Navigando sul web apprendo oggi che la AM Group Marino, neopromossa in DNB, rinuncerà all'iscrizione nel campionato appena conquistato. Purtroppo questo non è, e non sarà un caso isolato. Forse ci tocca più da vicino per il fatto che fosse inserita nel girone F insieme alle nostre tre compagini, o forse mi tocca perché ci milita Andrea Spampinato, giocatore a cui sono legato dai tempi dei campionati studenteschi quando, con la selezione della Scuola Media Foscolo guidata da Alberto Bolognesi di cui faceva parte anche mio figlio, conquistarono il titolo regionale e parteciparono alle finali nazionali a Lignano Sabbiadoro, con grande orgoglio del preside.
Tornando al nostro basket, sembra ormai che abbia imboccato un tunnel dove la luce appare ancora lontana. Ogni giorno assistiamo a cancellazioni, vendita di titoli sportivi, rinunce e altro. Quanto durerà questa agonia ancora non si sa. Purtroppo le cause di questa profonda crisi del basket nostrano sono molteplici. Per anni questo fenomeno è stato mascherato dalla disponibilità finanziaria degli sponsor che consentivano di mantenere in piedi dei mostri senza futuro. Posto il fatto che nulla possono le società per risolvere il problema economico derivato dalla crisi, molto invece si può fare per correggere gli errori fatti in passato.
Nell'articolo precedente cestisti con la valigia ho trattato l'argomento dei ragazzi che a 19/20 anni sono già dei disoccupati del basket. Poche società in tutti questi anni sono state capaci di vedere oltre il proprio naso, preferendo investire le risorse economiche in rimborsi, piuttosto che investirli per acquistare il cartellino di qualche ragazzo/a futuribile. In tutti i campi vale la regola della piramide, una base larga per arrivare al vertice. Qui funziona al contrario, società con una base inesistente ed una squadra nei campionati nazionali . Paradossale il caso della Russo, arrivata sino alla A Dil. senza un settore giovanile. Per fortuna le scarse finanze hanno indotto la dirigenza a correggere questa anomalia che sarebbe costata un lento declino sino alla scomparsa della società.
Si dice che "non tutti i mali vengono per nuocere" e forse questa crisi sta portando ad un inversione di tendenza ma i risultati tarderanno ad arrivare e non è difficile capire il perché. Andando a dare uno sguardo in casa nostra, partendo dall'alto sino ad arrivare ai campionati regionali, non troviamo una società che abbia negli anni costruito i ricambi per la prima squadra, anzi quei pochi ragazzi di spessore che ogni tanto vengono fuori sono spesso ceduti a società della penisola e mai potremmo sapere se questo è un bene o un male.
L'abbassamento dell'età dello svincolo ha prodotto effetti devastanti sui bilanci delle società. Ragazzi con potenzialità ancora da esprimere messi nell'impossibilità di essere ceduti in prestito a società meno ambiziose per problemi di parametro.
L'ormai refugium peccatorum della promozione, campionato a libera partecipazione, se ben regolamentato potrebbe assolvere all'ingrato compito di ultima fermata per i ragazzi che ancora sperano di arrivare almeno ad una D o una C Regionale. Un campionato snobbato da buona parte delle società che invece darebbe la possibilità ad un maggior numero di ragazzi di maturare un esperienza in un campionato senior, dal momento che i campionati giovanili non sono più motivo di crescita. Investire per non morire deve essere la parola d'ordine. Mettere le fondamenta, investendo da quello che rappresenta il gradino più basso, il minibasket, il seme da cui far nascere una pianta. Se non ci si convincerà che la salvezza di una società passa attraverso la programmazione di una buona base, che il patrimonio di una società sono i propri atleti e non lo sponsor che ti consente di andare avanti per una stagione, per vivere poi nell'incertezza di non poter partecipare al campionato successivo, (AM Group Marino docet ), non abbiamo capito niente e saremmo sempre dei baskettari con la valigia.
di N.C. Redazione Basket Sardegna
Nell'articolo precedente cestisti con la valigia ho trattato l'argomento dei ragazzi che a 19/20 anni sono già dei disoccupati del basket. Poche società in tutti questi anni sono state capaci di vedere oltre il proprio naso, preferendo investire le risorse economiche in rimborsi, piuttosto che investirli per acquistare il cartellino di qualche ragazzo/a futuribile. In tutti i campi vale la regola della piramide, una base larga per arrivare al vertice. Qui funziona al contrario, società con una base inesistente ed una squadra nei campionati nazionali . Paradossale il caso della Russo, arrivata sino alla A Dil. senza un settore giovanile. Per fortuna le scarse finanze hanno indotto la dirigenza a correggere questa anomalia che sarebbe costata un lento declino sino alla scomparsa della società.
Si dice che "non tutti i mali vengono per nuocere" e forse questa crisi sta portando ad un inversione di tendenza ma i risultati tarderanno ad arrivare e non è difficile capire il perché. Andando a dare uno sguardo in casa nostra, partendo dall'alto sino ad arrivare ai campionati regionali, non troviamo una società che abbia negli anni costruito i ricambi per la prima squadra, anzi quei pochi ragazzi di spessore che ogni tanto vengono fuori sono spesso ceduti a società della penisola e mai potremmo sapere se questo è un bene o un male.
L'abbassamento dell'età dello svincolo ha prodotto effetti devastanti sui bilanci delle società. Ragazzi con potenzialità ancora da esprimere messi nell'impossibilità di essere ceduti in prestito a società meno ambiziose per problemi di parametro.
L'ormai refugium peccatorum della promozione, campionato a libera partecipazione, se ben regolamentato potrebbe assolvere all'ingrato compito di ultima fermata per i ragazzi che ancora sperano di arrivare almeno ad una D o una C Regionale. Un campionato snobbato da buona parte delle società che invece darebbe la possibilità ad un maggior numero di ragazzi di maturare un esperienza in un campionato senior, dal momento che i campionati giovanili non sono più motivo di crescita. Investire per non morire deve essere la parola d'ordine. Mettere le fondamenta, investendo da quello che rappresenta il gradino più basso, il minibasket, il seme da cui far nascere una pianta. Se non ci si convincerà che la salvezza di una società passa attraverso la programmazione di una buona base, che il patrimonio di una società sono i propri atleti e non lo sponsor che ti consente di andare avanti per una stagione, per vivere poi nell'incertezza di non poter partecipare al campionato successivo, (AM Group Marino docet ), non abbiamo capito niente e saremmo sempre dei baskettari con la valigia.
di N.C. Redazione Basket Sardegna
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