Lo scenario che si aprirà quando, il 12 gennaio Gianni Petrucci prenderà per la seconda volta le redini della Fip, sarà sicuramente diverso dalla sua prima gestione. In questo articolo del Corriere della Sera, un confronto della situazione di ieri e di oggi.
Vinnie Del Negro, Toni Kukoc e Stefano Rusconi erano i trascinatori della Benetton Treviso che aveva appena conquistato il primo scudetto della sua storia, la Philips Milano si era arresa ai Partìzan in semifinale di Coppa Campioni, Roma e Pesaro si erano affrontate in una finale di Korac italiana. Tra le donne, anche in Coppa Ronchetti le finaliste erano italiane (Vicenza e Priolo), una Comense super (Ballabio, Fullin, Passaro, Silli) aveva appena conquistato lo scudetto e perso la Coppa Campioni in semifinale. La nazionale maschile era vicecampione d'Europa, quella femminile si era piazzata settima in Israele. Questa era la pallacanestro che trovava il successore di Enrico Vinci, Gianni Petrucci, eletto presidente federale nel 1992. Dopo 21 anni, e 4 mandati consecutivi alla presidenza del Coni, che basket ritroverà Petrucci, quando il 12 gennaio verrà proclamato (di) nuovo numero 1 della Fip? Il movimento boccheggia, la Lega è impalpabile e non decide, in un assemblearismo che porta a un immobilismo devastante. Gli sponsor, guarda un po', latitano, e che il dio dei canestri continui a tenere accesa la passione di Giorgio Armani: se anche lui dovesse stancarsi sarebbero guai seri, e non solo per Milano. I prospetti interessanti ci sono anche, ma a parte lodevoli eccezioni (vedi Varese) rimangono soffocati da tanti, troppi stranieri mediocri. Le nostre stelle Nba (Gallinari escluso) non sembrano sentire fortissimo il richiamo dell'azzurro, in Eurolega non vinciamo da 12 anni. Le donne? Ah, le donne; partite con un campionato monco, 11 squadre al via dopo le defezioni di Alcamo, Vigarano, Comense (sì, quella Comense, scomparsa dopo una spallata della Finanza) e Geas, a metà stagione ha perso pure Faenza, pardon Club Atletico, ammessa con disinvoltura dalla Lega malgrado la creazione di una bad company per confondere i creditori. Qualcosa si muove nei settori giovanili (e buoni risultati con le nazionali sono arrivati), ma il concetto è chiaro: bamboli (e bambole), non c'è una lira salvo scoprire che la Fip fa cassa grazie ai fallimenti dei club affiliati, il che è paradossale. Questa è la pallacanestro che il Petrucci si troverà a dover rianimare. Non sarà facile, visto che il prossimo consiglio federale verrà eletto con modalità bulgare (14 candidati per 12 poltrone) e visto che 9/10 dei 13 consiglieri, compreso il presidente di Lega, Valentino Renzi, avranno fatto parte del CF che nell'ultimo quadriennio ha imbrigliato il povero Meneghin. Ci sarà da lavorare, fuori e dentro il palazzo. Sarà una coincidenza, ma proprio ieri il club guida del basket italiano ha cambiato rotta: dopo 4 anni e mezzo Ferdinando Minucci non è più presidente della Mens Sana Siena, le questioni con la Finanza lo hanno spinto a rimettere il mandato (presidente diventa il notaio Cesare Lazzeroni) e a tornare a occuparsi esclusivamente della gestione sportiva, mantenendo il ruolo di direttore generale assunto nel 1992. Guarda caso l'anno di insediamento di Gianni Petrucci alla presidenza della Fip.
Scritto da: Roberto De Ponti
Fonte: Corriere della Sera
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