Al torneo ha partecipato anche il campione italiano Pietro Fusella, accompagnato ad Alcatraz da Marco Belinelli
Hugh “Baby Shaq” Jones ha vinto sabato per il secondo anno consecutivo Red
Bull King of the Rock, l’avvincente torneo a eliminazione diretta ha visto i
partecipanti sfidarsi uno contro uno nel campetto dell’isola penitenziario di
Alcatraz, conosciuta anche come “The Rock”. Oltre 50 anni dopo la chiusura del
carcere di massima sicurezza, sabato sera la superstar NBA Rajon Rondo ha
incoronato “Baby Shaq” quale nuovo Re del basket 1contro1 targato Red
Bull.
Quest’anno per la prima volta anche l’Italia ha avuto un rappresentante
a questo prestigioso evento, Pietro Fusella. Pietro a giugno si è laureato
campione italiano e ha guadagnato il diritto di sfidare i pezzi grossi del
basket da playground dopo un torneo che lo ha visto dominare e arrivare
imbattuto fino alla vittoria nella finale. Ad Alcatraz Pietro ha vinto la prima
gara contro il ben più quotato americano JJ Walsh, per poi arrendersi nella
seconda sfida al forte ucraino Vladimir Abdrakhmanov.
Il Re italiano ha avuto modo di condividere questa esperienza con Marco Belinelli, guardia della Nazionale Italiana e da quest’anno dei Chicago Bulls, che così ha commentato questa esperienza: “È stato bello accompagnare Pietro alla finale del Red Bull King of the Rock. Mi è piaciuto molto il modo in cui ha affrontato questa finale, con tanta concentrazione e grinta. Ha dominato la prima gara e l’ha vinta, nella seconda invece è stato un po' sfortunato e gli è mancato il tiro decisivo. Dopo questo break a San Francisco, torno a Chicago per focalizzarmi sulla nuova stagione”.
Solo sfortuna, quindi, per Pietro. Che però era uno dei più giovani tra i partecipanti al torneo e potrà sicuramente rifarsi presto. Un’esperienza memorabile, che Pietro riassume così: “Partecipare alla finale mondiale del Red Bull King of the Rock in un posto come Alcatraz è stata un’esperienza incredibile. Mi sono potuto confrontare con alcuni tra i più forti giocatori da playground del mondo in uno scenario fantastico. Il freddo della serata ha condizionato la performance di tutti, ma io ho dato il massimo. Il prossimo anno cercherò di arrivare ancora con più grinta".
Come nelle finali nazionali, anche nella finalissima di Alcatraz i partecipanti si sono scontrati in match da cinque minuti, che hanno seguito le regole e i punteggi del basket: il canestro valeva infatti due o tre punti e al quinto fallo la sconfitta è scattata automatica. Il vincitore di ogni sfida si è spostato di volta in volta in una nuova partita, per affrontare un nuovo contendente. Oltre alla tecnica, per puntare al titolo di King of the Rock sono quindi state necessarie resistenza e capacità tattiche. Per maggiori informazioni visitare il sito www.redbull.it/kingoftherock.
Foto e video in alta definizione della finale saranno a breve disponibili, previa velocissima e gratuita registrazione, su www.redbullcontentpool.com
Il Re italiano ha avuto modo di condividere questa esperienza con Marco Belinelli, guardia della Nazionale Italiana e da quest’anno dei Chicago Bulls, che così ha commentato questa esperienza: “È stato bello accompagnare Pietro alla finale del Red Bull King of the Rock. Mi è piaciuto molto il modo in cui ha affrontato questa finale, con tanta concentrazione e grinta. Ha dominato la prima gara e l’ha vinta, nella seconda invece è stato un po' sfortunato e gli è mancato il tiro decisivo. Dopo questo break a San Francisco, torno a Chicago per focalizzarmi sulla nuova stagione”.
Solo sfortuna, quindi, per Pietro. Che però era uno dei più giovani tra i partecipanti al torneo e potrà sicuramente rifarsi presto. Un’esperienza memorabile, che Pietro riassume così: “Partecipare alla finale mondiale del Red Bull King of the Rock in un posto come Alcatraz è stata un’esperienza incredibile. Mi sono potuto confrontare con alcuni tra i più forti giocatori da playground del mondo in uno scenario fantastico. Il freddo della serata ha condizionato la performance di tutti, ma io ho dato il massimo. Il prossimo anno cercherò di arrivare ancora con più grinta".
Come nelle finali nazionali, anche nella finalissima di Alcatraz i partecipanti si sono scontrati in match da cinque minuti, che hanno seguito le regole e i punteggi del basket: il canestro valeva infatti due o tre punti e al quinto fallo la sconfitta è scattata automatica. Il vincitore di ogni sfida si è spostato di volta in volta in una nuova partita, per affrontare un nuovo contendente. Oltre alla tecnica, per puntare al titolo di King of the Rock sono quindi state necessarie resistenza e capacità tattiche. Per maggiori informazioni visitare il sito www.redbull.it/kingoftherock.
Foto e video in alta definizione della finale saranno a breve disponibili, previa velocissima e gratuita registrazione, su www.redbullcontentpool.com
Fonte: Ufficio Stampa Red Bull
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