Ciò detto e dopo aver letto l’intervista a Landi, non posso che entrare in argomento ritenendolo un punto di riflessione molto importante per il futuro del Basket e non solo italiano.
Non conosco Landi personalmente, ma il lavoro svolto a Reggio ed i risultati conseguiti, ne sottolineano le capacità e l’impegno.
Su una cosa sono perfettamente d’accordo: su chi ha la colpa dell’attuale situazione e che deve giocare chi merita !
Al contrario, affermare che possiamo fare una NBA cogliendo tra le nostre 32 Società professionistiche per rilanciare il nostro basket, mi sembra una forzatura economica, strutturale ed organizzativa.
Dire ancora che va varata una NBA tricolore per rivalutare e vendere il prodotto basket, mi sembra solo una dichiarazione che guarda al marketing come fonte di sostegno, più che a rimuovere i tanti sbagli fatti da in questi ultimi anni.
Una NBA italiana non porterebbe l’auspicato beneficio economico, svilirebbe ancor più i nostri vivai e sarebbe un luna park pronto ad esplodere al primo accenno di difficoltà, di litigio e di recessione.
La strada NBA è percorribile solo in una direzione:
Una NBA Europea con X posti riservati all’Italia (Una Champions trasformata in Campionato), eventualmente con l’ultima classificata tra quelle del proprio Paese, sostituita dalla vincente del titolo italiano. Tesseramenti liberi ed i nostri migliori giovani possono scegliere tra States ed Europa.
Una Serie A a 24 Squadre per il titolo Italiano e la prima eventualmente sostituente la peggio classificata del proprio Paese nella NBA Europa, mentre la 2^ si qualifica per una Coppa Europa (Uleb). Tesseramento di soli 2 giocatori non nati in Italia.
Mi spiace, ma tutte le altre alchimie guardano solo al marketing ed al reperimento di soldi da... spendere, più che alla realtà del Movimento ed alla cultura dello sportivo del nostro Paese (di tipo calcistico).
L’italiano è un animale da "stadio”, non uno sportivo da caffè Madison o peggio, un teledipendente del basket (ricordiamoci i dati audience e share); l’italiano vuole i 2 punti, le retrocessioni ed altro ancora per appassionarsi.
Il passo va fatto secondo la gamba (proporzionato alle risorse), il prodotto deve tenere conto dei gusti e dei bisogni dell’utente (i tifosi), l’insieme deve valorizzare le materie prime locali (prima di quelle di importazione) ed il tutto deve essere servito con tempi e misure adeguate (nei palazzetti e sui Media).
In Italia, purtroppo, ognuno va per la sua strada, le ricette sono mille ed il doppio di mille, ma nessuna è in linea con una corretta mediazione tra soldi, giocatori e spettatori, fatto questo che non dà certezze e continuità ed allontana Sponsor e Media.
Il basket, almeno in Italia, non è un’acqua minerale, un gelato, un’autovettura da promuovere e vendere, ma un complesso di elementi e scelte che vanno assemblate, gestite e proposte per essere accolte, appassionare e venir... gustate.
La Pallavolo vive l’estate di World League (ed il basket ?), Il calcio a 5 ha spazio e presenze su molte TV (ed il basket ?); Il basket si prodiga per i camp estivi (opportunità di incasso), chiama le varie Nazionali per raduni e qualche Torneo (che non interessa alcuno), pardon, Il Trofeo Lido delle Rose di Roseto riapre i battenti (alleluia !), mentre gli ingaggi e gli stipendi delle cosiddette professionistiche sono export di denaro (perso) oltre i nostri confini.
Pertanto, prima di rilanciare alla roulette delle scelte, ridisegniamo cosa vogliamo fare da grandi e convinciamoci che dobbiamo ripartire con umiltà, perché è finito il tempo delle…vacche grasse e la benzina è quasi esaurita (soldi).
La Pallacanestro è fantastica, il troppo è sbagliato e il “professionismo” l’ha rovinata.
Fonte: Pianeta Basket
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